Wonderwall

Capitolo I.

Mi svegliai verso le 8:30 di una calda domenica di Maggio, nessuno mi definiva mai come una dormigliona.
La prima cosa che vidi quando aprii gli occhi fu lui, quel bel ragazzo, biondo, con gli occhi azzurri... Un poster. Un poster del mio idolo: Nick Carter.
Ero già andata a molti concerti suoi e con i Backstreet Boys, ma il mio sogno era irrealizzabile. Essere sua.
Parliamo d'altro.
Ho 22 anni e mi chiamo Vivian Belfort, si. Sono la figlia del celeberrimo Jordan Belfort, infatti vivo a Wall Street. Con quel dannato. Ho tanti conoscenti, amici... Ma la mia migliore amica si chiama Heather e vive a Manhattan. È un mese più piccola di me e anche lei prova un sentimento forte per James Graham, concorrente di X-Factor UK e ex-membro degli Stereokicks (sono durati molto poco). Lei non è mai stata ad un loro concerto ma io feci in modo di farle vivere il sogno.
Ebbene, quella domenica, scesi in cucina per andare a fare colazione. Mio padre era ancora a letto, quindi decisi di accendere il cellulare e controllare le news. Mentre preparavo la frutta, notai una notifica di Periscope, così aprii e vidi che a Nick stava per iniziare una diretta.
Quel ragazzo non poteva avere 36 anni. Sembrava un ragazzino di 17 anni almeno. Troppo arzillo, pimpante, fresco...
E fu cosí che mi ritrovai a sbavare davanti al telefonino prima che lui potesse dire: "Hi Guys!"
Non mi eccitai più di tanto, però, in caso fosse sceso mio padre...
C'era Heather che mi tempestava di messaggi, ma io non potevo rispondere, ero troppo impegnata ad osservare quella figaggine di persona che era il mio idolo! (Scusa accettabile, no?)
Quando il live finì, mio padre si svegliò. Lo si poteva dedurre dalla lampada che cadeva ogni mattina, perché evidentemente non era ancora sobrio.
Arrivò giù in cucina con un succhiotto enorme (e ben in vista) sul collo.
"Buongiorno gattina!" Mi disse tra un rutto e l'altro.
"Papà, quante volte te l'ho detto di non chiamarmi gattina? Ho 22 anni!" Gli risposi, sorseggiando il caffè.
Lui prese una scatola di biscotti, si sedette di fronte a me e cominciò a mangiarli.
"Di chi è il succhiotto?" Gli chiesi, garbatamente.
"Non sono affari tuoi!" Mi rispose. La gentilezza non rientrava nei suoi comportamenti.
"Okay, fa come vuoi. Ci vediamo più tardi!" Dissi, lasciando la stanza.
Come ogni domenica, andai a casa di Heather. Mentre ero sulla metropolitana per arrivare a Manhattan, aprii l'applicazione di Facebook e controllai le notifiche. Tra di esse (a parte quelle di Nick Carter) era presente una notifica dall'account di James Graham. Ovviamente, come si può benissimo immaginare, controllai prima le notifiche di Nick e, dopo aver salvato minimo 30 foto, controllai quella di James.
Aveva condiviso un video:
"Hey, do you want to meet me? If yes, I'd love to see you at my #ComeBack concert in London, June 10th. Contact me and the stuff for more informations."
Siccome ero arrivata a destinazione, non potei telefonare o mandare e-mail, ma aggiunsi il nuovo contatto nell'elenco.
Salii le scale che portavano al 45esimo piano (era guasto l'ascensore) di un grattacielo nella 34esima strada, poi, una volta su, suonai il campanello.
Appena entrai in casa, notai una confusione che nemmeno mio padre era in grado di creare.
"Heather? Ma che diamine è successo qui dentro?!" Chiesi, cercando di trovare un percorso per arrivare al divano.
"Nulla, nulla! Ho solo appena visto una foto di James!" Mi misi a ridere mentre riordinava il salotto.
"Non prendermi in giro perché tu sei peggio di me!" Aveva ragione, riusciva sempre a chiudermi la bocca.
Quando si sedette accanto a me, cominciammo a parlare del più e del meno, poi lei, tutto d'un tratto, accese la televisione.
"Embè? Che fai? Stavamo parlando di questioni vitali!" Le dissi, cercando di rubarle il telecomando.
"Nick Carter non è vitale! Ora zitta, c'è la replica del provino di James." Mi rispose.
Mi sentivo molto apprezzata in quei momenti, sarcasticamente parlando.
Guardammo la replica, e fu lì che mi venne in mente il modo di come farle incontrare James.