Capitolo 14

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"Beatrice! Beatrice!" mi sentii chiamare. Ero con Tobias, passeggiavamo mano nella mano quando vidi Caleb che correva verso di noi. "Caleb, cosa succede?" "C-credo che..." girò la testa verso Tobias prima di proseguire. "Beatrice, lui... lui chi è?" Credo di essere arrossita. "Lui è T..." Mi fermai.
Voleva dicessi il suo nome?
"Sono Tobias. Tobias Eaton" Mi precedette, guardandomi sorridendo. Caleb sembrava scosso, sorpreso. "Eaton? Quell'Eaton? Che ci fai qui? Eri negli Intrepidi... tu... cosa ci fai con mia sorella?" Preferii che si cambiasse discorso. "Caleb, perché sei qui?" Dissi, portando l'argomento sulla strada giusta. "Credo che gli Eruditi stiano preparando l'attacco. Ho sentito una data... 25 settembre... ne parlavano alcuni Eruditi con Jeanine e un Intrepido... non ho idea di chi fosse ma aveva centinaia di piercing sparsi per la faccia e uno strano tatuaggio sul collo e uno sull'avambraccio, i capelli corti. Non so dirvi altro."
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Eric
'' Si chiama Eric. È un capofazione degli Intrepidi. Sapevo che c'era lui in mezzo..." Dissi. Lo conoscevo molto bene, era un tale bastardo, perennemente dalla parte di quelli che lui considerava EROI: coloro che facevano di tutto per superare gli altri con atteggiamenti meschini.
"Cosa proponi di fare Tobias?" mi domandò Beatrice, riportandomi alla realtà. Troppi pensieri di un passato che volevo solo sotterrare.
"Non... non lo so. Non credevo che sarebbe successo così in fretta. Abbiamo meno di due mesi per preparare la popolazione a quello che non si fermerà ad un semplice attacco militare ma che potrebbe diventare una vera e propria guerra civile." Vidi una figura in lontananza che correva verso di me. Era mia madre. "Tobias, l'attacco è previsto per il 25 di settembre dobbiamo..." Disse, era quasi senza fiato. "So tutto." risposi, con un tono più freddo di quanto immaginassi. La sua sorpresa nei confronti della mia risposta secca mi condizionó e fui costretto a raccontarle tutto.
"Sei stato utile Caleb. Quanto a te" e voltò il suo viso verso Beatrice "Non vedo come una Rigida possa essere utile in una situazione di guerra come questa." Tris sbiancò e si fece piccola piccola nei suoi abiti grigi
"Senza di lei non sapremmo ciò che sappiamo." Dissi, con voce calma. "Oh per l'amor del cielo, Tobias. Cosa ha fatto in questo tempo? È stata solo una distrazione per te, non è così?"
"Beh se lei non fosse venuta a chiamarmi io non sarei qui..." iniziò Caleb. Voleva proteggere sua sorella, ma non ci riusciva in nessun modo: non era molto bravo ad usare parole che ferissero, parole pungenti che chiudessero la bocca di una persona definitivamente. "Sta zitta, Evelyn." mi sorprese la rabbia che avevo dentro nei confronti di quello che lei aveva detto su Tris. "Non ti permetto di parlarle in questo modo."
"Non chiamarmi Evelyn. IO SONO TUA MADRE!" Riuscii a pensare ad una sola parola da dirle:
"Dimostramelo."
Sembrava ferita, avevo ottenuto il mio risultato.
"Avviserò gli Esclusi. Ti voglio a casa stasera, dobbiamo preparare il piano per nasconderci." E senza dire altro, andò via.
"Dov'è Tris?" chiesi a Caleb.
"Chi è Tris?" rispose.
La vidi, stava correndo via da qualche parte; non era molto veloce e non mi ci volle molto per raggiungerla e per afferrarle il braccio esile che di solito mi stringeva con sicurezza. Aveva il viso bagnato di calde lacrime e mi pregava di andare via. Diceva "È vero sono solo una distrazione per te, faresti meglio ad andartene."
"Sei impazzita? Non sei una distrazione... tu... io... io credo di essere innamorato di te"
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È innamorato di me?
Impossibile.
O forse no.
Decisi che non potevo aspettare e lo baciai, sotto gli occhi esterreffati di mio fratello. Tobias mi sorrise e mi asciugó le lacrime che ancora bagnavano il mio volto.
"Vediamoci a mezzanotte, vicino al treno. Ti insegnerò a non sentirti più inutile." Poi schizzò via, nel buio della sera.
Caleb mi si avvicinò. "State insieme? Da quanto tempo? Mamma e papà lo sanno?" Ero così felice che non riuscivo a rispondere a nessuna delle tre domande e restai imbambolata a guardare la strada in cui era scomparso, almeno per cinque minuti. "Beatrice, svegliati!"
Ritornai in me, ma rimase stampato sul mio volto un leggero sorriso e anche a cena i miei genitori si interrogarono su quale potesse essere l'origine della mia nuova allegria in un momento in cui la nostra città era tutto fuorché allegra.

Non dimenticai l'appuntamento con Tobias. A mezzanotte eravamo entrambi sul treno diretti chissà dove. Ero tremendamente curiosa.
"Dove mi porti?"
"Vedrai."

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