Grimm

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Una carovana molto estesa, estesa come mai il paesino di Boltron aveva visto sfilare per le sue strade. Non erano i soliti mercanti di cianfrusaglie che vendevano rimedi "miracolosi" contro la peste o fagioli in grado di fiorire tutto l'anno, che passavano solitamente di lì qualche volta all'anno, stavolta era molto di più. I carri che passavano dinanzi alle botteghe appena aperte alle prime luci del mattino erano di dimensioni mastodontiche, enormi agglomerati di legno e ferro trainati da poderosi cavalli nero pece, sul posto del cocchiere non vie era il solito uomo grassoccio, stavolta era qualcosa di più piccolo e tozzo, ma massiccio e muscoloso. Un nano! Gli occhi di Thunder quasi uscirono fuori dalle orbite per lo stupore, aveva sentito parlare dei nani, dagli abitanti delle terre sul confine che ogni tanto passavano di lì insieme a quelle rare carovane. I racconti che ne facevano erano straordinari, un popolo duro dalle folte barbe intrecciate, si diceva che più la barba fosse intrecciata, più il nano era valoroso in battaglia, ovvero più trecce si contavano più erano grado elevato nella loro società. Si diceva inoltre che uno solo dei nani potesse trasportare da solo quello che gli uomini trasporterebbero in cinque, e che si dissetino di sola birra, ma erano state dicerie per Thunder fino ad allora. La più strana di queste affermava che non esistessero donne fra i nani, che ognuno di essi aveva origine dalla nuda  roccia, alla quale faceva ritorno una volta morto. Il ventre che li partoriva non era niente di meno che quello della Madre Terra, chiamata da loro "Lhrog". Una domanda comincio a serpeggiare fra gli abitanti del villaggio, ormai già in piena attività mattutina. Cosa ci facevano i nani nelle terre degli uomini?
La risposta non tardò ad arrivare, la carovana si fermò fuori dalle porte del villaggio che volgevano verso sud in direzione opposta a quella della loro provenienza, le montagne dagli umani chiamate " Valico dei giganti" quasi ironico visto che ad abitarvi erano i nani e che solo in tempi antichi, che ormai solo gli elfi ricordano con chiarezza, furono proprio i nani a sfidarsi in sanguinose guerre con i giganti per la conquista di quelle terre.
Dal primo dei carri, il più grande, scesero una moltitudine di nani una volta aperto il telone posteriore che subito si affaccendarono nel tirare fuori oggetti, tende e utensili. Dal carro scese anche un nano insolitamente più alto degli altri, quasi di un palmo rispetto alla media e dalla foltissima barba rossa, intrecciata così finemente che quasi sembrava la trama di una stoffa arabescata, mentre di capelli non vi era traccia. Le cicatrici sul suo volto erano profonde e scure, alcune molte recenti e allo stesso modo sul suo volto erano presenti tatuaggi di un rosso acceso, di quelli che portano gli esiliati. Ma nessuno degli altri nani sembrava portarne di simili, così gli abitanti del villaggio ne dedussero che dovevano avere un altro tipo di significato fra i nani. Quanto al suo abbigliamento, vestiva un'armatura fatta in pietra decorata in rilievo con delle rune, i pezzi erano tenuti insieme da cinturini di cuoio e da uno di questi all'altezza della vita penzolava un ascia bipenne, praticamente un'altro tratto distintivo dei nani, visto che non se ne vedeva uno girare senza. Il fulvo nano si mise al centro della piazza del villaggio e parlando nella lingua corrente fra gli uomini disse -Vorrei parlare con il vostro capo! Per sapere se possiamo accamparci vicino alle mura del vostro villaggio.-
Si fece avanti in modo spavaldo il figlio del  capovillaggio, Fabian, un ragazzo che sembrava un foglio di carta più che un uomo, il vento mattutino di quel giorno sembrava non trasportarlo via solo per merito di quegli enormi stivali che lo tenevano saldamente ancorato a terra, permettendo alla sua irritante figura di prendere la parola. Era abbastanza alto, magro ogni oltre misura, pallido e di un biondo sbiadito. Avvicinandosi al nano appena arrivato gli abitanti del villaggio non vedevano, che un fuscello pronto ad essere spezzato da un qualcosa di molto più corto di lui e allo stesso tempo più spesso e forte, come accade quando due bastoni delle dimensioni descritte si scontrano.
-Sono suo figlio puoi dire a me- disse con voce acuta e squillante mentre si posizionava accanto al nano tendendogli la mano
-Piacere di conoscerla, il mio nome è Fabian, figlio di Freudin capo di questo villaggio.-
Quasi fosse il nano a guardare l'altro dall'alto verso il basso, con espressione corrucciata si pronunciò in questo modo -Ebbene fra gli uomini è usanza fare dei più gracili persone al comando? Mi rifiuto di parlare con chiunque io non ritenga degno di una sfida. Che a trattare con me sia qualcuno di più degno di reggere un'ascia fra le mani!-
Detto questo si sedette piantando la sua ascia nel terreno fin quasi a seppellirla. -Ebbene estrai l'arma e ti considererò degno gracile uomo. Forse dietro l'apparenza si nasconde in te qualcosa!-
Fabian stizzito afferrò con veemenza ed entrambe le mani l'ascia conficcata nella nuda terra, e ti tiró a sè con tutta la forza che aveva in corpo divenne rosso, viola a un certo punto e goccia di sudore cominciarono a cadere dal suo ormai vermiglio volto. Ad un tratto però un uomo persino più alto dello stesso Fabian, si avvicinò all'ascia scansando il giovane.
Aveva il fisico di un lavoratore esperto, il suo petto e le sue braccia suggerivano il suo mestiere era indubbiamente un fabbro. Era completamente glabro su questi ultimi, il fuoco doveva avergli bruciato tutti i peli. Al contrario sul volto segnato da una cicatrice che si estendeva da una guancia all'altra della faccia trovava posto una lunga barba intrecciata, che comunque era molto più corta di quella del nano seduto lì di fronte che presto si univa ai suoi fluenti capelli di colore bianco, pur non essendo affatto all'apparenza un anziano con quel suo fisico tonico e la faccia priva di rughe. Dietro le sue ispide sopracciglia si intravedevano occhi giallo ambra, che avevo raccolto la sfida del nano. L'uomo fece scorrere la mano sull'impugnatura in cuoio dell'arma, tastandola in più punti e cercando di capire con il tatto il segreto di quell'intreccio di cuoio che nascondeva un acciaio forgiato con tecniche antiche. Appena sembró deciso a tirare l'ascia fuori dal terreno, dopo un intenso scambio di sguardi con il nano, venne fermato da una voce altisonante e profonda.
-Horace stai fermo! -
Tutti i presenti si voltarono in direzione della voce proveniente dal fondo della folla. Così che spostandosi si fece avanti il capovillaggio.
-Mi presento signor nano mi chiamo Freudin, sono il capo di questo villaggio, mi hanno riferito che volete accamparvi al di fuori delle nostre mura. Ebbene fate pure a patto che non causiate e disordini all'interno del mio villaggio- Battè il bastone a terra si avvicinò a Horace mettendogli una mano sulla spalla e disse:
- Vedi mio caro fabbro, le cose si sono già risolte, grazie del tuo tempestivo aiuto e dell'aver allontanato Fabian dal pericolo, ma suvvia...- fece una pausa, si voltò e disse con voce più alta rivolto al villaggio.
-....ORA TORNIAMO ALLE NOSTRE MANZIONI!-

Si allontanarono quasi tutti dalla piazza ad eccezione del capovillaggio, Horace, il nano e due ragazzi, uno era Fabian ancora stizzito, mentre l'altro era Thunder lo stravagante figlio di Horace. Stravagante era sicuramente uno degli aggettivi che più gli calzavano in quanto era forse il primo, fra tutte delle razze conosciute ad avere i capelli di un acceso blu elettrico, e occhi giallo ambra come suo padre, il quale colorito da giovane era comunque stato di un brillante nero corvino. Anche Thunder era abbastanza muscoloso, indubbiamente aiutava il padre nella fucina.
Una volta trattato con Freudin il nano si avvicinò a Horace, gli fece cenno di chinarsi e gli parló all'orecchio. Thunder si chiese cosa gli avesse detto per tutto il giorno restante...

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