CAPITOLO 8 - LUCIA DOVE SEI?
Finita la messa la famiglia Pormenti, meno una, era tornata a casa.
Sempre con l'idea che sua sorella fosse nei guai, Sara andò in camera sua a fare i compiti per il giorno dopo.
Non è facile concentrarsi con un pensiero che ti tormenta, ma in fondo era mezzogiorno e un quarto, quindi perché preoccuparsi?
Ecco il perché: sua sorella non sarebbe tornata prima di cena, lei se lo sentiva.
"A tavola!" - chiamò Susanna di sotto. Sara scese le scale di malavoglia e andò in cucina. Si sedette al tavolo e incominciò a giocherellare con la forchetta senza mangiare niente.
"Vuoi un po' di zuppa, cara?" - chiese Angelo a Sara. La ragazza rispose di no e lui guardò perplesso sua moglie.
"Una scaglia di parmigiano?" - provò ancora Susanna. Sempre la stessa risposta. I due genitori andarono in cucina e cominciarono a parlare.
"Secondo te che cos'ha?" - chiese Angelo.
"Non so." - rispose Susanna.
"Forse ha preso un brutto voto, o forse è innamorata."
"Non sono innamorata" - disse Sara dalla sala da pranzo, facendo sobbalzare i signori Pormenti come quando due bambini sono sorpresi a rubare caramelle. I due genitori si guardarono senza capire.
"Allora..." - disse Angelo - "... perché sei così silenziosa?". Sara si morse il labbro. Non voleva che i suoi genitori si preoccupassero per una cosa infondata. Angelo e Susanna la guardarono curiosi. Non poteva, non poteva e non voleva mentire.
"Sono preoccupata per Lucia." - disse alla fine la ragazza. Angelo e Susanna si guardarono, squadrarono Sara e... si misero a ridere. Sara no. La gemella non capiva; si sarebbe aspettata un pianto e invece eccoli lì che si "sbellicavano" dalle risate. Era sbalordita.
"Oh cara. Tu non mangi solo perché hai paura per tua sorella? Non ti devi preoccupare, Lucia è sempre stata spericolata fin dal primo giorno di vita".
"Si, lo so. Ma questa volta è diverso. E' come se avessi un presentimento".
Susanna e Angelo non capivano di cosa stesse parlando Sara. Eppure lei...
Sara passò il pomeriggio in camera a leggere e a guardare sempre l'orologio.
Sono le 16:17.
Passava troppo lentamente il tempo. Il tempo: spinto da un ragazzo che corre veloce quando ti diverti, a passo spedito con la tua allegria ma, quando sei annoiato o preoccupato, eccolo lì che rallenta drasticamente, come per farti un dispetto.
Per un attimo Sara non pensò a sua sorella ma poi tornò tutto com'era prima. Che noia!
Ecco che le ore incominciarono a passare troppo velocemente: 17:09... 18:00... 18:45... 19:30... niente, Lucia non tornava e lei era molto preoccupata.
Un po' di timore cominciarono ad averlo anche i signori Pormenti anche se cercavano di nasconderlo.
L'orologio a pendolo suonò otto rintocchi e con lui anche il campanile della chiesa.
Di Lucia neanche l'ombra.
Sara avrebbe voluto urlare: «Avete visto? Voi non mi avete ascoltato ed ora eccoci qui con una parente in meno...» ma non ne aveva voglia perché ora, insieme ai suoi genitori, l'unica cosa a cui pensava era: «Lucia dove sei?»
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UGUALI... MA DIVERSE!!!
Short Story[...] La voce apparteneva ad un uomo di circa venticinque anni; aveva la barba bionda come il grano maturo e i suoi capelli erano ribelli come quelli di un bambino. Portava gli occhiali rotondi che in quel momento gli cadevano sul naso per l'emozion...