Bad man

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Ogni cellula del mio corpo stava lentamente riprendendo vita, dopo che ebbi dissanguato la povera ragazza ancora stesa sul mio letto. Presi un respiro profondo e sorrisi, finalmente ero tornata a vivere.

Abbassai lo sguardo sul corpo della dottoressa senza vita e osservai il suo collo con la ferita sanguinante provocata dal mio morso.
Mi guardai intorno cercando un oggetto tagliente, ma essendo una semplicissima stanza d'ospedale non trovai niente. Puntai però il mio sguardo sul suo blocco pieno di fogli scritti di non so che roba, tolsi la clip che li teneva bloccati e la aprii. Con la forza seguii le impronte lasciate dai miei denti e le tagliai parte della gola, in modo da nascondere il morso, dopodiché le spezzai il collo e mi alzai dal materasso tenendola in braccio. Vidi con piacere che mi trovavo al quinto piano, perciò la gettai dalla finestra senza alcun problema. Poteva sembrare un suicidio perfetto.

Sembrava piuttosto macabro, ma avevo fatto cose peggiori negli anni. Potrei dire che avevo imparato anche a contenermi.

Mi diressi verso la porta della mia stanza e la aprii.
Per fortuna che oltre ad essere una persona poco delicata con la gente, dato che preferivo nutrirmi di loro piuttosto che essere gentile, ero anche una splendida attrice, e non lo dicevo tanto per dire.

Immediatamente mi finsi debole, caddi a terra e mi feci venire le lacrime agli occhi. In un batter d'occhio due infermiere si precipitarono da me e io indicai la finestra.

"Si è buttata." Dissi con voce spezzata, confondendole. Dai loro sguardi capii che non avevano la minima idea di che cosa stessi dicendo.

Ma non ci volle molto prima che persone in preda alla pazzia per l'improvvisa caduta dal cielo della giovane dottoressa arrivassero fino al nostro piano.
Tempismo perfetto, direi.

In modo immediato alcuni chirurghi si precipitarono fuori per vedere di aiutare, come si chiamava? La dottoressa Bennett. L'avevo fatta cadere nel parcheggio di preciso.

Era meraviglioso non avere emozioni, sul serio. Ed era altrettanto meraviglioso fingere di averne, godendosi così uno spettacolo in segreto.

Alcune infermiere mi aiutarono ad alzarmi e mi fecero sedere su una scomodissima sedia a rotelle. Capii perché i pazienti preferivano sempre andare a piedi.

"Ti senti bene? Come ti chiami?" Mi domandò una donna, tutto tranne che giovane. Era una delle infermiere che mi stavano dando una mano.

"Annabel." Annuii e feci uscire una voce un po' strozzata, come prima. D'altronde dovrei essere sulla via di morire, avrei dovuto solo fingere, fingere, fingere.

Le infermiere mi accompagnarono in un'altra stanza, già occupata, ma con un letto vuoto su tre.

Mi fecero accomodare lì, dato che nella mia si era appena "suicidata" una dottoressa. Vedevo persone disperarsi tra le lacrime, probabilmente era una loro cara amica.

Essere un vampiro mi faceva impazzire. Avevo provato così tanto dolore in tutti questi anni, in particolare quando era morto mio fratello. Era stata una sofferenza atroce, mi sembrava che lo scopo della mia vita fosse ogni giorno più inutile, ero rimasta sola e avevo perso l'unico che era sempre stato un vero fratello, il vero sangue del mio sangue. Ma adesso, come se avessi premuto un tasto, avevo spento tutto. Niente più emozioni, non provavo assolutamente nulla.

Uccidere le persone era più facile, non sentirsi in colpa poi era un'assoluta goduria.

Le infermiere si assicurarono che stessi bene, mi fecero qualche semplice esame veloce e non appena videro che tutto era nella norma, uscirono dalla stanza.

Feci un sospiro di sollievo, odiavo avere troppe persone intorno a darmi fastidio.
Detti un'occhiata ai pazienti nei letti davanti al mio, purtroppo però, niente di entusiasmante.

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