ALADDIN 2.0
Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti.
C'era una volta, non molto tempo fa, il figlio del primo ministro degli Emirati Arabi Uniti. Lui si chiamava Mohamed III d'arabia, ma si faceva chiamare da tutti Jafar.
Jafar era un giovane molto particolare, dava molto peso alle leggende e si dilettava in quelle che molti chiamano "arti oscure".
Egli si professava come il più grande stregone del mondo orientale. Suo padre, il primo ministro, era talmente impegnato con la gestione politica del paese che non si rendeva nemmeno conto di quello che combinava il figlio durante la sua assenza. Jafar passava molto del suo tempo chiuso in casa a leggere e studiare nel dettaglio i libri che trattavano l'argomento della magia nera. Libri proibiti che lui riusciva a procurarsi essendo comunque benestante.
Quando però decideva di uscire Jafar amava molto farsi notare essendo una persona che da sempre bramava il potere e la popolarità.
Le sue vesti erano strane tanto quanto la sua persona. Indossava una lunga tunica nera stretta in vita da una fascia di seta rossa, un mantello esternamente nero ed internamente rosso fuoco gli ricadeva sulle sue esili spalle per appoggiarsi delicatamente fino a terra. In testa portava un turbante nero adornato con un'alta piuma rossa tenuta ferma frontalmente da un grosso rubino.
Le poche volte che usciva camminava per la città accompagnato da un bastone completamente dorato la cui impugnatura raffigurava la testa di un cobra.
Un giorno scese in città per incontrare una persona che, avendo pagato profumatamente, era riuscita a recuperargli un manuale che lui cercava da molto molto tempo. Era uno scritto confezionato da due famosi stregoni quasi impossibile da reperire. Jafar non vedeva l'ora di scoprire il segreto del loro immenso potere perciò appena ebbe avuto il prezioso manoscritto si incamminò verso casa nascondendolo sotto la tunica.
Sulla via del ritorno notò una grande folla dirigersi verso la spiaggia dove si trovava un'immensa piazza, quelle persone entusiaste e spensierate attirarono la sua attenzione così decise di seguirle per vedere che cosa le spingesse come un gregge di pecore tutte nella stessa direzione.
Una volta giunto a destinazione sentì una forte musica e delle urla di gioia provenire da ogni dove. In città era arrivato il luna park e lui si chiese come la gente potesse emozionarsi per così poco. Mentre camminava tra la folla e osservava queste persone avvertì, a detta sua, d'improvviso una sensazione stranissima, una sorta di vibrazione speciale. Non appena si voltò per vedere che cosa fosse successo intravide un gruppetto di giovani ragazzi che lo fissavano e guardavano il suo bastone tutto ricoperto d'oro.
Jafar capì subito che i ragazzi in questione erano i proprietari delle giostre e che avevano adocchiato il suo prezioso bastone probabilmente per la quantità d'oro che vedevano su di esso.
Senza voltarsi indietro riprese a camminare verso casa pensando e ripensando a quella strana vibrazione avvertita poco prima.
I ragazzi del luna park erano davvero eccentrici secondo il suo punto di vista. Vestivano con dei pantaloni scoloriti e decisamente troppo grandi per la loro taglia visto che nonostante la cintura li portavano a metà sedere. Le loro magliette erano tutte colorate con delle strane scritte, in viso erano quasi tutti bellissimi, una bellezza che era sconosciuta al medio oriente. I capelli chiari o scuri che fossero erano acconciati in maniera stravagante e senza un ordine preciso, negli occhi avevano una strana scintilla, sapevano di attirare l'attenzione e sapevano bene di essere affascinanti.