School

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"Cazzi miei" dissi alzandomi, lui rimase di stucco, non si mosse, l'unica cosa che fece fu fissarmi. Io molto semplicemente girai i tacchi e camminai in direzione della mia scassatissima scuola. Era una bella giornata di settembre, sembrava ancora piena estate, il sole faceva risplendere i miei capelli e mi scaldava le ossa, il cielo era di un azzurro stupendo e la strada era deserta, mi stiracchiai pigramente e mi scappò un sorriso "per fortuna che almeno il tempo è dalla mia parte" pensai. Non sopportavo la pioggia,  tantomeno le giornate grigie e buie, le trovavo deprimenti e noiose. Finalmente dopo una ventina di minuti a passo svelto riuscii a raggiungere il liceo, era composto da un agglomerato di edifici bianchi, contornati sulla parte più bassa da una striscia verde menta sbiadito, mi ricordava un ospedale. Sorpassai la cancellata d'acciaio e mi diressi al mio edificio. Gli studenti erano suddivisi in edifici e poi in classi, c'erano 5 edifici, quest'anno ero nel "C-3", quarto piano prima porta a destra. Il liceo il primo giorno è un po' come una trincea, ci sono quelli che preferiresti evitare, quelli che proprio non puoi vedere ed in fine ci sono i primini. Giuro che non ho nulla contro i nuovi arrivati, per carità ci siamo passati tutti, ma dio quanto li odio. Sono bassi, rumorosi, fastidiosi... venni improvvisamente spintonata, mi girai di scatto " ma che cazz.." un ragazzino sui tredici anni era con il culo in terra davanti ai miei piedi, aveva i capelli castani chiaro e degli occhi azzurri molto belli, lo guardai storto "levati sottospecie di hobbit" ringhiai, lui non si spostava, continuava a fissarmi con quell'aria da cerbiatto impaurito, quanto odio quando la gente mi fissa a quel modo, sbuffai alzando gli occhi al cielo e lo scavalcai. Un immenso fiume di studenti si riversava nei corridoi, non era facile raggiungere le scale, sgomitai un po' e mi appiccicai il più possibile alla parete, era talmente ruvida che mi graffiai la pelle prima di riuscire ad arrivare al primo gradino. Finalmente su attraversai la soglia dell'aula, i miei compagni erano già tutti dentro, si stavano salutando e abbracciando, alcune ragazze stavano piangendo "vi prego no " roteai gli occhi al cielo, sperando di raggiungere il mio banco senza essere notata. "HEY DOLCEZZA!" sentii qualcuno urlare alle mie spalle, mi bloccai sorpresa, di solito nessuno mi rivolgeva la parola mentre ero a scuola, mi girai incuriosita sorvolando sul nomignolo con cui il ragazzo aveva richiamato la mia attenzione, un tizio alto dai capelli blu elettrico e gli occhi chiari mi fissava con un sorriso ebete stampato in faccia, portava una magliettona completamente nera, senza maniche, e degli skinny jeans strappati. Aspettai che dicesse qualcosa ma rimase semplicemente imbambolato a guardarmi, la cosa mi irritò parecchio, "che cazzo vuoi?" sputai aggressiva , lui sembrò riprendersi dal coma " sei la ragazza di stamattina, giusto? " e sfoderò un sorriso ancora più smagliante del precedente, "..Eh?" lo guardai storto, cosa voleva da me quel deficiente con i pantaloni da donna, " sono il ragazzo della moto " disse gentile, improvvisamente i miei neuroni collegarono la cosa "oh perfetto " pensai sempre più infastidita, " ah, ciao, che vuoi?" dissi annoiata " Nulla a dire il vero" disse messo un po' a disagio dalla risposta apatica " Sono Michael, molto piacere" sorrise, porgendomi la mano, il mio sguardo passò dalla sua faccia alla sua mano e poi di nuovo alla sua faccia, "Leo" dissi semplicemente, ignorando la mano bianchissima protesa verso di me e sedendomi al mio banco.


Peluche_Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora