"Ginevra per favore vieni ad aiutarmi con i piatti!" Ron e George risero sommessamente in risposta alla faccia di Ginny deformata in una smorfia. Non era una novità che il campo di battaglia preferito della Signora Weasley fosse la cucina. I piatti erano già indaffarati a lavarsi e strofinarsi per conto loro, così da lasciare alla giovane cacciatrice ben poco con cui tenersi occupata.
"Tesoro" esordì sua madre fingendo di piegare gli stracci asciutti, "Quel vecchio completo..." Il resto che ne seguì non fu che un borbottio confuso nella mente di Ginny in preda alla rabbia. Non aveva intenzione di commentare, non voleva ascoltare oltre. In fiamme come solo un Weasley sapeva essere, stava per uscire dalla cucina, pronta ad maledire il primo malcapitato che avrebbe osato aprire bocca. Strascinandosi dietro parole come "Bill" "Viaggio in Cina" "Regalo", aveva già la maniglia della porta in mano quando sentì parlare d'Hermione. Cosa aveva intenzione di dire sua madre su di lei? Le aveva scoperte? No impossibile. Le avrebbe chiesto di farla rimettere con Ron? Possibile. Non sarebbe stata la prima volta. Sua madre non sopportava Padma, o almeno non l'amava quanto Hermione. Ginny decise d'ascoltare. "...hai visto com'è graziosa? Sono sicura che non le dispiacerebbe aiutarti a preparati per qualche Grande Occasione". Ginny sospirò. "Lo sai che mi piace questo tuo completo ma pensi sia proprio necessario? è il giorno di Harry." Continuò la signora Weasley acquietando il tono delle sue parole ora che aveva l'attenzione della figlia.
"Mamma. Ogni giorno è il giorno di Harry fin da quando è nato. Vuoi dirmi che ho qualche potere oscuro, di cui sapevo l'esistenza, in grado di disintegrare il suo nome camminando per l'Atrium avvolta nella seta?" Sua madre sbuffò con disappunto.
"Hai almeno pensato a quell'offerta? Sai che non potrai rimanere una cacciatrice per sempre e non vorrei mai vederti come il vecchio Bagman fra qualche anno." La Signora Weasley le si avvicinò sfiorandole il braccio, voleva guardarla negli occhi perché non fraintendesse nemmeno una parola. "Un Auror fra i Weasley, saresti la prima, se non contiamo quel tuo prozio...Oh insomma, saresti una pioniera! Hai sempre voluto esserci, in prima linea, nonostante fossi piccola e..."
Sapeva dove stava andando a parare. "Mamma ho dovuto esserci! Non potevo scappare! I miei amici e la mia famiglia...stavate morendo! Cos'altro avrei dovuto fare?! Rintanarmi come un viscido topo in una locanda a chilometri di distanza? Era solo la cosa più sensata da fare, lo sai."
"Tesoro, lo so." Prese la mano caramellata di sua figlia fra le sue grassocce e morbide dite all'acqua di rosa. "Ciò però non toglie che tu abbia tutte le capacità e le credenziali per esser un Auror, voti dei MAGO a parte. Poi c'è Harry." Eccola, ancora lì. Quella sua madre è proprio non l'aveva mandata giù. L'occasione di poter considerare Harry ufficialmente come un figlio non se la sarebbe fatta scappare facilmente. "Sono sicura non gli dispiacerebbe passare un po' di tempo con te per studiare..."
"Mamma no, ti prego, fermati. Il discorso è chiuso."
Ma il discorso non era chiuso affatto. Lo sapeva bene che giocando a Quidditch avrebbe dovuto aspettare ancora molto tempo prima di potersi permettere una casa; poi come non avrebbe potuto mantenersi? E per quanto ancora sarebbe stata all'altezza delle richieste della squadra? Nuovi aspiranti cacciatori schizzavano come come gorgosprizzi da ogni angolo d'Europa e oltre. Voci di spogliatoio dicevano che al limitare della Russia vi fossero scuole di magia con programmi speciali per le giovani promesse. Giocatori allenati per competere nel campionato inglese fin dal palesarsi dei loro poteri magici. Per quanto ancora avrebbe avuto un posto e uno stipendio? Era un mercato duro nel quale competere. Era brava è vero, molto brava. Ma tempo una manciata di anni e ce ne sarebbero stati dei miglior da reclutare, e allora? Allora sarebbe stato troppo tardi anche per una possibilità come quella offertale da quello che oggi sarebbe diventato ufficialmente il datore di Harry.
"Ginny muoviti, ancora ad immaginarti Neville in biancheria?" La spintonò Ron. Scosse la testa per tornare alla realtà, fiamme color smeraldo erano appena svanite davanti ai suoi occhi e la mano di suo padre le porgeva un mucchietto di Metropolvere.
Fin dalla prima volta, dieci anni fa, che viaggiò attraverso il camino, aveva trovato assai curioso e rilassante la sensazione di vuoto allo stomaco, di assenza di aria e smarrimento provato aprendo gli occhi davanti ad un turbinio verdastro di milioni di camini. Chissà dove portavano, quante infinite possibilità si aprivano, quanti squarci su vite altrui, mondi sconosciuti... Questi segreti, questo tipo di domande, le avevano fatto desiderare un lavoro all'Ufficio misteri da quando ne era a conoscenza. Ripensando agli orrori e la potenza che anni prima l'avevano sommersa correndo e tremando fra quelle mure di marmo nero, le salì la pelle d'oca insieme ad un intenso desidero di tornarci. Tuttavia era il sogno di una bambina, un po' come giocare a Quidditch per tutta la vita. Non era solita al pessimismo, soprattuto quando pensava al Quidditch, eppure vedeva un futuro troppo instabile ed incerto davanti a se. Camminava su un terreno che poteva sgretolarsi da un momento all'altro...
"Gin tutto apposto? Attenta a dove metti i piedi!" Hermione l'afferrò per un braccio prima che potesse finire faccia a terra. Un naso rotto e una scia di sangue per l'Atrium non avrebbero che aumentato il livello di stress già al limite del sopportabile. La signora Weasley sarebbe potuta esplodere da un momento all'altro. Sapeva ci fosse qualcosa di irrisolto ma non era il luogo e il momento adatto per parlarne, avrebbe dovuto resistere ancora qualche ora prima di poter chiedere alla rossa spiegazioni.
La comitiva si muoveva lentamente. Amici di famiglia, qualcuno che non vedevano da anni o facce più o meno sconosciute entusiaste di vedere 'colui che ha sconfitto il Signore Oscuro', gli scodinzolavano dietro come cagnolini da borsetta. Harry era, come solito, il soggetto più ambito per queste attenzioni smielate. Quanto a Hermione erano riservati gli sguardi di disapprovazione e sussurri di alcuni maghi conservatori: "Un programma di diffusione della cultura babbana? Dove finiremo?!" Ma di certo non mancavano gli scambi di saluti fra il signor Weasley e colleghi, i quali non andavano oltre ad un sorriso amichevole alla numerosa famiglia e a qualche commento sul rosato che era tornato finalmente a riempire le loro gote in carne.
Ginny sorrideva ai complimenti sulle sue ultime prestazioni in campionato e si limitava ad annuire quando venivano condivise con lei previsioni o scommesse su chi avrebbe potuto vincere l'anno successivo.
Fu così che il tragitto fino all'aula dieci, prese poco meno dell'ora prevista sulla tabella di marcia della Signora Weasley.
Freddo e buio, quel corridoio di marmo nero faceva ancora rabbrividire Arthur e Harry nonostante le ragioni che li portassero li quel giorno fossero tutt'altro che spiacevoli. Il ministro Shacklebolt in persona avrebbe assistito e, in quanto ex Auror, fatto da mentore ad Harry durante il suo giuramento al Ministero e voto a protezione della comunità magica. Insomma un bel carico di responsabilità da macchiare braghe e mantello, se non fosse che stiamo parlando di Harry Potter, quello la responsabilità del mondo intero ce l'ha appiccicata alla fronte.
Harry varcò la soglia seguito da un corteo di teste in fiamme e qualche parente dei suoi compagni 'graduati'. "Poco illuminata come sempre." Sospirò Harry. La sua mente, intorpidita da un briciolo di normale ansia da prestazione e dal ricordo dell'Udienza, generava pensieri ancora meno articolati del solito. Tuttavia i sorrisi e le chiacchiere amichevoli dei suoi compagni gli diedero l'idea che forse, da quel giorno in poi, quell'aula non sarebbe più stata la stessa.
Tutto sommato era stato più sopportabile del previsto, pensò Ginny uscendo dall'aula. Anni prima sarebbe stato impensabile vedere tanti giovani Auror. Le perdite dell'anno scorso sarebbero dovute esser colmate in qualche modo,così che ad alcuni fra i molti maghi distinti per diverse qualità nel momento del bisogno, era stata data una possibilità. La quantità di amici e pareti per 25 graduati stipati sulle gradinate, le avevano permesso di sentire i centimetri scoperti della coscia di Hermione contro il suo palmo e asciugarle le lacrime di commozione che lei e sua madre non smettevano di versare. Ma la parte più dura ed esilarante era stato trattenere le risa sentendo Flebo dietro di se singhiozzare e sussurrare, si fa per dire, 'Mon petit Harrì' mentre, guardando di sottecchi George, pensava alle imitazioni che avrebbero animato la serata.
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Herminny Fan Fiction
Romance|Tema: Harry Potter (possibili spoiler in quanto riferimenti involontari a libri) OTP: Ginny Weasley and Hermione Granger| Una fanfiction d'amore e crescita che sto sviluppando capitolo per capitolo senza vincoli. Ogni elemento e personaggio ha uno...