Certezze.

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Questo capitolo mi è stato richiesto da agonelove .

È su Genn.

"Che significa che la porta non si apre?" Chiesi, quasi urlando al biondo seduto sulla tavoletta del bagno.

"Significa che è chiusa." Mi prese in giro.

Lo ignorai, continuando a sbattere le mani sulla porta, cercando di farmi sentire dai miei amici nell'altra stanza.

"È colpa tua!" Urlai esasperata, puntando il dito contro al ragazzo, che ridacchiò divertito. "Non volevo nemmeno venirci qui al bagno con te." Sputai.

"E perché l'hai fatto?" Si avvicinò costringendomi ad indietreggiare fino a scontrarmi sulla porta.

Rimasi per un po' a fissare le sue labbra carnose, poi lo spostai violentemente e presi il suo posto sulla tavoletta. "Non è questo l'importante."

Si lasciò sfuggire una risata compiaciuta, mentre si sedeva a terra, con la schiena appoggiata alla porta.

Pregai con tutta me stessa che la bottiglia non si fermasse proprio verso di me. Pregai. Per la prima volta nella mia vita pregai.

Sembravano eterni i giri di quella maledetta bottiglia di plastica.

Chiusi per un attimo gli occhi, prima di essere scossa dalla mia amica al mio fianco.

"Vai, in bagno con Raia!" Esclamò con tono malizioso

"Cosa? In bagno con lui?" Mi alzai di scatto.

"Esattamente. Ha scelto obbligo; quindi io obbligo Gennaro ad andare in bagno con Giorgia per almeno cinque minuti a limonare." Ormai era andata, non sapeva nemmeno cosa diceva. L'alcool non l'aveva mai retto.

"Come sai che lo farò davvero?" La sfidai, mettendo le mani sui fianchi.

"Hai il rossetto, si vede se lo baci."

Sbuffai, lanciando uno sguardo pieno di odio verso il biondo.

Si avvicinò a me, cercando di prendermi sotto braccio, ma gli diedi una spinta, entrando in bagno.

Mi alzai di scatto e schiaffeggiai il suo braccio, ripensando all'accaduto.

"Aja, perché mi hai picchiato?" Chiese, toccandosi il braccio.

"Perché è colpa tua se ora siamo qui!" Urlai.

Sbuffò e poi si alzò molto rapidamente avvicinandosi pericolosamente a me. "No cazzo, no! Non è colpa mia, Giorgia. Non è sempre colpa mia. Vuoi crescere?" Urlò a sua volta.

"Io dovrei crescere? Raia, fammi il piacere, chiur 'o cess."

"Ma chiur 'o cess cosa, non sei nemmeno in grado di portare avanti un discorso!" Urlò ancora più forte.

Mi sentivo profondamente offesa ed arrabbiata, non rispondevo più alle mie azioni in modo lucido.

"Non sono io che non sono in grado di portare avanti un discorso, è che non ho un cazzo da dirti! Sei tu che mi hai baciata e poi mi hai lasciata da sola in mezzo alla strada, di notte!" Urlai con le lacrime agli occhi.

"Ero ubriaco, Dio." Roteò gli occhi al cielo.

"Non me ne frega un cazzo che eri ubriaco. Sono tornata a casa piedi ed erano le due di notte. Tu sei scappato come un codardo dopo avermi ficcato la lingua in gola, sei un idiota." Sputai fredda.

"Okay, sì, avevo paura. Contenta?" Continuò ad urlare, aumentando la mia voglia di piangere. "Ti sei scansata subito, cosa dovevo pensare? Che ti aveva fatto piacere il mio bacio? Sembrava che ti facessi schifo!"

"E mi facevi schifo! Cazzo, hai baciato me dopo esserti limonato metà discoteca." La mia voce risultava stridula e rotta dal pianto.

"Ti ricordo che ero sempre ubriaco."

"Non è una fottutissima giustificazione, Gennaro. Non capisci che con quel bacio mi ha fatto solo del male? Dio, sembri ceco a volte. Sono anni che sono innamorata di te e tu non fai altro che cambiare ragazza ogni giorno. Non so più cosa fare, vorrei non pensare più a te e a tutte le stronzate che fai, ma non ci riesco! È più forte di me. I sentimenti che provo per te, coglione, sono più grandi di me e non riesco futtutamente a gestirli. Ora farai come tuo solito. Dirai anche io provo lo stesso, mi darai un bacio e poi appena usciti da questa stanza ti fionderai in mezzo alle gambe della prima che capita." Presi respiro, finito il mio lungo discorso ed iniziai involontariamente a piangere.

"Co- cos'hai detto?"

"Che appena usciti di qui ti fionderai in mezzo alle gambe della prima che capita. Ora nemmeno ci senti?" Domandai retorica.

"Tu sei innamorata di me?" Si avvicino, avvolgendo il mio corpo con le sue braccia.

"Non toccarmi." Dissi, tra i singhiozzi.

"Ti prego, ho bisogno che tu me lo ripeta." Il tono era disperato, come se da questa frase dipendesse la sua vita.

"Sono innamorata di te." Lo accontentai, perdendomi nei suoi occhi. "Ma ora ti supplico, non toccarmi, mi complichi solo le cose..."

Lo vidi sorridere, poi ignorando la mia richiesta si avvicinò sempre di più, facendo toccare le nostre labbra. Era un bacio disperato, che sapeva delle mie lacrime, ancora intente a scendere sul mio viso.

"Voglio amarti anche io." Disse, sulle mie labbra.

"Non è una cosa che si decide." Scossi la testa.

"Ma è una cosa che si può provare a fare." Sorrise. "Ed io voglio provare a farlo con te." Concluse, baciandomi ancora.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 12, 2016 ⏰

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