La mattina dopo mi svegliai presto, dovevo andare a lavoro. In realtà non volevo andarci ma ero obbligata, così mi feci forza. Mi infilai dei pantaloncini di jeans, una canotta bianca e le mie converse. Non mangiai niente, avrei mangiato al Kroogers se la signora Grammy me lo avesse permesso. Andai a lavoro con calma. Mia madre era già andata via e le strade della città erano vuote. Era prestissimo. Arrivata davanti alla porta di legno del Kroogers vidi la signora Grammy venirmi incontro. Avevo paura che mi rimproverasse. Si avvicinò:
-Come stai?
-Bene bene, stia tranquilla signora
Le dissi abbozzando un sorriso. Lei mi guardò. Sapeva che stavo mentendo ma non poteva farci nienteio non le avrei detto nulla. Lavorai ininterrottamente fino alle cinque, diedi anche una mano in cucina a causa dellassenza di uno dei cuochi. Ero molto stanca, quella notte avevo dormito poco così ad un certo punto mi accasciai su un tavolo vuoto. In quel momento non cera nessuno da servire e il locale era vuoto.
-Sei stanca?
Sentii dire a qualcuno dietro di me. Mi girai. Era il marito della Signora.
-No no, stavo solo riposando un po, ora torno a lavoro
Risposi sbadigliando.
- Sei stanchissima vai a casa a riposare
"Un attimo, uno dei miei capi mi sta dando il resto della giornata libera! Sono solo le cinque del pomeriggio! Ma che cazzo sta succedendo"
Pensai tra me e me.
- No, non si preoccupi, posso continuare
Arrivò la signora Grammy e disse:
-No signorina, tu ora vai a riposare anzi da oggi il tuo orario di lavoro è ridotto. Lavorerai fino alle 17:00
"Fino alle 17:00! Ma che cazz Non ci posso credere! Finalmente qualcosa di bello nella mia vita!"
Pensai.
-Vi ringrazio tantissimo! Grazie!
Così li salutai e uscii ridendo dal locale. Che potevo fare ora, non volevo tornare a casa. Decisi di tornare al mio postosperavo di trovare quel ragazzo. Volevo sapere il suo nome, conoscere la sua storia, conoscerlo meglio. Quando arrivai lì mi arrampicai ma non lo vidi. Cominciai a pensare che se ne fosse andato. E così era finito tutto, lunica persona che mi calcolava se ne era andata, era scomparsa nel nulla. Continuai a camminare. Notai che faceva molto caldo così decisi di entrare nella casa. Appena entrai lo vidiera ancora lì, seduto e con dei fogli in mano. Non aveva più la felpa nera, ma una canotta bianca con la scritta Green Day e il disegno di una mano che stringeva un cuore. Poi il mio sguardo si spostò sulle sue braccia muscolose. Aveva dei tatuaggi su entrambe. Non erano strapiene ma ne aveva parecchi. Non avevo mai visto una persona con così tanti tatuaggi, nel mio paese pochissime persone li avevano. Mia madre odiava i tatuaggi e mi aveva sempre convinto che fossero una cosa brutta e inutile. A lui però stavano benestavano iniziando a piacere anche a me. Rimasi davanti a lui per qualche minuto ma era impegnato a guardare il contenuto di quei fogli, così non mi vide subito. Ad un certo punto alzò lo sguardo.
-Hey ciao, scusa non ti avevo vista
Mi disse
-Tranquillo, sono appena arrivata
-Sono tuoi questi?
Mi disse avvicinandomi i fogli ce stava guardando. Li osservai meglio...erano alcuni dei miei disegni. E ora? Chissà che ne pensava... avrebbe cominciato a prendermi in giro anche lui? Speravo di no.
-Ehm...si...
Dissi piano andando verso di lui.
-Ma adesso avrei preferito non averli mai fatti...
Continuai sedendomi a terra vicino a lui.
-Perché dici questo? Sono bellissimi! Ti giuro sei bravissima e...stai parlando con uno che di arte se ne intende
Disse sorridendo. Gli piacevano i miei disegni! MI aveva detto che ero brava! Avrei tanto voluto abbracciarlo ma mi vergognavo troppo...così sorrisi soltanto.
- Come ti chiami?
Gli chiesi. Lui fece una faccia stupita, come se nessuno gli avesse mai fatto quella domanda. Poi vidi uno sguardo strano nei suoi occhi. Era come emozionato, non capivo... gli avevo solo chiesto come si chiamasse...
- Ah già, io sono Christian e tu... tu sei Ana, vero?
Come faceva a sapere il mio nome? Ah, già, la firma sui disegni
- Sisi sono io, sono la famosissima Ana!
Gli dissi ridendo. Poi lui si girò verso di me.
- Posso chiederti una cosa? Perché tu vieni qui e guardi il mare, cosa pensi quando lo guardi. Ieri ho notato che sei quasi assorta mentre lo osservi e...
Cosa avrei dovuto rispondergli? Avrei dovuto raccontargli tutto? Decisi di vuotare il sacco, avevo comunque bisogno di sfogarmi e di raccontare a qualcuno cosa accadeva realmente. Così cominciai dal principio...gli raccontai di quando andavo al mare con mia madre, della mia storia, del mio lavoro, della scuola. Rimasi a parlare per tanto tempo e lui rimase lì ad ascoltarmi, senza stancarsi. Sembrava un bambino a cui la madre raccontava una storia. Non so quanto tempo passò ma, quando finii, notai che il sole stava scomparendo dietro l'orizzonte e scappai fuori per vedere il tramonto trascinando Christian dietro di me.
-Vedi il tramonto...per me è una cosa bella. Quando il sole tramonta il giorno finisce e io posso finalmente riposarmi e pensare, suonare, disegnare. Quando arriva la sera per me arriva la libertà. Il tramonto è un momento magico per me.
Mi guardò.
-E tu...che ci fai qui?
Gli chiesi.
-Diciamo che conducevo una vita troppo difficile per un diciottenne e ho deciso di scappare...
Chissà perché rimaneva sempre vago su questo argomento... magari preferiva non parlarne. Intanto avevo scoperto una nuova cosa su di lui: aveva 18 anni, cioè era due anni più grande di me. In realtà a me sembrava più grande e scoprire che aveva quasi la mia età è stato un sollievo.
-Da quando non vai lì?
Mi chiese indicando la spiaggia.
-Più o meno da quando avevo quattro anni.
-E come mai non ci vai da sola?
-Perché ho paura di qualcosa, ho paura di ricordare. Mi piacerebbe andarci ma non da sola.
Sorrise ancora. Il suo sorriso era così bello!
Ma...che mi stava prendendo! Non avevo mai pensato queste cose prima!
Si alzò senza che nemmeno me ne accorsi e tornò di corsa con la mia chitarra.
-Suona qualcosa
Disse. Non volevo suonare! Mi vergognavo! Non avevo mai suonato davanti a qualcuno e io...non suonavo come lui. Suonavo altra musica, riadattavo quelle canzoni che ascoltavo al Kroogers e andavo a memoria. Non volevo deluderlo e così decisi di provare a suonare qualcosa...
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When all seems lost
RomanceAna è una ragazza timida che si è rinchiusa in se stessa a causa dei comportamenti delle compagne di classe che l'hanno esclusa e non fanno altro che prenderla in giro. Rimane molto tempo da sola e questo le consente di suonare, cantare, disegnare...