Capitolo 3 : Mike

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Lascio scorrere lo sguardo dai due ragazzi alti, che per inciso non hanno ancora lasciato la presa sulle spalle di Mikaela, a Lucien. La tensione si può tagliare con un coltello.
Il moro poi, mi pare si chiami Andrea, non stacca gli occhi da Lucien, fissandolo male. Chissà se si ricordano che sono persone e non cani che litigano per un osso...
"Siete amici di Mika ?" domanda Lucien, se potesse ringhiare penso che lo farebbe.
"Già, compagni di classe." gli risponde l'altro, Davide.
"Ehi Mika ma non dobbiamo fare quel lavoro di gruppo per diritto ?" dice Andrea, facendo il vago.
"Sì, ma voi oggi avete l'allenamento."
"oggi, ma non domani. Potremmo incontrarci da me." propone Davide, apatico.
"A-a casa tua ?" domanda con gli occhi spalancati.
"Non vedo perché no." replica lui.
Mi pare di essere in uno zoo con Lucien e Andrea che si credono dei maschi alfa e Mikaela che pare un pesce senz'acqua tanto sono grandi i suoi occhi.
Poi, non so bene per grazia di quale Dio, lei pare riprendersi dal suo stato catatonico.
"Mi dispiace, non posso."
"Cos- perchè ?" a quanto pare questo Davide non è abituato ad una ragazza che gli nega qualcosa. Il solito etero viziato.
"Mio fratello è molto geloso. Non vuole."
Fratello ? Mikaela ha un fratello ? La guardo aspettandomi una risposta, che non ottengo.
"E allora come facciamo ?" Ah, rieccolo che ci riprova. Davide caro Davide, non sono tutte ai tuoi piedi...
Che poi, l'avrei capito se fosse stato un modello di Abercrombie o uno somigliante ad un attore famoso, ma non è nemmeno quello !
È un ragazzo nella norma. Alto, con i capelli castano chiari e gli occhi scuri. A mio parere, come persona, ha anche lo spessore di un foglio di carta. Quella velina, s'intende.

***

"Lo odi." non è una domanda, quella di Lucien. Ed è per questo che non si aspetta una risposta.
"Perchè, tu no ?" mi giro a guardarlo. Abbiamo passato tutto il pomeriggio a casa mia con Mika. L'abbiamo riportata a casa solo verso sera e solo perché non potevo ospitare anche lei.
Lucien mi guarda con uno sguardo indefinito. Come se mi vedesse senza vedermi davvero eppure allo stesso tempo avesse coscienza della mia presenza.
"Sì, lo odio. Davide, s'intende."
"Ah, non Andrea ? Sembrava volessi mangiartelo per pranzo."
"Dai scemo." mi tira un pugno scherzoso sul braccio e ci mettiamo a ridere.
Tornando a casa discutiamo molto sui due ragazzi, giungendo alla conclusione che renderemo la vita di Davide un inferno se solo proverà a far star male la nostra amica.
È una minaccia ? direbbe qualcuno. No, è una promessa. E noi, le promesse, le manteniamo.

Innamorati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora