Litigio.

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"Una marea di ragazzine urlanti ti bacia e ti si spalma addosso come gli pare e piace e tu fai delle scenate perché un ragazzo mi chiede di fargli vedere dov'era quel maledettissimo negozio?" Sbottai, sbattendo la porta di casa e seguendo Gennaro all'interno dell'appartamento che condividevamo.

Eravamo appena tornati da un firma copie; evento del tutto normale, non era la prima volta che avevo la possibilità di accompagnarlo, ma quella volta aveva deciso di fare delle inutili scenate. Aveva quasi urlato al ragazzo di stare alla larga, quando quest'ultimo mi aveva chiesto semplicemente un'informazione. Forse, Gennaro, non si rendeva conto della brutta figura fatta davanti a tutte quelle persone. Quella volta, persino Alessio, gli disse di calmarsi.

Il biondino davanti a me sbuffò, finalmente girandosi. "Che paragoni fai? Loro sono fan, credo sia normale che mi abbraccino!" Alzò la voce.

Mi tolsi il giacchetto, posandolo sul divano davanti la porta e iniziai a contate fino a dieci per calmarmi, ma fallendo miseramente.

"Gennaro ascoltami, quel povero ragazzo mi ha solo chiesto dove si trovasse un negozio, non era necessario dire quelle brutte parole." Cercai di mantenere un tono calmo, ma deciso.

"Ah, non era il caso?" Fece una pausa. "NON ERA IL CASO?" Urlò,  facendo cadere tutti i libri e la lampada sul piccolo tavolino, vicino al divano. 

Saltai a causa del suo scatto d'ira e rimasi in silenzio, aspettando che si calmasse.

"Ti stava così fottutamente addosso, Emma, lo vuoi capire? Se non fossi arrivato io, probabilmente, ora staremmo organizzando il vostro cazzo di matrimonio." Sbottò, alzando sempre di più la voce.

"Non essere idiota, mi ha solo chie-" provai a farlo ragionare, ma mi interruppe sbattendo con forza il pugno contro il muro.

"COM'È POSSIBILE CHE TU NON CAPISCA CHE ERA PALESEMENTE UNA SCUSA QUELLA DEL NEGOZIO?   SE DEVO CHIEDERE INFORMAZIONI, IO NON VADO PRATICAMENTE IN BRACCIO ALLA PERSONA A CUI LE CHIEDO." Continuò ad urlare e gesticolare, quasi come uno psicopatico.

"Non era in braccio a me." Alzai leggermente il tono, sulla difensiva. "Quanto sei infantile." Sbuffai, camminando via.

"Ora dove vai?" Sputò nervoso, Gennaro, seguendomi con lo sguardo.

"Al bagno, cazzo, sto andando al bagno; vuoi per caso venire?" Il mio tono era scocciato.

Ne avevo abbastanza, amavo Gennaro, ma la distanza lo rendeva eccessivamente geloso. Poi, vista la sua fama, le scenate non rimanevano segrete a lungo; ed ecco che finivamo un'altra volta in quelle sciocche riviste da quattro soldi, mai stanche di utilizzare gli stessi titoli.

Problemi per il giovane cantante e la sua compagna?

Il  biondino degli Urban Strangers sarà presto single?

Tradimento? Distanza? Gelosia?

Ero così stufa di leggere gli stessi articoli, pronti ad annunciare una rottura tra me e Gennaro.

Sapevo che era un ragazzo molto geloso e protettivo, ma oggi aveva proprio esagerato: aveva letteralmente preso il ragazzo per il colletto della camicia, spingendolo a terra; dopodiché, prese con forza la mia mano, trascinandomi a casa.

ONCE IN A LIFETIME [G.Butch] || Raccolta one shotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora