Capitolo 1

222 20 0
                                    

Sette anni dopo.

E lo senti il nervoso delle perosne, quando cominciano a sbattere le cose, a sbuffare ogni cinque secondi, le sopracciglia aggrottate, la fronte corrugata, silenzio.

Se ne accorse, Luke, quel giorno. Gli atteggiamenti di sua zia Jane erano ben evidenti, capaci di far capire il nervosismo di una persona anche dietro una maschera e un costume da clown. Pure Luke cominciava ad innervosirsi, guardando la zia mentre puliva e sistemava alcune cose della cucina, non curando il fatto che continuava a sbattere e a far cadere, di proposito, alcune posate o utensili della cucina.

" Jane." Luke chiamò la zia, la chiamava sempre per nome, dopo la morte della madre non riusciva nemmeno a guardarla negli occhi. Aveva l'anima della sorella impressa in essi.

Jane non rispose, capì subito subito la domanda del nipote,era molto perspicace. La smise, smise di sfogare il suo nervosismo negli utensili da cucina.

"Scusami." disse solo. "Non è una bella giornata." e infatti, non lo era. Quel giorno, si ricordavano i dieci anni della morte di Luna, la mamma di Luke. Lui sembrava averci fatto l'abitudine, ormai, quell'assenza di una persona pure e dolce, capace di farti sembrare che le giornate possano essere belle e calme anche con una tempesta.

"Io esco."disse il biondino, e senza nemmeno degnare uno sguardo alla zia, prese il cellulare, le chiavi di casa e uscì, richiudendosi la porta alle spalle.

Camminava, le mani in in tasca per proteggerle da qualsiasi tocco o sfioramento, la testa bassa per non incontrare lo sguardo di nessuno per paura di essere letto dentro e far si che le sue paure e le sue insicurezze potessero venire a galla, usandolo contro di lui una volta scoperte .

Dieci anni, pensò. Ora, a ventuno anni, Luke non sapeva più che fare della sua vita; aveva perso la madre da bambino, il padre abusava sempre di lui da quel momento e quando riuscì a liberarsi, si sentiva perso, vuoto, sporco, incompleto, il corpo che aveva non lo sentiva più suo dalla prima volta che il padre lo toccò. Cominciò ad avere paura delle persone, soprattutto dei maschi, ma allo stesso tempo ritrovava quell'attrazzione che credeva fosse malata, perché si, Luke Hemmings si sentiva anche affetto da una malattia che non riusciva a curare.

Era un uomo, un ragazzo maturo, ma indifeso e debole agli occhi di se stesso e sicuramente anche agli altri.

Prese il cellulare dalla sua tasca e guardò il display: 13:17. Infatti, aveva fame il povero ragazzo, ma a casa della zia Jane non voleva proprio tornarci, soprattutto date le circostanze del suo malumore.

Entrò in un negozio di alimenti, sempre con la testa bassa e con sguardo attento verso ogni persona che si muoveva tra gli scaffali del negozio, ma nessuno di loro sembrava esser interessato a lui. Si avvicinò al reparto dei tramezzini già pronti, ne avrebbe comprato uno e sarebbe andato al parco a mangiare, cosa che faceva quasi tutti i giorni Jane si era stufata di rimproverarlo sempre. Il ragazzo poteva essere debole e spaventato dagli essere viventi, ma era cocciuto.

Proprio nel momento in cui stava per prendere un teamezzino nella plastica trasparente, qualcuno si avvicinò, forse fin troppo, a lui, facendolo sussultare e girare di scatto verso questo essere.

Il ragazzio accanto a Luke si girò subito dopo di lui, quasi spaventato dalla reazione di Luke. "Tutto okay?" chiese, Luke fece un passo indietro al ragazzo e lo guardò attentamente, scrutando i suoi movimenti e accertandosi che non facesse niente di ciò che avrebbe potuto immaginare il biondo. Ma più Luke lo guardava, più vedeva in quei occhi verdi una luce diversa, una luce chiara, non scura, pareva rilassato il ragazzo.
Finalmente annui, Luke, rispondendo alla domanda del ragazzo dalla chioma riccia e color cioccolato. "Bene", disse solo il riccio, prese lo stessi tramezzino che stava per prendere Luke, lo mise nel carrello e gli porse la mano.
Gli occhi verdi fissavano Luke in modo studioso, attento a ogni particolare del suo viso, si accorse della tensione, dello stupore e dell'agitazione nei suoi quando gli porse la mano. Ovviamente, non la strinse, non avrebbe potuto o avrebbe vomitato a stomaco vuoto davanti a tutti.
"Mi chiamo Ashton." disse il ragazzo dagli occhi verdi, che cominciò a chiedersi se parlasse la sua stessa lingua fin quando il biondo disse: "Luke", sussurato a fil di voce, che forse Ashton nemmeno sentì.
"Non sono un maniaco."disse Ashton ridendo, facendo però tremare Luke a quelle parole, che prese il teamezzino dal frigo del negozio e andò via senza nemmeno salutare Ashton, che voleva semplicemente fare amicizia.
Inutile dire che quest'ultimo ci rimase male a quel comportamento, cominciando a chiedersi se avesse sbagliato qualcosa, non era abituato a non ricevere attenzioni, ad essere evitato e ad essere guardato in quel modo. Quando Luke arrivò a casa, si sentì avvampare nel momento in cui la scena del viso di Ashton gli parve davanti. Quei ricci scompigliati, quasi fuori luogo, i suoi occhi verde smeraldo, cristallino, qualche scheggia dentro di essi a macchiare quel prato senza fiori.
Andò a farsi una doccia, voleva mandare via quella visione, quella parola detta da quello stesso ragazzo e dai ricordi che non riuscivano mai a lasciare la sua mente .
Quella stessa sera, Luke, andò nella sua stanza e prese la sua chitarra regalata da Jane al suo diciottesimo compleanno. Il plettro nero sfiorò le corde di quell'oggetto sacro e importante per Luke, creando una melodia calma, tranquilla, proprio come si sentiva lui quella sera.
Perché si, la chitarra di Luke riusciva ad assumere melodie o note in base a come il ragazzo di sentiva, melodie che forse già aveva sentito ma che dentro di sé doveva buttare fuori, il suo unico sfogo e rifugio della sua mente ferita, malata e ossessionata.
Sebbene Luke fosse stato sempre un bravo e un bel ragazzo agli occhi degli altri, dentro di sé sentiva di avere il male che il padre aveva marchiato ogni giorno per due anni, sentiva di avere lo sporco indelebile sulla sua pelle, l'anima spaventata da qualsiasi cosa lo circondasse. Ma non avrebbe mai immaginato che prima o poi, ne sarebbe uscito, e non da solo.

Ecco qui il primo capitolo ❤ come ho già detto questa storia è qualcosa di indescrivibile è semplicemente stupenda 🙈
-Fra

Afefobia || Lashton Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora