Faceva caldo, era giugno ed era mezzogiorno e mezza. Rimasi all'interno della vecchia casa sdraiata a pensare e a guardare il soffitto. Perché tutti ce la avevano con me? Perché la vita ce l'aveva con me? Che avevo fatto per meritarmi tutto questo? Erano queste le solite domande che mi ponevo e a cui non riuscivo a trovare una risposta. Presi la mia chitarra e cominciai a suonare qualche canzone dei Nirvana, rimanendo sempre sdraiata. Fare musica, oltre al disegno, era l'unica cosa che mi rilassava. Cantavo solo qualche parola tra i singhiozzi. Rimasi così per tutto il pomeriggio e, dopo qualche, ora mi calmai. Al tramonto decisi di uscire di lì e di andare a guardare il mare lontano. Soffiava un dolce venticello che provocava delle piccole onde. Il loro rumore era bello, rilassante. Mi ricordava la mia infanzia dolce e spensierata. Ogni giorno andavo lì la sera a guardare il mare. Per me il mare era un sogno. Ci ero andata solo una volta con mia madre quando ero bambina. Mi divertii moltissimo quel giorno. Mia madre mi promise che ci saremmo tornate. Il giorno dopo il proprietario le disse che era entrata in debito e lei cominciò a lavorare giorno e notte per ottenere i soldi necessari per tenere la casa. I soldi però non bastavano e i debiti si accumularono. E a quel punto ero lì, sul punto di scoppiare, sul punto di perdere tutto. Per un attimo mi dimenticai del mondo reale ricordando quei momenti e ripercorrendo la mia vita fino a quel giorno. Sentii un vuoto allo stomaco, avevo molta fame. Purtroppo non avevo niente da mangiare così entrai nella vecchia casa e presi una bottiglietta di Coca Cola che avevo portato lì qualche sera prima. Avevo l'impressione di aver dimenticato qualcosa, ma cosa? Continuai a bere la mia Coca Cola e a pensare
"Coca Cola...Coca Cola...Coca Cola...MERDA!! Mi sono dimenticata di andare a lavoro! Mia madre mi ucciderà stasera!! E che mi dirà la signora Grammy domani, è già la terza volta che succede! Maledizione a me e alla mia fottutissima testa!"
Ormai era troppo tardi, non sapevo che ore fossero ma il sole era già calato da molto tempo. Decisi di rimanere ancora lì, tanto ormai era tardi per andare a lavoro e avevo paura di tornare a casa. Rimasi lì per qualche ora e mi addormentai. Dopo un po mi svegliai e mi accorsi che era veramente tardi, faceva freddo ed era buio pesto. Lasciai tutto lì a terra: il mio zaino, i miei disegni, la mia chitarra e corsi a casa. Corsi il più velocemente possibile. Arrivata a casa mi pulii silenziosamente le scarpe sullo zerbino e presi le chiavi dalla tasca. Vidi però che una lucina era accesa. Appena entrata mia madre mi guardò negli occhi. Era triste, arrabbiata, delusa e preoccupata allo stesso tempo. Aveva una delle sue camicie da notte malridotte e delle occhiaie da far paure. Vidi l'orologio. Erano le tre del mattino. Cercai di evitare il suo sguardo ma lei riusciva sempre a guardarmi negli occhi con il suo sguardo penetrante. Si avvicinò a me e con voce fredda mi disse:
"Dove sei stata tutto questo tempo"
Io le risposi con voce tremante:
"Da nessuna parte, tranquilla mamma"
Ci guardammo negli occhi
"Tranquilla dici tu, tranquilla un cazzo! La signora Grammy è arrabbiata, è la terza volta ce manchi a lavoro, la terza! Tu, tu non capisci, pensavo che avessi capito la nostra situazione ma mi sbagliavo! Che hai fatto tutto il pomeriggio, che cazzo hai fatto! Non capisci che se manchi un'altra volta dal lavoro quella ti licenzia! E quei soldi, quei soldi ci servono se non vuoi andare a vivere in mezzo alla strada!"
Mia madre era infuriata ma io lo ero ancora di più, perché non capiva, non capiva che cosa succedeva nella mia vita.
"Mamma io questo lo so, lo so che cosa succederà e ti prometto che non mancherò più dal lavoro! Ma tu forse non sai che sta succedendo, tu non lo sai! Non conosci la vita di merda che sto vivendo, tu non lo sai, non lo puoi sapere! Oggi Monica ha distrutto i miei disegni, quei disegni per cui avevo impiegato ore ed ore di lavoro! Con quei disegni avremmo potuto"
Mi interruppe.
"Disegni, disegni, musica, musica, non capisci che le tue passioni non ti porteranno mai da nessuna parte! Non esiste un avremmo potuto! Noi possiamo, noi dobbiamo avere quei soldi. Dobbiamo avere una certezza, basta sognare, svegliati. Sei nella vita reale! Domani tu ti alzi alle 5 e vai dritta a lavorare, chiaro? Chiedi scusa alla signora Grammy e le dici che non ti sei sentita bene e che non capiterà mai più! Vai a dormire subito, non voglio sentire altri rumori."
Gli occhi mi divennero lucidi e trattenni a stento le lacrime. Mia madre andò sul divano letto e si sdraiò. Sembrava sfinita. Mentre raggiungevo il secondo divano letto dall'altra parte della casa notai 4 o 5 tazze e sentii odore di caffè. Mia madre alla fine era in pensiero per me e mi aveva aspettata fino alle tre del mattino. Questo però non mi fece stare meglio e, appena arrivai sul divano letto cominciai a piangere e a prendere a pugni il cuscino. Non dormii quella notte ma pensai solo:
"Che senso ha continuare a vivere in questo modo"
Questo pensiero mi tormentava da tanto tempo ma fino a quel momento ero stata forte e qualcosa dentro di me era sempre riuscita a metterlo a tacere. Ormai però non ce la facevo più, stavo cedendo. Qualcosa dentro di me stava cambiando e quando mia madre aveva detto che è inutile seguire le proprie passioni mi era venuto un groppo in gola. Qualcosa dentro di me era stato appena distrutto come i miei disegni. Quei fottutissimi disegni, il gesto di Monica mi tormentava. Pensavo continuamente:
"E se avessi vinto? Mia madre sarebbe stata fiera di me, avrei potuto vivere in modo diverso, avrei potuto trovare un lavoro migliore e con migliore paga!"
Ecco, lo stavo facendo di nuovo, stavo evadendo dalla realtà per pensare a eventualità, a fantasie, a cose che sarebbero potute accadere ma che non si sarebbero mai verificate. Passai la notte così, sdraiata e con mille pensieri che mi passavano per la testa.
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When all seems lost
RomanceAna è una ragazza timida che si è rinchiusa in se stessa a causa dei comportamenti delle compagne di classe che l'hanno esclusa e non fanno altro che prenderla in giro. Rimane molto tempo da sola e questo le consente di suonare, cantare, disegnare...