Cap.2 Protagonisti della nostra storia

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Erano passati circa 2 anni da quel giorno e il tempo era volato.
Erika era lì ad ammirare le foglie cadere in quella stagione autunnale che tanto adorava, colori accesi con ogni sfumatura di rosso e giallo riempivano quel parchetto ,tipico di ogni paese italiano, in cui aveva trascorso la sua infanzia.
La bambina spiccava in quel posto pieno di alberi dai colori caldi con il suo vestito blu-azzurro e scarpette bianche e anche il comportamento all'apparenza neutro e disinteressato, ma in realtà felice, sembrava stonare con tutto il resto.
Stava per arrivare l'inverno. Non c'è che dire, un altra bella stagione che avrebbe coperto ogni prato e ogni albero ormai senza foglie con un bianco candido.

Eppure... c'era qualcosa che le sfuggiva. Un altro giorno, una settimana, un mese, una stagione... Solo ora si era accorta,nonostante la tenera età, solo stando lì su quella altalena a dondolare e a far passare il vento nei suoi lunghi capelli rossi.

Era il tempo che le sfuggiva.
Il tempo "sfugge" ad ogni essere umano.
Ciò che è accaduto in passato non verrà cancellato, ciò che accadrà in futuro non potrà essere predetto e ciò che accade ora non può essere fermato neppure per un secondo.
Eppure una bimba cosa ne può sapere? Può solo vedere come il tempo passa veloce e incontrollato, lasciare ogni cosa al suo destino, rendersi conto che ognuno è spettatore di avvenimenti su avvenimenti che sono qui davanti ai nostri occhi ed esserne solo uno spettatore.

Il vento si è fermato e tutto ora tace.
È forse possibile cambiare?

Non essere spettatori ma protagonisti?
Era questo il sogno di Erika, di sua madre e di tutti coloro che non riescono a capire perchè siamo stati resi impotenti davanti al tempo che passa.


~[9/10/2015]~

-Buongiorno!- Erika sembrava piena di vita quel giorno di fine ottobbre anche troppo soleggiato per quel periodo.
-Sei contenta perchè tra pochi giorni è il tuo compleanno?- chiese il padre alla figlia mentre la vedeva scendere le scale con euforia.
-Si...no...in realtà non lo sò! Penso solo che oggi sarà una bella giornata o almeno lo spero- Rispose la ragazza con lo stesso atteggiamento ottimista che si poteva definire raro per lei. Erika prese una di quelle merendine al cioccolato che suo padre le porse.
Giuseppe Fiscari era questo il nome dell'uomo di mezza età che gli stava davanti: capelli un pò bianchi e un pò castani, delle rughe sul volto squadrato, occhi grandi e perennemente con le occhiaie che riflettevano nel loro colore azzurro quel suo atteggiamento comprensivo e gentile ma allo stesso tempo deciso.
Era un uomo che appareva più vecchio di quel che era, almeno questo veleva per l'aspetto fisico. Giuseppe era un personaggio rinomato in quel quartiere di città: un uomo affidabile e dai mille mestieri. Sembrava voler aiutare gli altri come se fosse per lui un bisogno vitale, come se in qualche modo i -grazie- sinceri e pieni di ammirazione o i -grazie- che gli venivano detti come se riparare le tubature, aggiustare le serrature delle porte, ecc. fossero compiti suoi; fossero la sua sola e unica ricompensa e l'unico piacere che dava valore alla sua vita.
Nonostante questo era un uomo solitario.
Aveva cresciuto da solo la figlia, vedendola diventare grande e sicura di se.
-Vuoi organizzare una festa?-
-No, magari chiamo Giulia e Veronica e ci prendiamo una pizza e...-
-Vuoi dire che pranzerai con me?-
-Sì!- a Erika sembrò strano il comportamento del padre... un pò troppo triste e serio.
Ma non facendoci troppo caso,chiese:
-Mi servirebbe la macchina da scrivere per un compito di scuola... dov'è?-
-In soffitta-

Erika e l'orologio temporale Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora