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Non chiusi occhio quella notte, riuscii ad addormentarmi solo verso le 4:45. Dopo pochissimi minuti, infatti, fui costretta da mia madre a svegliarmi. Dovevo andare a lavoro e quel giorno dovevo affrontare il turno mattutino oltre quello pomeridiano dato che la scuola era finita. Non volevo tornare in quel covo di oscurità, gelosia e rabbia. Lì stavo male, non mi sentivo a mio agio ma non avevo molta scelta. La signora Grammy era stata lunica disposta a dare lavoro a una ragazzina inesperta. Il Kroogers era il luogo dove lavoravo. Era un piccolo pub malridotto con pochi tavoli in legno scuro. C'erano 2 frigoriferi contenenti bottiglie in vetro di Coca Cola, acqua, Fanta e qualche gelato confezionato. Non entravo molto spesso in cucina dato che lavoravo come cameriera. La avevo vista veramente poche volte. Era piccola, leggermente sporca e molto confusionaria. I freezer erano pieni di Hambourger congelati e le friggitrici erano continuamente usate per friggere patatine e altre schifezze. Entrando in quel locale si sentivano solo ed esclusivamente odore di frittura e di carne. Questi odori potevano essere buoni le prime volte, ma fidatevi, quando siete obbligati a sentirli ogni giorno diventano nauseanti. Mi avvicinai timidamente alla porta, feci un respiro profondo ed entrai. Vidi la signora Grammy davanti a me con le braccia conserte.

"Ah oggi sei venuta"

"Si, mi scusi tanto ma ieri non sono stata bene e sono stata obbligata a non venire, mi scusi tanto, le prometto che non succederà più"

Dissi recitando la frase fatta di mia madre. La signora Grammy mi guardò, poi fece un sospiro e mi disse con tono scocciato:

" Stai tranquilla, spesso dimentico che sei solo una ragazzina e non una donna adulta"

Stranamente oggi era comprensiva, chissà che le era preso. Non mi aveva mai perdonata così facilmente. Continuai a guardarla, poi mi disse lanciandomi il grembiule

"Ora vai Ana, stiamo per aprire"

Feci una risata, infilai il grembiule e andai all'ingresso ad aprire la porta. La signora Grammy mi guardava come preoccupata. Che le era preso? Non si era mai preoccupata per me. Continuava a guardarmi mentre lavoravo. Notava i miei sorrisi falsi che facevo parlando con i clienti. Guardava continuamente fuori dalla porta, come se stesse aspettando qualcuno o come se sperava che qualcuno non venisse. Era ansiosa. Quando mi giravo mi sorrideva e io ricambiavo. Quando il cliente che stavamo servendo se ne andò e il locale rimase vuoto per un attimo mi disse:

"Tu ieri non stavi veramente male, vero?"

"No signora, ieri stavo male e sono rimasta..."

Mi interruppe.

" A casa? Non è vero. Ieri sono passata da casa tua, ero arrabbiata e volevo vedere dove fossi finita. Guardando dentro ho visto che la casa era vuota. Ti ho cercata per tutto il paese ma non c'eri. Dove eri ieri?"

Ora capivo perché era preoccupata, temeva che fossi scappata o forse...forse aveva scoperto in qualche modo dei miei pianti, delle mie paure e dei miei problemi. Rimasi in silenzio.

"Che è successo ieri Ana, che ti è successo?"

"Niente signora"

Dissi continuando a mentire.

"Va bene e...quella ragazza che viene qui ogni giorno? Dov'è, oggi non viene? Quella Mo..Mo...Monica"

Trasalii. Non avrei voluto sentirla nominare, per un attimo avevo dimenticato la storia dei disegni.

"Ana, che ti succede, perché hai quella faccia, che ti ha fatto Monica. Ieri rideva e mostrava alle sue amiche dei frammenti di disegni. Erano tuoi, li ho riconosciuti. Li hai disegnati qui, durante la pausa. Io mi ricordavo di quei disegni e quando li ho visti ho cominciato a preoccuparmi"

Raccontai alla signora Grammy la storia dei disegni ma non tutta, non le parlai del mio posto. Lei mi guardò dispiaciuta e stava per dire qualcosa quando qualcuno aprì la porta. Era Monica seguita dal suo "branco". Mi guardò e la mia faccia si rabbuiò, perdendo il sorriso che avevo parlando con la signora Grammy. Lei mi guardò e anche il suo volto si rabbuiò.

"Hey Ana, vieni qua! Mi hai fatto preoccupare ieri, come mai non sei venuta, ti aspettavo..."

Disse Monica con una vocina falsa e stridula. Non mi avvicinai.

"Cameriera, voglio ordinare, sbrigati e vieni qua"

Urlò non appena la signora Grammy se ne fu andata. Mi avvicinai a lei. Cominciò a ordinare cambiando continuamente idea.

"Portami un'insalata, anzi due. Nonono torna qua, sbrigati! Ho cambiato idea, oggi voglio una coppa di patatine. Anzi, cancella tutto e portami un Frappè. Voi che volete ragazzi? Oggi paga Ana per tutti, vero?"

Le feci un'occhiataccia. Mi aveva fatta andare avanti e indietro forse cinque volte, aveva cambiato non so quante volte ordinazione e ora mi chiedeva di pagare per tutti. Lo sapeva che non potevo, lei lo sapeva. Decisi di non piangere e di ignorarla. Le diedi le spalle e mi girai verso la cucina. Vidi l'orologio. Erano le quattro del pomeriggio. Speravo che non sarebbe rimasta lì molto tempo.

"Hey cogliona, dove vai. Non ho finito di ordinare. Non vorrai mica farti licenziare, io lo dico per te!"

Mi girai verso di lei e feci un passo avanti. Poi mi fermai.

"Quei soldi ti servono, non vorrai mica farti licenziare, l'unico modo per ottenere soldi è LAVORARE, non c'è un altro modo. O forse si....c'era un altro modo...Scusa, non volevo ricordartelo! Oddio scusami!"

Gli occhi divennero lucidi per l'ennesima volta ma stavolta non volevo dargliela vinta. Ero infuriata e mi gettai addosso a lei. Non fu una buona idea infatti le sue amiche erano già lì, pronte a difenderla. Mi spinsero e io finii a terra. La signora Grammy arrivò velocemente e mi alzò da terra. Monica si tirò indietro e si nascose dietro le sue amiche. Io gettai il grembiule a terra e corsi via al mio posto segreto mentre Grammy diceva qualcosa a Monica e al suo branco. Dopo un po' arrivai al mio posto, non smisi di correre anche se faceva molto caldo. Mi arrampicai su qualche muretto e mi ricordai di aver lasciato tutto lì la sera prima. Corsi il più velocemente possibile. Ad un certo punto sentii una melodia con la chitarra. Non capivo che canzone fosse e, soprattutto, da dove potesse venire. In quanto a cultura musicale, infatti, ero rimasta a gruppi musicali di anni 80 e 90 come Nirvana, Santana, ECDC. Era questa la musica che sentivo ogni giorno al Kroogers. Chi poteva essere, chi stava suonando? non c'era mai nessuno lì. Chi aveva invaso il mio spazio? Presto lo avrei scoperto. Andai avanti e la musica si fece sempre più forte. Ad un certo punto vidi una sagoma. Non capivo se fosse un ragazzo o una ragazza, era di spalle ed indossava una felpa con un cappuccio. Era lui che stava suonando. Andai ancora più avanti, lentamente e silenziosamente. Non volevo farmi vedere. Guardai il manico della chitarra e notai due fili rossi che pendevano da lì. Quella era la mia chitarra! Chi era stato a rubarmi la chitarra? Un misto di paura, ansia e rabbia mi assalì e mi bloccai a una trentina di centimetri da lui. Indietreggiai un po' e feci rumore scivolando su una pietra. Il ragazzo smise di suonare. Non volevo che si voltasse, non volevo che mi vedesse, così cominciai a correre sul muretto sul quale stavo camminando. Il muretto era abbastanza alto ma ero abituata a camminarci. Purtroppo non avevo mai corso e, ogni volta che andavo lì, ero rilassata. In quel momento avevo paura, ero in ansia e così presi una storta e caddi all'indietro.

When all seems lostDove le storie prendono vita. Scoprilo ora