Capitolo 45

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Niall

Due pomeriggi dopo il mio ritorno a casa, andai da Elizabeth per fare due chiacchiere.
Era incredibile quanto potesse essere di compagnia quella donna.
«E quindi lei ha cucinato per la regina in persona?!» chiesi per l'ennesima volta pieno di incredulità.
Lei annuì. «Niall, quante volte ancora dovremo vederci prima che tu la smetta di darmi del lei?»
«Uhm, nessuna, scusa» sorrisi imbarazzato.
Le parlai di Matt e del rapporto che c'era o cominciava ad esserci tra lui e Bea.
«Sono dell'idea che sia arrivata l'ora per te di buttarti in gioco, giovanotto».
«Tutti sono di quest'idea...» Sospirai sconfortato.
«Se non vuoi che le cose con questo ragazzo diventino serie, devi diventare più importante di lui. Devi dirle quello che provi».
Sapevo che mi avrebbe detto qualcosa del genere, e sapevo anche che avrebbe avuto ragione.
Annuii ancora, in silenzio. D'accordo, adesso basta parlare di me: «Hai qualche novità da raccontarmi?»
Lei sorrise debolmente. «Tra non molto dovrò tornare nella casa di riposo. Credo che ci vedremo molto meno».
Io scossi la testa con vigore. «Perché mai dovremmo?»
«Non è molto vicina, e poi è piena di brutti vecchiacci e non c'è niente da fare... Tu sei giovane e pieno di vita: prima o poi ti stuferai di venirmi a trovare».
«Allora proprio non mi conosci ancora, Beth. Dammi l'indirizzo e verrò ogni volta che vorrai».
Le volevo così bene che di certo non consideravo il suo ritorno nella casa di riposo come qualcosa che potesse cambiare il nostro rapporto.
«Ti porterò anche del cibo vero. So che in quei posti fa quasi tutto schifo, no? C'è una pasticceria buonissima non molto lontana da qua, e-»
Lei cominciò a ridere, e corse -per quanto i suoi standard di velocità fossero lenti, molto lenti- ad abbracciarmi.
«Sei un ragazzo d'oro. Beatrix lo capirà se ancora non se ne è resa conto».
Io annuii, prolungando l'abbraccio.
Speravo tanto che avesse ragione.

Tornai a casa per prendere la roba per gli allenamenti di quel giorno, ma appena aprii la porta d'ingresso trovai un gran baccano.
«Mamma! Dì a Luke di togliere questo schifo!» Urlò Sammy.
«Luke, ti ho detto di abbassare quella musica!» Continuò mia mamma.
Mentre Ana e Far ballavano per la casa scuotendo la testa e saltellando, mamma stava correndo in giro per il salotto raccogliendo qualsiasi cosa non avesse dovuto trovarsi lì.
Nessuno sembrava essersi accorto di me.
Arrivai indisturbato fino a camera mia, dove presi i due borsoni. Afferrai dal pavimento le mie scarpe da calcio, e richiusi la porta alle mie spalle.
«Niall! Quando sei arrivato?!» Gridò mia mamma. Non sapevo se fosse felice, arrabbiata o solo sorpresa.
«Poco fa. Ho preso la roba per gli allenamenti, ora-»
«Per gli allenamenti?»
«Be', sì, ho quelli di football tra mezz'ora e pensavo di rimanere a scuola fino a stasera per gli allenamenti di calcio».
Mamma non si era mai interessata più di tanto ai miei allenamenti per due principali motivi: il primo era che essendo praticamente sempre a lavoro non aveva idea di quando io li avessi, e forse si era addirittura dimenticata che io facevo due sport a scuola; il secondo, era che non ci capiva un accidenti, e quando lei non riesce a capire qualcosa si innervosisce e lascia perdere.
Ecco perché quella domanda e quel tono mi insospettirono.
«Niall! Non puoi andare agli allenamenti!»
«Perché?»
Lei mi guardò malissimo. Capii di aver fatto qualcosa di sbagliato.
«Devi andare al Children Raising oggi, a trovare gli orfani!» Io spalancai immediatamente gli occhi. «Te l'avrò detto almeno tre volte!»
«Mamma... Non avevo capito che era oggi, ma io devo essere agli allenamenti! Ti prego! Abbiamo il campionato!»
«Io non posso andarci, ho una scadenza domani. E poi tu faresti una grandissima pubblicità all'azienda, sei perfetto per questo tipo di incontri...»
Io sospirai rassegnato.
«A che ora sarebbe questa cosa?»
«Dalle quattro alle sette».
«Oh, ti prego! Alle tre e mezzo devo andare a football! Non puoi posticipare di un'ora?»
Lei mi guardò male per l'ennesima volta. «Vedrò quello che posso fare... Però ricordati che quando torni hai il colloquio con la babysitter!»
«Cosa?! Ma... Mamma!» Mi lamentai.
«Esatto, fratello» disse Luke avvicinandosi. «Ormai siamo grandi per avere una babysitter!»
Non ero per niente d'accordo, ma pur di risparmiarmi l'impegno di dover fare un colloquio ad una vecchia signora stizzita, perdendo così gli allenamenti di calcio, gli diedi ragione.
«Infatti! Possono benissimo badare a loro stessi. Non vedo perché dobbiamo assumere una babysitter...» Cercai di convincere mia madre.
«Ti invito -anzi, invito tutti voi- a ricordare che cosa è successo l'ultima volta».
A quelle parole seguì un lungo silenzio imbarazzante. Non potevo ribattere in alcun modo il bisogno di avere una babysitter, ma potevo ancora farlo sul perché dovevo essere io ad occuparmene.
«Oh, Niall, te l'ho già detto: devi farmi questo favore perché ho una scadenza! Io e tuo padre dobbiamo finire la collezione prima del fine settimana, e ancora non ci convince il colore che abbiamo usato per la maggior parte dei vestiti! Non ce la faremo mai se non ci dai una mano!»
«Ma ho gli allenamenti!»
«Ah, ne farai molti altri!»
«Ma-»
«Basta, oggi dovrai dare una mano e non si discute!» Disse puntandomi un dito contro.
«D'accordo» mi arresi, sapendo che continuare a controbattere non avrebbe fatto che peggiorare le cose.

The Kiss || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora