Capitolo 5-L'Helter Skelter

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Entrammo in un altro bar e fummo subito accolti da una voce femminile, allegra e squillante:

"Benvenuti ̴̴̴̴̴̴ Ohh, ma sei tu caro Uta!" la ragazza da dietro il banco ci corse incontro e lo abbracciò. Poi mi vide e si staccò per presentarsi.

"Ciao ̴̴̴̴̴̴ Mi chiamo Itori, piacere cara!"

Era una ragazza davvero molto bella, supposi avesse l'età di Uta; i suoi capelli erano di un rosso intenso e aveva un sorriso grintoso e insieme gentile.

"Ciao..io mi chiamo Ame."

"Bel nome, Ame! Di un po' Uta, è questa la ragazza che hai trovato ieri? Sai, ci ha parlato di te" mi disse facendo l'occhiolino.

"Sì, è lei." Rispose Uta

"Uooh! Posso vedere il tuo occhio?"

Ancora prima che potessi replicare, lei spostò il mio ciuffo dall'altra parte, scoprendo l'occhio destro.

"Ma-gni-fi-co!!"

"Dai, Itori, lasciala in pace. È ancora molto diffidente ...dimmi piuttosto, anche Yomo è qui?"

"Ohh sì, è seduto laggiù!! Venite, vi offro qualcosa!"

La ragazza ci accompagnò al banco, e noi ci sedemmo vicino ad un uomo coi capelli e la barba bianchi: aveva un bel fisico e sembrava una persona fredda e di poche parole, cosa che dopo mi fu confermata.

"Heey, Ren-chan"

"Uta, smettila di chiamarmi così."

"Si,si...comunque, lei è Ame. Dovrai allenarla nella lotta: da domani starà all'Anteiku."

Feci un timido saluto con la mano, l'espressione dell'uomo rimase impassibile. Fece un cenno col capo, poi si rigirò in avanti bevendo ciò che aveva ordinato. Cavolo, quel tipo non doveva essere una persona facile.

"Aah, Ren-chan, non parlare troppo eh! Scusalo Ame, non è mai stato un compagnone...comunque, questo è per te: offro io!" mi disse la ragazza, preparando un bicchiere e versandoci dentro una bevanda rossa. Esitai nel prenderlo:

"Oh..scusami, ma non mi piace molto il vino.." dissi fissando il liquido

"Hahaha, ma quello non è mica vino sciocchina!" disse facendomi l'occhiolino. Non ci misi molto per capire cosa intendeva. Riappoggiai il bicchiere sul tavolino, con gli occhi sbarrati.

"Grazie mille..ma sono piena." Dissi abbassando lo sguardo. Itori fece una faccia perplessa, ma poi si distese e mi disse di non preoccuparmi: tanto, se lo sarebbe scolato lei tutto d'un sorso, e fu proprio quello che fece. Avrei potuto vomitare.

"Allora, cara Ame" disse poi sedendosi di fianco a me, "com'è essere nati magnificamente diversi?"

"Ah..beh, ecco, vede..in realtà, sono diventata così soltanto da ieri. All'improvviso mi sono ritrovata con questo occhio..ma non ho davvero idea di come sia potuto succedere."

"Haah?! Davvero strano...comunque è fantastica questa vita, non trovi? Fidati, ti ci abituerai subito, hehe...cerca solo di non fare la fine di Rize!" disse facendomi l'occhiolino.

"Rize?" dissi curiosa.

"Ma come, non ne hai mai sentito parlare?! Rize Kamishiro, l'Ingorda!"

Ecco, ora mi era tutto più chiaro. Dunque, quello era il suo nome..Rize Kamishiro.

"Sì. Ho presente."

"Ebbene saprai che è scomparsa..alcuni dicono che sia morta, altri che sia ancora viva..a dirla tutta, suona un po' inquietante, non trovi?" disse avvicinandosi e abbassando le palpebre inferiori dei suoi occhi.

"Gulp!"

"Itori.."

"Dai, dai, stavo scherzando!" disse mollandomi un buffetto sulla spalla. "Comunque, sembri una persona molto interessante. Ora che ci penso, mi fai lo stesso effetto di quel ragazzino..come si chiamava? Kaneki, giusto!"

"Sì, l'ho conosciuto proprio oggi."

"Woah, dovrà averti fatto un certo effetto! Quindi lavorerai all'Anteiku, eh?"

"Già, è vero! Lavorerò all'Anteiku per un po'. "

"Oohh ̴ "

"Vieni Ame, dobbiamo andare. Grazie Itori, a presto anche a te Ren-chan!"

"Ah,sì..arrivo. Grazie mille, Itori-san,e..anche a lei, signor Yomo!"

"Ciao."

"Goodbye, Uta! Ciao carissima, torna quando vuoi!!"

Dopo aver salutato Itori e Yomo, tornammo alla stazione: il treno arrivò un minuto dopo.

"Sono..sono simpatici, i tuoi amici!" dissi mentre Uta girava la chiave per aprire la porta del negozio.

"Oh. Sono felice che tu la pensi così." Disse mentre entrava e accendeva le luci. Chiusi la porta dietro di me.

"Sì..la ragazza, Itori-san, è gentile, mi piace! E Yomo-san..beh..sono sicura che ha un grande cuore e si preoccupa molto per gli altri."

Uta sorrise.

"Hai appena descritto Yomo così com'è. Fa il duro, ma è come hai detto tu, anche se non lo dà a vedere. Ci conosciamo da tanto tempo."

"Ah.."

Mi guardai intorno.

"Potrei vederle?" dissi indicando le maschere intorno a noi.

"Certo. Fai pure."

Cominciai a camminare per il negozio, osservando attentamente ogni elemento, i colori, i dettagli, incantata; capii che in ogni creazione era racchiusa un'emozione, un significato.

"Le hai fatte tutte tu?" chiesi senza staccare gli occhi dalle maschere

"Già. Ti piacciono?"

"Sono bellissime." Dissi, prima di fermarmi davanti a una maschera.

Aveva un non so che di strano, anche se era piuttosto semplice rispetto alle altre: era sul grigio, aveva pressocchè la forma 'classica' della maschera, con righe verticali ed orizzontali che si incrociavano e due x al posto degli occhi.

"Oh, quella è interessante." Disse lui raggiungendomi

"Era la mia maschera" continuò girandosi verso la creazione

"Oh, è bella. Come mai non la usi più?"

Stavolta mi girai verso di lui.

Uta non smise di staccare gli occhi dall'oggetto, come se stesse rivivendo dei momenti attraverso esso:

"Beh, appartiene ad un momento particolare della mia vita, che non desidero ricordare particolarmente, ma che non voglio nemmeno dimenticare. Poi preferisco gli occhiali, ultimamente."

"Uhm." Mi limitai ad annuire: non volevo chiedergli dettagli.

Sbadigliai, ero piuttosto stanca. Quella giornata si era dimostrata più impegnativa del previsto.

"Vedo che sei stanca. Beh, la cosa non mi stupisce. Domani inoltre comincerai il lavoro, dovrai svegliarti presto; purtroppo non ho una camera, ti toccherà dormire sul materasso di nuovo." Disse Uta

"Non c'è problema, davvero. Allora, buonanotte."

"Notte"

Andai a coricarmi sul materasso, le lenzuola tirate su fino al mento. Mi tornarono in mente le litigate assurde con i miei genitori per andare a dormire ai tempi delle elementari: non sono mai stata una ragazza che ama andare a letto presto. Un sorriso amaro mi attraversò le labbra. Quanto mi mancavano.

Poi le palpebre si fecero pesanti e, pian piano, si chiusero. L'ultima cosa che vidi fu il mio soccorritore mettersi sulla scrivania a disegnare su un blocco di fogli. 





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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 05, 2016 ⏰

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