I.

45 2 2
                                    


La maestra Rosa ci rimproverò perché stavamo parlando mentre lei spiegava i compiti da svolgere a casa.

Sonia, che aveva il banco davanti a me, si rigirò sbuffando e io non potei fare a meno di sorridere: era troppo buffa!

Quel pomeriggio saremmo andate insieme al parco e avremmo mangiato il gelato (io lo avrei scelto alla fragola e lei al pistacchio, i nostri preferiti). Era già primavera da un pezzo e al sole faceva caldo, sotto i grembiuli azzurri della scuola indossavamo tutti le maniche corte e trascorrevamo l'intervallo in giardino. I ragazzi erano felici perché potevano giocare a calcio e si divertivano, soprattutto Tonino, che era un po' una peste e non stava mai fermo, neanche in classe.

"Ci vediamo alla gelateria alle quattro! Ma non fare tardi come al solito."

All'uscita da scuola cercai il sorriso della mamma, ma al suo posto vidi nonno Beppe. Gli corsi incontro e lo abbracciai. Non era la prima volta che veniva a prendermi dopo scuola, ma lo faceva sempre senza dirmelo prima perché amava farmi le sorprese.

Mi portò lui al parco, dove mi aspettavano Sonia, Lara e anche Francesca.

Dopo aver mangiato il gelato andammo sull'altalena, e poi parlammo della nuova bambola di Lara, di come Francesca fosse brava a fare le trecce e di quanto i nostri fratelli (miei e di Sonia, perché le altre non ne avevano) fossero a volte fastidiosi.

La sera arrivò presto e mamma venne a prendermi insieme a mio fratello.

"Ci vediamo domani!"

In macchina il nonno guidava e la nonna gli stava di fianco. Io, mamma e mio fratello eravamo dietro.

"Sai, nonno, la tua nipotina aiuta sempre i suoi amici e quando qualcuno sta male va sempre a trovarlo. E' così buona che l'hanno soprannominata "piccola infermiera". Siamo molto orgogliosi di lei, anche le sue maestre lo sono."

Io sentii le guance calde e sorrisi.


Allora successe.


Sarò il tuo cielo azzurroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora