3. La mia salvezza

8 3 0
                                    

Giulia Pov.
Nel tragitto verso casa mi soffermo al solito poso. Il mio posto segreto.

Sto sprecando la mia vita. Non la sto godendo a pieno. Perché sono così? Perché nessuno vuole la vera Giulia? Nessuno mi conosce veramente. Nessuno sa cosa mi passa per la testa. Nessuno sa nulla di me.
Cerco di scacciare questi pensieri e con la speranza che non si veda che ho pianto fino ad ora torno a casa.

Passando lungo la via noto che la casa della signora Rosa aveva la luce accesa in cucina. Non faccio in tempo a distogliere lo sguardo che Francesco sbuca dal portone d'ingresso con un sorrisone. "Ehi piccolina!" Dice dolcemente. Era questo il suo modo di chiamarmi e a me non dava fastidio. Anzi mi piaceva molto.
"Ehi, ciao Francesco" saluto con un pizzico di vergogna. Notando il mio viso, cambia espressione. Subito dopo sento due braccia stringermi forte. E fu così che aggiustò una piccola parte di me. Con una mano accarezzava la schiena e con l'altra la guancia dove scorreva una piccola lacrima che non sono riuscita a trattenere. "Va tutto bene ora" mi rassicura. E devo ammetterlo. Ora andava un po meglio. È come se tutto il peso che tenevo dentro di me sia diminuito. Ero un po più leggera ora.
Prima di staccarsi dall'abbraccio mi da un bacio sulla guancia e poi comincia a parlare. "Sai la nonna ora sta meglio, domani la dimetteranno"
"Sono contenta che stia bene, è sempre stata come una nonna per me"
Avevo dei nonni ma vivevano lontano e quindi non lo vedevo mai. Lei mi ha sempre crescita come fossi sua nipote.
"Dopo pranzo torno a farle visita, vuoi venire? Sarà felicissima, sai che ti adora."
"Oh va bene, allora a dopo." Accennò un piccolo sorriso ed entro in casa mia.
Appena entro vedo che tutti sono impegnati ad usare il telefono. Meglio così, nessuno farà caso al mio stato. Pronto il pranzo finalmente si degnano a guardami e cominciano con le solite domande. Rispondo senza dire troppe cose, più che altro per rassicurarli.

Finito tutto filo in camera per farmi una sistemata e subito dopo esco. Francesco era già sulla sua bellissima moto nera con i cerchioni di un arancio fluo. Mi passa il casco e poi mi aiuta a salire. Parte alla velocità della luce e così cono costretta a tenermi alla sua vita. Provo un po di imbarazzo ma poi questo si trasforma in una sensazione piacevole e rilassante così che mi appoggio completante. Prima di andare in ospedale facciamo una piccola sosta per prendere le peonie. I fiori preferiti della nonna. Le ha sempre adorate.

Arrivati in ospedale saliamo in ascensore diretti al terzo piano. Si aprono le porte e davanti mi trovo dei medici che trasportano una barella con una persona coperta interamente da un lungo lenzuolo bianco. Era evidente che fosse deceduta. Sento come un blocco dentro di me. Come una paura che ho celata dentro di me. Ma questo pensiero viene scansato dal braccio di Francesco che mi tranquillizza come aveva fatto poco prima.

Bussiamo alla stanza e la troviamo sul solito lettino. Tutta sorridente, felice di vederci ci stringe forte ad entrambi e poi assapora il profumo dei fiori. Era così tenera, sembrava una bambina.
"Ehi piccole pesti! Non facevo he corrervi dietro quando eravate piccolini." Esclama Rosa.
"Già sembrava ieri che gli rubavo le tessere del suo puzzle preferito. Quello di Minnie." È vero. Da piccola adoravo fare i puzzle. Ma quello lì mi piaceva da impazzire, rappresentava Minnie e tutti i suoi amici. Ed è anche vero che Francesco mi rubava sempre l'ultima tessera e così ero costretta a rincorrerlo per riaverla indietro.
"Già, un giorno te la farò pagare eh!" Rispondo.

"Nonna noi bisogna andare, ti vengo a trovare domani mattina così ti do una mano." Dice Francesco alla nonna che fino a poco fa mi stava raccontando delle avventure del piccolo nipote.
"Oh ma certo cari, andate non vorrei che faceste tardi a causa mia, ci vediamo domani." Ci saluta e ci avviamo verso casa in sella alla sua bellissima moto.

Arrivati sotto casa vedo mia madre fuori a stendere i vestiti."Ehi ciao Francesco! Quando tempo, come mai sei tornato?" Chiede senza farsi scrupoli. Ma in fondo è quello che volevo sapere pure io.
"Salve signora. Sono tornato perché mi mancava questa città e poi per far visita alla nonna." Risponde, ma capisco che non è la verità perché mentre parlava guardava a terra.
"Perché non ti fermi a cena con noi?"
Continua mia madre.
"Oh grazie mille ma non vorrei disturbare." Dice imbarazzato. E subito dopo mia mamma deve forzare.
"Non pensarlo nemmeno, entra dai è quasi pronto."

Condividiamo insieme il buio. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora