H. W. Academy

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Era un pomeriggio tranquillo nella H. W. Academy. Il sole splendeva in un cielo terso e senza nuvole, mentre molti studenti passeggiavano nei giardini o si riposavano all'ombra degli alberi.

Aleggiava ovunque un'aria serena e rilassata... ovunque tranne che nella stanza numero 50 del dormitorio maschile.

"Figlio di...!!! Come hai osato!"

"Ti informo che qualsiasi 'figlio di ...' io fossi lo saresti anche tu, dato che sei mio fratello! Idiota!"

"Sta zitto, canadese dei miei stivali!"

"Ha parlato lo yankee! Oh giusto, dimenticavo che in realtà non lo sei davvero!"

"TU..."

Mentre il litigio di questi due fratelli degenerava, il loro compagno di stanza proveniente dalla Nuova Zelanda se ne stava beatamente disteso sul suo letto a sonnecchiare.

All'improvviso questa meravigliosa atmosfera venne però interrotta dal violento spalancarsi della porta, che sbatté rumorosamente contro il muro, e subito dopo un trafelato australiano si fiondò dentro la stanza, rischiando nel mentre di inciampare e finire lungo disteso sul pavimento.

"S-s-STA ARRIVANDO!!!!!"

Il grido attirò l'attenzione di tutti i ragazzi presenti, compresi i due che se le stavano dando di santa ragione sul pavimento. Dopo un attimo di sorpresa, il primo a riprendersi fu il neozelandese: "Eh? C-cosa? Chi?!"

"L-Lui."

La risposta, per quanto laconica, bastò a far calare il più totale silenzio nella camera. Tutto si fermò: i tre già presenti trattennero il respiro, non osando muovere neppure un dito, mentre la temperatura sembrò calare improvvisamente di dieci gradi.

Per i tre secondi successivi si sentirono solo il canto degli uccellini fuori dalla finestra e i respiri ansimanti dell'australiano, ancora provato dalla corsa contro il tempo (o meglio, contro di lui) attraverso i lunghi corridoi del dormitorio.

Poi, il tempo riprese a scorrere.

La vita ritornò improvvisamente nei quattro giovani che, come se fossero appena stati fulminati, iniziarono a correre scompostamente per la stanza.

I due litiganti cercarono disperatamente di alzarsi, inciampando uno sull'altro e scattando poi verso i rispettivi letti in un estremo tentativo di farli apparire in ordine.

Nel frattempo l'australiano si fiondò sul proprio, raccattano alla rinfusa fumetti e riviste varie (e non esattamente in regola) per cercare di nasconderli nel primo posto che gli capitasse a tiro, che il caso volle fosse sotto il suo letto.

Il neozelandese invece... be'... lui si limitò a spianare le pieghe del suo copriletto e a sistemarsi la divisa. In quel momento era decisamente il più calmo fra tutti loro.

Proprio per questo fu anche il primo ad accorgersene.

"Ragazzi... sentite anche voi?"

Alla sua domanda gli altri alzarono la testa, interrompendo brevemente le loro attività per concentrarsi sul suono che proveniva dal corridoio al di fuori della loro camera.

Tonf. Tonf. Tonf.

Passi.

Tonf. Tonf. Tonf.

Che si avvicinavano rapidamente.

I ragazzi divennero ancora più frenetici.

L'australiano finì di cacciare la sua roba sotto il letto con una pedata, mentre con la mano destra tirava su le coperte e con la sinistra cercava inutilmente di dare ai suoi capelli un'aria rispettabile.

L'americano si accorse improvvisamente di non stare indossando la giacca e iniziò a correre come un pazzo nel tentativo di ritrovarla entro qualche secondo.

Il canadese cercava disperatamente di cancellare le tracce della lotta, senza grande successo per altro, e nel frattempo imprecava in francese, inglese, e qualsiasi altra lingua gli venisse in mente al pensiero di ciò che sarebbe successo se non ci fosse riuscito.

Il neozelandese se ne stava in disparte, preparandosi psicologicamente mentre cercava di non essere investito dagli altri.

A un certo punto nel mezzo di tutto quel trambusto, i passi si fermarono proprio di fronte alla loro porta che, per qualche motivo, doveva essersi richiusa senza che loro se ne accorgessero.

Fu uno di quei momenti che andrebbero segnati sui libri di storia: tutti e quattro corsero ai loro posti scivolando e inciampando. In particolare, il piede dell'americano beccò in pieno un'asse sporgente del pavimento, e sarebbe atterrato di faccia se non avesse avuto la prontezza di mandare avanti le braccia e risollevarsi, il tutto ovviamente senza interrompere la propria corsa. La maniglia era ormai già abbassata quando, con un salto, anzi, un tuffo che non avrebbe sfigurato alle Olimpiadi atterrò ai piedi del suo letto, risollevandosi istantaneamente.

In qualche modo così riuscirono tutti a trovarsi in piedi, con schiena dritta e mento alzato, di fronte al proprio letto nel momento in cui la porta si spalancò, rivelando il giovane uomo che vi stava dietro e che aveva provocato così tanta agitazione in quei poveretti.

"Ispezione a sorpresa!"

"Yes, commander!" fu la risposta immediata e corale dei quattro.

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