Addio

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Capitolo 8

Erano ormai le otto del mattino e Evelyn, felice di rivedere il sentiero che aveva sempre percorso per tornare a casa, uscì finalmente dal bosco.
Noah la raggiunse, annusando l'aria in cerca di pericoli. «Sei al sicuro, i Rossi sono lontani» Evelyn si voltò, rendendosi conto per la prima volta che quello era un addio.
Certo, l'addio ad una persona che conosci appena.
Ma lui era lo sconosciuto, il suo sconosciuto. Era come se lo conoscesse da sempre. Tutte quelle sere passate ad aspettarlo, sia che ci fosse il sole, sia che piovesse a dirotto. E adesso, proprio quando iniziava a conoscerlo sul serio, lui sarebbe andato via.
«Grazie» rispose semplicemente lei.
Noah annuì, per poi spostare lo sguardo sui lividi sul collo della ragazza. Evelyn si coprì velocemente con la sciarpa che le aveva prestato Willow.
«Non fa male, giuro» si affrettò a dire lei.
Il rumore di una macchina la fece voltare verso la strada.
«Non ci rivedremo più, è così? La panchi...» le parole le morirono sulle labbra; Noah si era volatizzato.
«Noah?»
Lo chiamò inutilmente, se ne era andato sul serio. Molto probabilmente non si sarebbero mai più rivisti e lui se ne andava senza neanche salutarla. Forse era la prova inconfutabile che a lui non interessava, che tutto ciò che provava lei era soltanto frutta dell'immaginazione.
Sbuffò incamminandosi lungo il sentiero.
La macchina che aveva sentito poco prima la raggiunse ed Evelyn, rimanendo a bocca aperta, si accorse che alla guida vi era Patrik. Il collega accostò sul ciglio della strada e, abbassando il finestrino, si sporse verso di lei.
«Eve! Sali» proruppe lui aprendole lo sportello.
Lei ubbidì salendo sul sedile anteriore. Si voltò verso Patrik e sorrise, ma l'altro rimase serio, rendendola improvvisamente a disagio.
«Tuo zio era molto preoccupato.»
Certo che suo zio era preoccupato, lo sapeva, se solo avesse potuto digli che lo aveva fatto per non fargli correre pericoli.
Si rese conto di dover tornare alla realtà, non era più nel mondo dei lupi, ma in quello degli umani. «Immagino... mi dispiace» rispose lei tormentandosi le mani.
«Ehi, tranquilla, ho pensato a tutto io» disse lui addolcendo lo sguardo.
«Cioè?»
«Ieri sera tuo zio, non riuscendo a trovarti, mi ha cercato e io gli ho detto che eri con me.»
Evelyn si accigliò. Perché aveva mentito? E soprattutto, perché lui non era preoccupato? In fondo neanche Patrik sapeva dove si trovasse.
«Perché l'hai fatto?» chiese lei seria. C'era qualcosa sotto, lo sentiva.
Patrik si passò una mano sulla bocca e poi si sfregò la parte superiore della testa.
«Perché è ora che tu mi dica la verità. So cosa hai visto quella sera, c'ero anch'io»
Eve balbettò frasi senza senso, presa alla sprovvista da quelle parole non sapeva cos'altro dire. Poi, riflettendo per qualche secondo, l'iniziale smarrimento lasciò il posto alla collera. L'aveva forse seguita?
«Cos'è, non ti fidavi di me?»
«Volevo soltanto proteggerti e al tempo stesso aiutarti con la carriera e tu mi hai ripagato dicendomi bugie»
Evelyn si sentì sciocca; come aveva potuto pensare che Patrik fosse una persona meschina? Voleva aiutarla e grazie alla sua generosità le aveva dato il primo articolo importante.
«Scusa, davvero.» disse infine lei.
Gli occhi chiari di Patrik si accesero di una luce che lei non poté decifrare e le labbra si aprirono in un nuovo sorriso.
«Lo so, deve essere stato terribile per te quella notte. E questa mattina...» Patrik indicò i lividi di Evelyn.
«Ma possiamo parlarne, mi dirai tutto e vediamo cosa si può fare» concluse lui posandole una mano sulla coscia. L'altra annuì velocemente.
«Portami a casa, ne parleremo dopo» in quel momento non aveva voglia di discutere oltre, voleva vedere suo zio e fargli sapere che stava bene.


***



Il bosco era silenzioso; gli animali più piccoli rimanevano in silenzio nelle loro tane ogni volta che Noah si spostava tra la vegetazione. Era ancora al limitare della boscaglia e per qualche minuto rimase ad osservare la ragazza della panchina. Che fosse tristezza ciò che provava in quel momento?Molto probabilmente non l'avrebbe mai più rivista e, nonostante cercasse di non ammetterlo, era dispiaciuto. La vide parlare con quell'uomo e poi la seguì con lo sguardo quando salì sull'auto. Sbuffò dal naso e poi, dando un'ultima occhiata alla strada, si allontanò, correndo in forma di lupo, cercando di pensare ad altro.

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