Capitolo tre: vecchie conoscenze

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Una settimana dopo

Aria's POV.

E finalmente, dopo due anni passati in Islanda torno a casa. Sì, perché anche dopo tutto che è successo Rosewood rimane sempre casa mia. Un'emozione mi invade quando dall'alto inizio a scorgere la vecchia cittadina. Sarà cambiato molto dalla mia partenza? Che ne sarà delle mie ex-amiche? Vorranno vedermi?
Le domande continuano ad annebbiarmi la mente, ma cerco di non pensarci troppo. Al momento provo troppe emozioni, tra cui anche l'ansia dell'incontro con la polizia. Ecco perché sono tornata: la polizia vuole parlare con me, Hanna, Emily e Spencer. Così i miei genitori, una volta ricevuta la telefonata dalla polizia, non hanno esitato a spedirmi sul primo aereo diretto in America. Sembra che le cose vadano meglio tra loro due: da quando siamo in Islanda la mia famiglia sembra aver finalmente trovato un suo equilibrio. Speriamo duri... Ho tanta paura. Sono per la prima volta dopo tanto tempo qui in America, da sola. Eh già. I miei genitori e mio fratello Mike sono rimasti in Islanda. Hanno detto che mi raggiungeranno se necessario. La nostra casa di Rosewood però l'avevano venduta, quindi mi tocca stare in un dannato albergo squallido. A Rosewood fanno schifo gli alberghi. E ci credo! Nessuno vuole visitare una cittadina del genere dopo tutto quello che è successo. Mentre la mia mente e i miei pensieri divagano su Rosewood, l'aereo è quasi atterrato a Philadelphia. Scesa da lì, mi precipito a prendere il treno per Rosewood. L'incontro con la polizia è domani, e voglio avere un po' di tempo per riprendermi dal viaggio. L'insegna dell'albergo luminescente mi fa capire che è quello giusto. Tempo fa Ali mi aveva parlato di questo albergo... Ma non mi ricordo per cosa. Una volta entrata mi accorgo che non è poi così squallido, anzi è quasi carino.
Faccio il check-in e lascio i bagagli alla reception. Un tizio assicura che saranno i camera presto. Mi consegnano la chiave, e vado in cerca della camera.
"Non è così male" penso tra me e me.
Un biglietto sul letto attira la mia attenzione. Che sia un biglietto di benvenuto? Magari questo albergo ne lascia uno ad ogni ospite.
Lo prendo. Purtroppo riconosco che è famigliare.
È scritto con inchiostro rosso.

Aria,
Che ti avevo detto? È meglio se stai lontana da Rosewood. I tuoi segreti sono al sicuro nella tomba di Ali, ma sai che a me piacciono i cimiteri? E mi piace anche diseppellire cadaveri.
-A

Fisso il biglietto incredula. A? Di nuovo? Ma che razza di idiota scriverebbe una cosa del genere...
E poi Ali non è morta! Perché dovrebbe esserci una tomba?
La mia testa sembra esplodere, le domande continuano ad aumentare ma non ci sono risposte.
Prendo nuovamente il biglietto.
Rabbrividisco.
Chi può avere scritto questo?
Il mio telefono squilla, distraendomi dal folle biglietto appena ricevuto. Rispondo senza nemmeno guardare chi è.
"Pronto?" Dico.
"Aria? Sei davvero tu?" Dice l'estranea voce.
"Certo. Tu sei?"
"Sono Spencer. Dobbiamo parlare." Non era una voce estranea, era la voce di Spencer. Sapevo che mi avrebbe chiamata.
"Sono appena tornata dall'Islanda. La polizia ha per caso chiamato anche te?"
"Sì. Ha chiamato anche Hanna ed Emily."
Sentire i loro nomi fa affiorare tanti ricordi, che invadono in fretta la mia mente.
"Aria? Sei ancora in linea?"
"Scusa Spence, sì sono ancora in linea." L'ho chiamata Spence... Non so il motivo, ma mi è venuto spontaneo.
"Ok, allora dobbiamo assolutamente vederci. Alle tre di questo pomeriggio al capanno, va bene?"
"Credevo ci saremo viste domani alla polizia..."
"Aria, è importante. Chissenefrega della polizia, questa è un'emergenza."
"Hai ragione. Ci sarò, ci vediamo lì al capanno."
"A dopo allora. Ciao Aria."
"Ciao Spence. Mi era mancata Rosewood."
Dico e attacco.
Ripensando all'ultima frase, credo di aver detto una bugia. Ma che posso farci, ormai dire le bugie è parte di me. Lo faccio e nemmeno me ne accorgo.
La verità è che Rosewood non mi è mancata per niente.
Ormai sono qua.
E devo prepararmi al peggio.
A è tornato.

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