Prologo

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Le persone tristi si riconoscono. Sono quelle che per un'attimo parlano e straparlano, dicono stupidaggini infinite; poi un'attimo dopo le vedi fissare il vuoto in silenzio, lo sguardo perso e la mente chissà dove.
Si sentiva così in quel momento, triste. I suoi occhi fissvano un punto indefinito del paesaggio che le si presentava al di fuori del finestrino del treno. Dei nuvoloni grigi riempivano il cielo e un leggero venticello le compigliò i capelli lisci neri; aveva il viso paffuto, grandi occhi dolci azzurri, la carnagione nivea e le gote leggermente arrossate a causa del freddo.
In quel momento era in viaggio per andare dalla sua nuova famiglia. La madre morì non appena nacque mentre il padre la tenne con sè fino ai quattro anni, poi però, avendo delle difficoltà economiche decise di affidarla ad un orfanotrofio. E dopo due anni finalmente qualcuno decise di prenderla in custodia, l'unico problema era che, quella famiglia non viveva a Inazuma-cho ma bensì ad Osaka.
Era felice del fatto che avrebbe fatto parte di una nuova famiglia ma allo stesso tempo era triste di dover lasciare quella città e i particolar modo il suo migliore amico.
" Siamo in arrivo alla stazione di Osaka. Termine corsa del treno" la voce meccanica della registrazione la fece sussultare.
Prese il suo zaino nero a forma di gatto e scese dal treno insieme al marito della signore dell'orfanotrofio. Un'uomo anziano, alto e magro, capelli brizzolati, un paio di occhiali a mezzaluna e i tratti del viso dolci che rispecchiavano perfettamente il suo carrattere, così diverso da quello della moglie sempre arrabbiata.
Le fece un piccolo sorriso che le bastò per rassicurarla.
Si diressero verso l'uscita in cerca del cartello con su scritto il cognome della sua nuova famiglia. La famiglia 'Urabe'.
Dopo un paio di minuti lo trovarono. Lo manteneva una donna abbastanza alta e formosa, la carnagione olivastra, le labbra carnose e i capelli mossi verde acqua, con sopra una bandana rossa. Affianco alla donna vi era una bambina della sua età, all'incirca, che se ne stava dietro alla gamba della madre. Si somigliavano molto, l'unica differenza era la carnagione, la bambina l'aveva più scura di quella della madre.
Si avvicinarono a loro, nonostante la bambina fosse un po' titubante.
"Ciao, piccola" disse la donna accovacciandosi per arrivare alla sua altezza. "Io sono Amaya* Urabe" disse presentandosi "mentre lei è mia figlia Rika" disse facendo avvicinare la bambina.
"Ciao!" disse lei con un sorriso a trentadue denti. La bambina dai capelli neri, che stava ancora dietro la gamba dell'uomo, gli si avvicinò tenendo sempre la mano attaccata alla gamba dell'uomo "Minako.." disse la bambina con un fil di voce.
"Non devi avere paura, stai tranquilla non ti faremo niente" disse Amaya abbozzando un sorriso.
La bambina allora prese coraggio e si avvicinò di più, lasciando finalmente l'uomo. "Mi chiamo Minako" disse con più sicurezza.
"Benvenuta!" disse l'altra bambina abbraciandola in modo soffocante che però la fece sorridere.
"Bene, ora dovremmo finire di completare le pratica di trasferimento" disse l'uomo, così si avviarono verso la sua nuova casa.

Durante il tragitto in auto, Amaya e l'uomo iniziarono a parlare di ciò che riguardava il trasferimento mentre Rika e Minako cercavano di conoscersi meglio facendosi delle domande a vicenda.
"Colore preferito? Il mio è il rosa." chiese Rika
"Rosso. Animale preferito?"
"Gatto"
"Anch'io!" esclamò Minako sorridente.

Una volta arrivati, Rika le fece visitare tutta casa, soffermandosi principalmente sulla sua camera e quella di Minako.
La casa era abbastanza grande a due piani, con diverse fotografie di Rika appese ai muri, ognuna rappresentando un momento particolare. C'era una dove Rika aveva la cioccolata per tutta la faccia, un'altra dove era vestita da principessa per carnvale e un'alta ancora dove stava con un pallone da calcio e così via.
La camera di Minako si trovava affianco a quella di Rika. Era abbastanza spaziosa ma completamente grigia/bianca, con un letto sul lato destro, una scrivania, un armadio e una finestra affianco al letto.
"Non sapevamo che gusti avessi...così non l'abbiamo decorata in nessun modo" disse Rika leggermente inbarazzata "Domani andiamo a prendere la vernice e la decoreremo come vuoi!" esclamò entusiasta
Minako che per tutto il tempo era stata in silenzio non potè far a meno di abbracciarla e sussurrarle un "grazie" che però l'altra bambina riuscì a sentire comunque.

Salve a tutti. Rieccomi con una nuova storia che  pubblicai anche su efp ma che per comodità  continuo qui.
L'immagine di sopra è la piccola Minako e...spero leggiate anche questa e che vi piaccia.
Un bacio

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