Capitolo VIII

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Do you really want?
Do you really want me?
Do you really want me dead, or alive to torture for my sins?
Do you really want?
Do you really want me?
Do you really want me dead, or alive to live a lie?

30 seconds to Mars ft. Kanye West, This is War, Hurricane

Lo vuoi davvero?
Mi vuoi davvero?
Mi vuoi davvero morto, o vivo per torturarmi per i miei peccati?
Lo vuoi davvero?
Mi vuoi davvero?
Mi vuoi davvero morto, o vivo per vivere una bugia?

30 seconds to Mars ft. Kanye West, This is War, Hurricane

Quando la Regina si destò, quella mattina, l'odore delle rose all'interno della sua camera era più marcato del solito: le fece quasi girare la testa, nonostante ormai vi fosse assuefatta. Il motivo di quel cambiamento, le fu chiaro non appena ebbe scostato le tende scarlatte del proprio letto a baldacchino: ogni cosa, nella stanza, era completamente coperta da superbi petali di rose color cremisi. Si guardò intorno, lo stupore negli occhi, e posò i piedi nudi sul pavimento morbido, calpestando suo malgrado alcuni dei meravigliosi petali mentre si dirigeva verso il bagno, per prepararsi ad affrontare una nuova giornata.
Un sorriso dolce ed allo stesso tempo lievemente compiaciuto le fiorì in viso quando scoprì le candele che, sospese a mezz'aria, profumavano soavemente l'ambiente.
Sì, pensò, aveva fatto bene ad accettare di continuare a vedere Malfoy.
Se non altro, una volta tanto, sarebbe stato qualcuno ad occuparsi di lei, e non viceversa.

Sedendosi alla tavolata dei Grifondoro in Sala Grande, quel martedì, l'espressione di Hermione era quanto di più vicino alla beatitudine si potesse immaginare da parte sua. In quel momento, le pareva che la sua vita -presto o tardi- sarebbe tornata ad essere una vita quasi felice. Forse, dopo tutto ciò che aveva passato, dopo tutto ciò che aveva fatto per gli altri, prima o poi sarebbe giunto anche il suo momento di essere serena. Non che non avesse avuto mai delle soddisfazioni, questo no, ma tutto ciò che aveva fatto fino ad allora non era praticamente mai stato per se stessa. Aveva aiutato Harry, e lo aveva fatto con il cuore e con tutto il proprio coraggio, aveva combattuto Voldemort, era stata con Ron e gli aveva sostanzialmente fatto da madre, si era preoccupata per lui, si era preoccupata per tutti. E, dopo la Guerra, dopo aver perso così tanti di coloro che amava, si era ritrovata a domandarsi cosa avrebbe fatto da quel momento in poi.
Non riusciva quasi a credere di potersi dedicare a ciò che voleva lei.
Inizialmente, soprattutto, si era sentita quasi confusa, spaesata, fuori posto. Come se preoccuparsi per se stessa non fosse un'occupazione degna del proprio tempo, così lungamente dedicato ad altri. Pian piano, però, stava iniziando a comprendere che si era sbagliata. Dedicarsi a sé, non significava per forza essere una persona egoista, non voleva per forza dire accantonare gli altri, ma essere migliore, stare meglio, anche per coloro che le stavano a fianco. Aveva compreso che c'erano persone che desideravano la sua felicità più di quanto la desiderasse lei per se stessa, ed aveva capito che era anche per loro che doveva tentare di realizzare i propri sogni.

Recede in te ipse*

***

«Chissà come mai questa mattina la Granger sorride tanto» domandò sarcasticamente Blaise Zabini senza rivolgersi a nessuno in particolare ed ottenendo in cambio un'occhiata fulminante da parte di Draco.
Daphne, dal canto suo, alzò le spalle noncurante -poche altre persone sarebbero riuscite a far apparire un'alzata di spalle come un gesto elegante e regale- e replicò: «Probabilmente è solo contenta di non ricevere più rose a tutte le ore del giorno. Se fossi stata al posto suo, la cosa mi avrebbe infastidita non poco».
Parve quasi che negli occhi del biondo passasse un lampo di curiosità reale, ma quando proferì verbo, la voce strascicata e profonda era annoiata come al solito:
«E perché mai sua altezza non avrebbe gradito un gesto tanto romantico?»
Daphne lo guardò come se non potesse credere di dover spiegare una cosa tanto ovvia, poi scosse la testa tra sé, ricordandosi di avere a che fare con qualcuno del sesso opposto al suo:
«Ovviamente perché ciò significherebbe che chi desiderasse attirare la mia attenzione non sarebbe stato in grado di farlo in altro modo e non avrebbe avuto il coraggio di mostrarsi pubblicamente, anche se il tentativo avrebbe potuto essere fallimentare. Una rosa va bene, può essere un gesto carino. Ma solo rose, senza che mai la si veda uscire con qualcuno? A mio parere, questo ragazzo è un codardo. È molto più coraggioso Potter, non trovate?»
La naturale compostezza di Blaise venne improvvisamente meno, quando iniziò a tossire dopo aver rischiato di annegare dentro il suo succo di zucca. Persino il viso di Draco mostrava un certo stupore: il sopracciglio sinistro era elegantemente inarcato in un'espressione che mostrava tutta l'incredulità ch'egli provava per quella frase, celando la profonda irritazione per le parole che Daphne aveva inconsciamente pronunciato sul suo conto.
«Potter? Che c'entra Potter con la Granger?» domandò Blaise.
Daphne dovette trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo:
«Con la Granger, nulla. Io stavo parlando dei tentativi fallimentari che sta facendo ormai da mesi per rimettersi con la Weasley».
Il cobalto degli occhi di Blaise si raffreddò impercettibilmente, e Daphne sorrise maliziosa:
«Sì, Blaise, la Weasley. Pensavo l'avresti notato anche tu, sai?»
«E perché avrei dovuto notarlo?»
«Non so. Sei sempre stato attento alle belle ragazze, e non si può certo negare che Ginevra Weasley rientri in quel gruppo. Stai forse perdendo colpi?» domandò la ragazza, per poi aggiungere, pensierosa: «Anche se forse, in realtà, fai bene a tenertene alla larga. Che possibilità potresti mai avere con lei? Scommetto che tra poco cederà e si rimetterà con Potter. Insomma, tutti dicono da sempre che sono perfetti l'uno per l'altra: perché buttare via un'occasione simile per essere felici?».
Nonostante la pelle ambrata dell'amico, Daphne capì ch'era impallidito e trattenne un sorriso sarcastico.
«Mi stai sfidando, Greengrass?» domandò Blaise, con uno sguardo affilato.
«Sfidarti quando non hai possibilità di vincere, Zabini? Nemmeno io cadrei così in basso. E poi non vedo come la cosa possa interessarmi» replicò Daphne, indifferente.
Blaise scosse la testa tra sé e le fece il più piccolo dei sorrisi: «Sei incorreggibile» sussurrò, mentre la sua mente correva a cose più importanti.
E così Potter stava tentando di rimettersi con la Weasley?
Poteva stare certo che la cosa non sarebbe stata per nulla semplice come probabilmente aveva pensato.

Coercizione,
mascherata da libero arbitrio

Draco non fu in grado di seguire la lezione di Trasfigurazione, quel giorno, e fu grato che la McGranitt stesse spiegando un nuovo incantesimo e che non si trattasse di una lezione pratica, durante la quale sarebbe stato impossibile perdersi nei propri pensieri.
Stupiscimi, gli aveva detto la  Granger, e lui l'avrebbe presa in parola. Doveva farlo, se voleva avere la minima possibilità di raggiungere il suo scopo.
Daphne pensava che chiunque avesse mandato fiori alla Mezzosangue fosse un codardo, perché non era riuscito a dichiararlesi pubblicamente. Non che la cosa avesse il benché minimo fondamento di verità, chiaramente, ma quella parola -codardo- gli era rimasta impressa nella mente.

Lettere di fuoco,
lacrime di sangue

Tra poco più di due settimane sarebbe stato Natale. Il primo che avrebbe passato ad Hogwarts, senza tornare a casa dalla sua famiglia.

Funesta, l'ira:
pretende vendetta

Allo scoccare dell'ora, il Re alzò lo sguardo deciso di fronte a sé. Un familiare ghigno increspò le serafiche quanto demoniache labbra: era venuto il momento di uscire allo scoperto, ed avrebbe fatto in modo che nessuno potesse mai dimenticarlo.

*Seneca

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 17, 2016 ⏰

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