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«Pranzo!» esultò El, afferrandomi con forza il polso e trascinandomi letteralmente verso la mensa.

Odiavo mangiare.

Sbuffai sonoramente quando entrammo in quella stanza colma di corpi sudati, che si affrettavano saltando l'uno sull'altro per afferrare due tranci di pizza come se la loro vita dipendesse da quello.
Probabilmente non odiavo mangiare, ma odiavo la mensa. Quello sì.
Afferrai una mela rossa dal bancone della frutta –a cui nessuno si avvicinava mai– e mi sedetti al solito tavolino, dove Eleonora era solita ad aspettarmi, con tre tranci di pizza ed una lattina di cola.

Ragazza bionda dagli occhi verdi, un metro ed ottanta e cinquanta chilogrammi. Mangiava come un animale.
Ragazza mora dagli occhi marroni, un metro e settanta e poco meno di sessanta chilogrammi. Non mangiava per niente.

INDOVINATE CHI È CHI.

«Dovresti smetterla di essere così bella, brutta str–» iniziai, per essere interrotta subito dopo.

«I ragazzi» sibilò.

«Errr, mi dispiace ma non comprendo» mi finsi piuttosto confusa. La bionda mi rivolse uno sguardo che avrebbe potuto uccidermi, se una voce non l'avesse fermata.

«Hey!»

Grazie Dio.

Mi girai, e ciò che vidi furono i ragazzi che prima di allora avevo ammirato di spalle.

Allora i gangster con gli occhiali sono due!

«Possiamo sederci? È tutto occupato!» continuò il moro, oscurando completamente la figura del ragazzo esile.

El non si lasciò sfuggire un'occasione del genere (ma vi pare?) e li invitò subito a sedersi; il biondino accanto a lei, il moro accanto a me.

Iniziammo a mangiare in silenzio, e quando notai che non avessero la minima intenzione di togliersi quegli occhiali, sbuffai.

«Togliete quegli occhiali, non siete dei ricercati»

Eleonora mi rivolse un altro dei suoi sguardi assassini. Al contrario, i ragazzi sorrisero e si sfilarono gli occhiali lentamente, come se ci fosse un qualche tipo di musica trionfale in sottofondo.

Cristo, non siamo in una fiction.

«Meglio?» avvertii la voce del moro accanto a me, così mi girai per guardare in un paio d'occhi marroni.

Mi girai, fissando il tavolo.
«Vaffanculo» sussurrai. Iniziai a battere la testa contro il tavolino, mormorando «vaffanculo, vaffanculo, vaffanculo» sotto gli sguardi sorpresi dei due e quello scocciato di Eleonora.

Il ragazzo accanto a me mollò una pacca sulla mia schiena. Decisi di smetterla, dato che, ahimè la testa faceva male. Poggiai la guancia sul tavolo, rivolgendo il mio sguardo verso di lui.

«Comunque sono Skyler» sorrisi, per quanto ci riuscissi con la guancia appiccicata al tavolo.

«Che nome!» il biondino parve risvegliarsi, per dirmi quanto il mio nome fosse bello.

Lo sapevo già, grazie.

Alzai la testa dal tavolo, pronta a dirgli che non ero italiana, quando incrociai un paio di occhi azzurri.

Non potevo scambiarsi gli occhi? Non c'è un qualche tipo di operazione chirurgica? Sono entrambi belli.
Pensai.
Ma a quanto pare l'ultima parte non mi limitai a pensarla.

«Be', grazie» sorrise, sempre il biondo. El ridacchiò, io invece ricominciai a battere la testa contro il tavolo.

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«È mai possibile che in tutta la scuola uno come piace a me non c'è?» sbraitai per strada.

Sì vecchiaccia, guardarmi pure male, urlerò quanto mi pare. Anche in casa tua se necessario.

«Credo che questo sia il problema di tutte le ragazze, Sky» sospirò Eleonora, sempre così perfetta con quei pantaloni di stoffa blu e la camicia bianca decorata con merletto azzurro.
Perfetta in tutto.

«Tu» sibilai, attirando la sua attenzione. Spalancò gli occhi verdi, in attesa che terminassi la mia frase.
«Tu, mi abbassi l'autostima, stronza!».

Rise, per poi poggiarmi un braccio attorno alle spalle.

«Guarda che sei bellissima, stronza. Hai tante di quelle gonne da tennis nell'armadio, non vedo il perché tu debba ostinarti ad indossare quei jeans» parlò tranquillamente.

«Facile per te mettere la gonna, magra come sei»

«Vorrei essere formosa come te!»

«Piantala!» urlammo insieme, ridendo.

«Comunque, Alessio e Gennaro sono carini!» continuò.

«Chi?»

«I due ragazzi di prima. Sono carini e simpatici»

Si sono presentati, sul serio? Devo smetterla di distrarmi. La distrazione non va bene. Devo concentrarmi su ciò che sto facen–

«Mi stai ascoltando?»

Ecco.

«No» ammisi, ed El in risposta sbuffò.

«Credo che Alessio sia più carino di Gennaro» sospirò, per poi «ma sono davvero molto simpatici, entrambi».

«A me non interessa nessuno dei due. Sono carini, certo. Magari se il biondino si tingesse andrebbe bene» sorrisi, immaginando invece di quel colore biondo, uno scuro.

«Sarebbe geniale» continuai. «È davvero carino, comunque».

NON AVREI DOVUTO DIRLO.

«Oddio, ti piace Gennaro?» strillò, saltellando. Buon Dio poni fine a questa tortura. Buttami nell'acido, impiccami, mandami al rogo, fammi annegare in un canale, basta che non inizi a parlare di ragazzi!

Ed invece.

«Sinceramente è molto carino anche lui. Anche se non sono il tipo da biondi»

«Neanche io, El» le ricordai canticchiando, e lei sbuffò.

«Sii obiettiva!» mi incoraggiò.

«Okay» sospirai. È molto difficile. «anche se non è moro, è carino. Ma ciò non toglie che non starò mai con un ragazzo biondo, o con gli occhi marroni» blaterai.

«Sei solo fissata» sintetizzò, con un rapido gesto della mano.

«Forse. Ciò non toglie che lo convincerò a tingersi» e ne ero davvero convinta.

«Ti sputerà in un occhio!»

«Tanto vale tentare, se ci prova gli taglio i gioielli» tagliai corto.

Iniziamo.

blonde - genn butchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora