CAPITOLO 14

20 2 0
                                    


Aveva deciso. Abbey si sarebbe presa una vacanza da tutte le pressioni, da sua nonna a Brighton. Aveva ottimi rapporti con lei e spesso si sentivano via telefono. Era una sorta di confidente quando la mancata fiducia in sè stessa insisteva sulla sua persona. Forse quel periodo sarebbe stato un toccasana. Aveva bisogno di respirare, e nonostante Londra fosse una metropoli con numerosi parchi, si sentiva stretta.
Mano a mano che più chilometri si interponevano tra Abbey e la città, sentiva un pezzo di cuore più leggero. Non stava scappando, stava solo cercando un motivo per non farlo.
E nel frattempo si faceva cullare, sul treno, dalla vellutata voce di qualche cantautore.
Da dove se ne stava andando la situazione era ben diversa. I Larry sembravano stare sui carboni ardenti, in una tensione che avrebbe fatto invidia ad un elastico teso. Non si erano più parlati ed era forse per questo che non c'era più, nel gruppo, Louis con le sue battute da coglione o Harry e la sua solarità. Un grosso nuvolone incombeva su tutti, senza esclusioni. Bisognava solo attendere la pioggia.
I componenti del gruppo si ridussero dopo la partenza di Abbey, Zayn e Niall (rimpatriato nella sua amata Irlanda).
Non si percepiva più l'atmosfera di festa, e forse fu quello che spinse Liam a "Harry, Louis, non capisco perchè siete così distanti... ci mancate solo voi!" dire.
I loro occhi si rincontrarono. Di nuovo. Malinconici e rammaricati. In ogni iride si riusciva a leggere la sofferenza di non poter anche solo tenere l'altro per mano.
Harry riabbassò quasi subito lo sguardo pensando che non aveva avuto senso il suo comportamento. Probabilmente aveva sprecato parole con Zayn e lacrime per Louis. Quando tutti andarono a casa i due rimasero senza parlare per un po'. Il riccio percepiva uno sguardo ghiacciato ardere sulla sua schiena. Non ebbe il coraggio per fare niente se non scappare.
"Io devo andare - cercò una scusa plausibile - ho un impegno. Hanno bisogno di me in piscina."
Non era male come giustificazione e parzialmente soddisfatto si avviò verso caso, se non un braccio. Una stretta lo bloccò sul posto.
"Impossibile. Non vai mai in piscina di Martedí. L'ultima volta, che ti hanno telefonato per domandare di coprire il turno, eri occupato a fare altro. Con me. A casa mia. Sul nostro letto. Da allora Lindsey non ha osato richiamare." affermò Louis con un lieve luccichio negli occhi.
Dannazione, ecco ciò che può avere di negativo una relazione durata così tanto: entrambi sapevano a memoria gli orari dell'altro.
Il più alto strinse il pugno, quando sentì un petto aderire alla propria schiena.
"Mi dispiace" si scusò il ragazzo dagli occhi azzurri. Posó le labbra sul lobo dell'altro: "Mi manchi".
Il secondo si liberò dalla presa girandosi: "Non mi interessa.  Come fai a dire che ti importa di Abbey e Zayn, quando non li aiuti nemmeno? Eh? Cosa pensi? Se non ci fosse stato Zayn credi che ti saresti mai accorto di me. Io gli devo tutto. O gli dovevo tutto. Sono in debito con lui. È innamorato, che ci posso fare? Lo capisco dannatamente, e vorrei non compatirlo più di tanto. O forse tu non lo fai abbastanza."
La sua voce seguì un climax discendente, fino ad un sussurro.
"Cosa intendi dire" incalzò Louis con le lacrime agli occhi.
"Esattente quello che ho detto. Un tuo amico è in difficoltà, e benchè ti abbia fatto un torto perchè gli volti le spalle. Se non lo vuoi fare per Zayn fallo per Abbey. Rifletti. Perchè devi essere così cocciuto ed insensibile?"
"Non sono affari miei! È la loro di vita. Se sono destinati si ritroveranno."
"Ottima filosofia. Applichiamola al nostro caso. Vedila così: se non è destino, addio."
E quello che sentirono fu solo il suono di due cuori frantumarsi. Come aveva potuto essere così poco attento e così tanto egoista. Non c'entrava molto, ma avrebbe dovuto provare, anche solo a far riflettere Zayn e evitare di immolarlo in quella ruota ad issione che lui stesso si era imposto.
Rettifica della situazione: Harry ha sempre ragione.
A nulla servirono messaggi commuoventi e pieni di sentimento, ambasciatori e cornetti al mattino. Harry era irremovibile. Il fatto che avesse più volte riletto i messaggi piangendo come un bambino era solo un illusione.
Louis, dunque, si rimboccò le maniche. Doveva fare qualcosa di grosso.
"Anne. Vorrei fare una sorpresa ad Harry. Posso venire a casa vostra perchè stasera mi devo far perdonare... lo so... sono stato uno stupido... voglio dimostrargli solo quanto lo amo." non esitó a chiamare la madre del suo ex (?) fidanzato.
Era un venerdì sera, quando Harry tornò a casa stanco come poche volte nella sua vita. Con le punte dei capelli bagnate e la borsa da piscina il cui peso grava sulle sue povere spalle, distrutte.

What you deserve | Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora