Il Freddo

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Galassia 58 - Quattordicesimo stadio transmilitare - Regno di Dismorphondros

I suoi stivali gravitazionali risultavano estremamente scomodi nella nuova sezione dov'era stato trasferito. Le risposte alle sue innumerevoli domande risultavano futili, ma il Congresso aveva deciso che un così giovane elemento sarebbe dovuto essere trasferito, con un grado di rilevanza quantomeno elevato.
Ricordava i suoi esami medici senza felicità, avendo trovato il trattamento riservatogli completamente privo di tatto; suo padre era stato un grande soldato del dodicesimo - riservato ai componenti che non necessitavano di ossigeno, per la sopravvivenza - e tutti erano partiti con il presupposto che lui dovesse aver ereditato per forza tali qualità. Avevano immerso il suo capo in un liquido troppo denso per dare anche solo l'impressione dell'acqua, senza curarsi minimamente delle sue proteste, fino a che le sue membra non avevano smesso di muoversi ed era caduto, privo di coscienza. Aveva una componente umanoide estremamente alta, benchè non conoscesse assolutamente nulla delle sue origini terrestri, e dopo la guerra svoltasi fra i due regni esso era ritenuto una rarità. Era stato costretto a donare il proprio sperma ed il midollo osseo, mentre i Freddi guardavano con diffidenza il sangue.
Nonostante tutto, lui aveva collaborato, un burattino nelle mani di carnefici che mai avevano avuto a che fare con esseri così effimeri e delicati come gli umani, eppure gli avevano riferito che dai risultati dei suoi esami neurologici doveva essere emerso qualcosa. Il cosa, però, non lo sapeva.

Si specchò, osservando i suoi occhi lattei, la corporatura ormai totalmente formata nella dodicesima luna del suo diciannovesimo anno. Aveva delle labbra carnose, lui, morbide, tanto che il padre avrebbe preferito eliminarle: una nota troppo femminea in un soldato.
Xavier, così si chiamava il giovane, in una nota battuta tre volte sulla lingua dove la r rimaneva appena accennata, come ad espirare l'aria trattenuta in un'apnea dolce, una pulsione. Gli piaceva il suo nome, aveva un che di intimo, ed era forse per questo non avrebbe mai accettato di essere chiamato con un numero. Finalmente decise d'essere pronto, la tuta bluastra ad avvolgerlo come una seconda pelle, rinforzata dove si sarebbe trovatala patta del pantalone, sui gomiti e sulla pianta del piede; un particolare tessuto che sarebbe servito a stabilizzare la temperatura esterna, preservando quella corporea. Uscì dalla stanza, con i capelli capelli di un biondo chiaro a vagare indisturbati al di sopra della sua testa, una gravità però abbastanza forte da lasciarlo camminare a terra senza alcuna fatica.
Quando raggiunse la sua nuova squadra, nella sala pensa, non potè non pensare di essere fortunato con Jared ancora lì, insieme a lui.

Cercò di sorridergli, passando una mano nei capelli dell'amico, un verde così potente da bruciare gli occhi, quando una fitta nel centro esatto della sua testa gli fece vedere il mondo più sfocato. E ancora, si sforzò di distogliere l'attenzione, non credeva sarebbe riuscito a sopportare un'altra seduta con i Freddi.
Qualcosa dentro di lui era scattato, un sentimento innocente che non riusciva in nessun modo a catalogare, un bisogno, e il suo tutore militare era responsabile di tutto ciò; negli stadi ad ognuno era associato un tutore, anziano perlopiù, di una categoria aliena diversa da quella dell'assistito, predisponendo tutto in modo da rendere l'equilibrio una certezza. Ogni comportamento estraneo ad un modello sicuro - per l'individuo e la comunità - era scoraggiato.

Un led vermiglio cominciò a risplendere in un'insistenza nauseante, fino a che il piccolo umano non decise di recarsi in una delle tante infermerie della base, aspettando completamente solo quella che era certo sarebbe stata un'agonia.
Fu un giovane a prelevarlo dalla sala d'aspetto, alto un palmo più di Xavier, dalla targhetta si scorgeva un nome - in codice, probabilmente -, quale Miral.
Miral lo fece sdraiare su un lettino, nulla a coprire il metallo mentre le mani dell'altro gli sfioravano le tempie. Miral aveva due enormi occhi azzurri, un naso dritto e perfettamente disegnato in un viso mascolino, ma dai tratti eterei. Xavier lo osservava e aveva paura, mai nella vita aveva analizzato i tratti di una persona in quella maniera, si sentiva sporco e tutto ciò gli pareva non poco morboso, ma continuò.
Miral era perfettamente controllato nei movimenti, eppure il leggero tremore dei suoi arti tradiva un certo nervosismo; l'umano non aveva mai visto un Freddo tanto giovane.

One Shot - The Wattpad Writers Game 2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora