2. Johnathan e il marchio di fabbrica

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Johnathan era di buon umore quando era autunno e siccome è il 29 ottobre, proprio in piena stagione, non vede l'ora di incamminarsi per andare all'università, navigando tra i suoi pensieri con la musica alta nelle orecchie.
A Johnathan piaceva quando c'erano le prove di disegno fantastico a scuola, perchè è come se lui fosse un pozzo senza fine di conoscenza di quel mondo. Non solo riusciva ad immaginare creature inesistenti come se niente fosse, ma leggeva molte cose in proposito e a casa avevano molti documenti che testimoniavano la veridicità di quel mondo che lui adora. O almeno sperava che lo fossero.
Dopo mezz'ora di camminata buona, arrivò all'ingresso dell'accademia e si sentì tirare la manica destra. Si girò di scatto e fu per due secondi sotto shock, poi disse:-Jeremiah, mi hai spaventato!-.
-Scusa Johnathan e che sono appena tornato da Londra e volevo spaventare il mio amicone spauracchione-, disse con un sorriso di malcelato divertimento snob.
-Ha ha, molto divertente, piuttosto com'era Londra?-.
-Era com'è sempre stata, molto movimentata e piena di persone snob che si credevano i sovrani di Inghilterra, ma non penso che abbiano capito che Gossip Girl sia stata cancellata-.
Johnathan rise sotto i baffi. Solo Jeremiah era capace di fare certi paragoni.
Jeremiah era un ragazzo molto strano, mingherlino e con una matassa di capelli in testa da fare invidia a Bob Marley, a parte il fatto che erano biondo cenere ed era decisamente più basso.
È un amante delle serie TV e come si è già dedotto, adora paragonare la vita quotidiana con quella della televisione e spesso ne vengono fuori mix interessanti.
Era inglese di nascita, ma si trasferì a Brooklyn appena nato a causa di un problema famigliare che non ha mai voluto raccontare. Dice sempre che è il suo "segreto di famiglia" e Johnathan non è certo una persona invadente. Con cinque fratelli in casa di cui quattro donne più una madre, aveva già troppi pettegolezzi che volavano per la sua testa.

Entrarono in classe e presero posto in mezzo alla grande aula circolare e piena di disegni di ex-studenti.
Arrivarono appena in tempo, perchè il professore entrò tre secondi dopo di loro.
-Forza ragazzi, prendete posto. Oggi sarà una lezione all'insegna dello steampunk-, disse il professor Jenkins con euforia.
Dovete sapere che il genere fantasy è composto da molti sottogeneritra cui lo steampunk e Johnathan lo conosceva molto bene. Se qualcuno avesse aperto una discussione sul genere, lui vi avrebbe intrattenuto per ore e senza mai stancarsi.
-Tutti voi sapete bene di cosa si tratta, anche perchè ne avevamo parlato l'anno scorso-, disse Jenkins con sempre più eccitazione nella voce:-ma quest'anno, sarà offerto alla persona che ha fatto il disegno più bello, la possibilità di partecipare al prossimo progetto per la Paramount Pictures su una setta di frati che agiscono nell'ombra per servire la loro città divenendo abili cacciatori di taglie. E il tutto con un tocco steampunk!-.

Cominciarono a sentirsi dei brusii sempre più forti tra gli studenti e Johnathan sapeva perchè. Uno studente dai capelli castano chiaro e gli occhiali si alzò in piedi, proprio dietro di me e Jeremiah con sicurezza imperiosa. E gonfiando il petto, disse:-Professore, non è giusto! Sappiamo benissimo chi vincerà la sfida. Johnathan non è di certo il solo che si merita queste opportunità-.
-David, solo perchè Johnathan è un Maestro di penna, non vuol dire che abbia l'idea giusta per questo progetto. Magari sarà proprio la tua a essere scelta, no?-, disse il professore con impazienza nella voce. Si vedeva che non vedeva l'ora di fare cominciare la sfida tra gli alunni.
David si risedette con evidente rammarico e questo di certo non faceva star bene Johnathan. Lui sapeva benissimo quale sarebbe stato il suo progetto e, non per darsi delle arie, sapeva che avrebbe vinto.

Il professore fece dividere i ragazzi a banchi isolati e diede lui stesso i fogli su cui disegnare. Uno per la brutta e uno per la bella copia.
Un'altra caratteristica di Johnathan e che non aveva bisogno della brutta, sapeva fare un capolavoro al primo colpo e lo sapeva. Molti scambierebbero la sua sicurezza con arroganza, ma per lui si chiamava semplicemente fiducia in sè e questo gli bastava.

Partito il tempo, tutti cominciarono a progettare il loro disegno. Johnathan se la prese con calma e osservò la situazione che lo circondava.
Vide la classe assortita interamente nel progetto, vide studenti che avevano la determinazione, ma non avevano la dote. Vide chi aveva le capacità andare più a rilento, perchè non aveva la voglia e poi c'era lui che tranquillamente prese in mano la matita leggera e cominciò a tracciare delle linee sinuose sul foglio.
Linee talmente morbide che sembravano fatte apposta per quel foglio, come se il loro destino fosse sempre stato quello di imprimersi su quel pezzo di carta e darne un valore maggiore.

Passate le due ore della lezione del professor Jenkins, Johnathan aveva già finito, ma quando osservò il suo disegno, sentì l'occhio sinistro bruciargli, come se gli fosse finito qualcosa nell'occhio. Provo a sfregarselo, ma la sensazione di bruciore rimase.
Ma lui sapeva perchè gli bruciava.

Una caratteristica dei fratelli Rose era che nell'occhio sinistro avevano tutti quanto una mezza luna color porpora e Johnathan la trasformò nel suo marchio di fabbrica. In ogni suo disegno, quella mezza luna appare sempre, in un modo o nell'altro.

Nel disegno che aveva finito era la collana che la serva-automa portava al collo. Nel suo progetto che si era preparato, la collana permetteva all'automa di possedere energia in corpo da fornire ai cacciatori, nel caso loro avessero perso le forze, come una scarica elettrica, ma meno dolorosa.
Però, ancora non si spiegava perchè in quel momento gli venne a pulsare.
E poi partì.
Un ricordo gli venne in testa,come se fosse da tempo che cercava di irrompere nella sua pellicola quotidiana di ricordi.
Vedeva un cielo terso e color rosso scuro, come se fosse impregnato di sangue e poi vide la mezza luna del suo occhio. Abbassò lo sguardo e vide alla sua sinistra l'automa che aveva disegnato pochi minuti prima.
-Sei finalmente tornato Cacciatore, sappi che la tua missione è appena cominciata e dovrai sbrigarti. Altri cacciatori sono in pericolo. Voi dovete venire ad aiutarli o Yharnam cadrà preda della corruzione maligna che si sta diffondendo piano piano in questa landa di disperazione. Fate presto, Grinwich vi può aiutare-.

Johnathan boccheggiò come se non respirasse da minuti e minuti di apnea e notò che tutta la classe lo stava osservando. Si guardò intorno preoccupato. Aveva paura, non sapeva cosa dire di quel ricordo non suo, probabilmente non era neanche un ricordo, ma una sottospecie di quei sogni premonitori che poi non si avverano, perchè tanto sono sogni.
Riosservò il disegno e notò che aveva cambiato posizione, gli stava facendo segno di mantenere il silenzio, come sè sapesse tutto ciò che era successo.
Strabuzzò gli occhi e se li sfregò forte. Il disegno era tornato come aveva disegnato in origine.
Prese una decisione: doveva riposarsi, forse era teso per quella sottospecie di test, anche se di solito non gli capitava.
Si alzò di fretta, con il disegno stretto in mano, e uscì dall'aula.
-Dove va signor Rose? Il disegno deve rimanere in aula, serve per il progetto-, disse il professor Jenkins.
-Mi ritiro dal progetto professore. Mi dispiace, non posso consegnarle il disegno-.
Dopo quell'ultima affermazione, il professore cercò di dissuaderlo dal ritirarsi, ma Johnathan si avviò comunque verso casa. Doveva avere avuto per forza un attacco di panico ed era deciso a farsi passare questa sensazione di dislocamento che aveva in testa e ritornare il solito Johnathan che è sempre stato.
Troppe domande gli stavano frullando in testa: Chi era Grinwich? Cos'era Yharnam? Perchè il suo automa, che aveva disegnato, voleva il suo aiuto? Ma soprattutto, i cacciatori sono solo un progetto, perchè avrebbe dovuto aiutare persone che non esistevano?
Johnathan era determinato a scoprire anche quello, ma prima doveva ritornare a casa e rimettere insieme le idee. Troppe cose erano successe in soli pochi minuti e lui non aveva intenzione di lasciare correre con troppa facilità.

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