"Nella Nebbia"

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Mar del Giappone, a Est dell'Isola di Okinawa

Una fitta nebbia avvolgeva la zona circostante, quando la nave Yamato taglio la nebbia con la sua prua. Il capitano della Yamato leggeva tranquillo ascoltando il rumore delle onde contro lo scafo. Era completamente assolto nella lettura, che non si accorse che il samurai Hattori Hanzo si era avvicinato a lui.

"Capitano, quando arriveremo sulla terra ferma? Dobbiamo rifornirci, sono giorni che stiamo in mare" Chiese ansioso il samurai

"Presto, mio buon amico, domani dovremmo riuscire a toccare terra" Rispose il capitano senza alzare gli occhi dal libro.

Il samurai si incuriosì:"Cosa leggete con così tanta passione?"

Il capitano si incupì:"Leggo della telemachia dell'Odissea. La storia di Telemaco che va a cercare Ulisse suo padre. Mi fa pensare tanto al figlio che non ho mai avuto."

Hattori Hanzo sorrise a quella confessione paterna carica di affetto, anche se con una punta di amaro dolore. "Un figlio che va in cerca del padre, è una storia commovente" convenne Hanzo.

"Mio Signore"Hanzo si sentì chiamare da una terza figura incappucciata, il samurai Osaka.

"Cosa accade? Vi vedo preoccupato..."

"Porto terribili notizie. Un corvo è arrivato poco fa portando un dispaccio. Vostro fratello è morto sottoposto a crudeli torture e infine ucciso sbranato dai cani. Il clan ribelle sotto gli ordini di Makoto ha invaso e conquistato il vostro castello compiendo ogni genere saccheggi e nefandezze."

In quel momento, ogni singola parola divenne un unico suono arzigogolato, senza senso, che non giungeva alle orecchie del triste Samurai. Da un semplice malessere Hanzo cadde preda dello sconforto più totale, con un pianto rabbioso e disperato. Osaka fece il possibile per rincuorarlo, ma non poté fare nulla per alleviare il suo dolore.

Hanzo rimase in quello stato confusionale per lunghe ed interminabili ore, finché non si accasciò a terra sfinito, con gli occhi rossi pieni di lacrime, sotto gli occhi esterrefatti dell'intero equipaggio . Quando si riprese: osservò muto con un'espressione truce dipinta sul volto, resa ancora più lugubre dalla nebbia, i suoi uomini e infine guardando il mare proclamò la sua vendetta:"Giuro in questo momento, che non avrò pace fino a quando non avrò la testa del cane traditore Makoto, che ha osato uccidere mio fratello in maniera così disonorevole e saccheggiare la mia casa"

"Mio signore-chiese Osaka-cosa facciamo ora?"

"Timoniere andiamo a Ovest: torniamo al Castello Suri, a casa!!"

Lentamente la Yamato fece rotta nella notte buia.

La vendetta di HanzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora