CAPITOLO UNO

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"Ecco, questo dovrebbe essere l'ultimo" disse Pete, reggendo senza fatica un grosso scatolone. Mi guardò sorridente, dai suoi occhi traboccava allegria ed eccitazione. Un raggio di sole scorse da dietro una nuvola e illuminò in parte il suo viso: era decisamente più carino del solito. Si avviò nell'atrio e chiamò l'ascensore, quando all'improvviso si irrigidì, pur mantenendo un'aria tranquilla.

"Ah, piccola...una parola su Dave".

Oh, già. Ero talmente presa dal mio trasloco che non mi ero ancora decisa a fare i conti con il fattore Dave.

Questo certo Dave non era altri che il migliore amico del mio ragazzo, con il quale conviveva. Fino ad allora non c'era stata occasione di conoscerci, né tantomeno di stringere amicizia, ma questo di certo non aveva mai rappresentato un problema. Quel giorno, però, mi sarei definitivamente trasferita a casa loro, rompendo qualsiasi tipo di equilibrio avessero potuto creare durante il loro primo anno di convivenza.

Quell'anno avrei frequentato il mio ultimo anno di liceo, mentre Pete e Dave si accingevano a cominciare il loro secondo anno in Università. Prima dell'estate mia madre aveva ricevuto un'offerta di lavoro in una città a circa tre ore di distanza da quella in cui vivevamo e, dopo qualche giorno di riflessione, decise di accettare. I miei genitori furono molto comprensivi nei miei confronti, e le mie continue lamentele sul fatto che avrei dovuto cambiare scuola proprio l'ultimo anno ebbero l'effetto desiderato: decisero di lasciarmi vivere in un appartamento mio, a patto che fossi andata a trovarli almeno due volte al mese. Ora, nonostante siano sempre state persone molto aperte, non specificai il vero ruolo di Pete nella mia vita, ma considerai più prudente presentarlo come un grande amico del liceo, simpatico e responsabile. Ed eccomi lì, qualche mese dopo, a guardarmi intorno nell'ingresso del palazzo in cui avrei abitato, che, detto fra noi, non sembrava un granché.

"Sam, ci sei?" un'aria curiosa sul volto di Pete.

"Sì, scusa, ero sovrappensiero. Dicevi su Dave?" ammetto che cercai di sembrare spensierata, nonostante solo pronunciarne il nome mi desse una strana sensazione, come di disagio. Forse proprio perché durante l'anno passato, in cui avevo frequentato Pete ufficialmente come il mio ragazzo, il suo migliore amico non aveva mai mostrato il benché minimo interesse nei miei confronti.

"Beh...sì insomma, come sai lui non si può proprio definire una persona solare...come posso dire..."sembrava come se non ci avesse mai neanche lontanamente riflettuto prima di quel preciso momento.

"Fa paura" tagliai corto. Mi sentii un po' crudele. C'era una cosa che tutti sapevano su Dave, ed era che generalmente il suo aspetto terrorizzava le persone. Mi era capitato di vederlo solo una volta, di sera, in un locale, perciò non ero ancora riuscita a farmene un'idea. Per quanto ne sapevo, ciò che inquietava era perlopiù il suo aspetto. Non che fosse eccessivamente brutto o che assomigliasse a un orco, ma tempo prima un'amica di Pete mi aveva confessato che la prima volta che lo vide pensò che fosse un demone. La presi in giro per quell'assurdità, ma in quel momento, a pochi piani da lui, non mi sentivo così in vena di scherzare.

"Non dire così", Pete cercò di fare una faccia arrabbiata, ma gli occhi color nocciola rivelarono sollievo, probabilmente dedusse che avevo capito. "Solo..non stargli troppo tra i piedi e non dargli fastidio, ok?"

"Ricevuto capo" dissi afferrando all'ultimo un fumetto che stava cadendo dallo scatolone. Lo accarezzai e lo rimisi dentro, ma non dissi nulla. Adoravo i fumetti, e Pete lo sapeva, ma non condivideva minimamente la mia passione perciò non ne parlavamo granché.Quando entrammo in ascensore il caldo era soffocante. Mano mano che il quarto piano si avvicinava sentivo il cuore accelerare. Perlopiù, specialmente per non litigare con Pete, mi fingevo abbastanza disinvolta sulla questione Dave, però la realtà era che ne ero terrorizzata. Non da lui come persona, ma dal fatto che avevo la certezza di dargli incredibilmente fastidio. Una parte di me si diceva che mi sarei conquistata la sua simpatia, ma da quello che avevo sentito e dall'idea di lui che mi ero fatta nell'ultimo anno, non riuscivo ad esserne così sicura.

Pete cercò di abbassare la maniglia della porta con un gomito, la fronte leggermente imperlata di sudore. Dapprima rimasi come imbambolata, poi quando notai che ci riprovava senza avere successo, mi feci avanti e aprii io. Lui si spostò la frangia castana di lato, un suo gesto caratteristico, e mi mandò un piccolo bacio. Mentre aprivo lentamente la porta continuai a guardarlo per farmi trasmettere un po' di sicurezza e lui, come sempre, mi accontentò sorridendomi dolcemente.

Abbandonai per un attimo la consapevolezza di essermi totalmente intromessa nella loro realtà quotidiana, anche se sapevo bene che sarebbe tornata, ed entrai nel luminoso ingresso che dava su uno spazioso salotto. Feci qualche passo girando su me stessa, come se fossi una bambina in un bosco incantato, mentre poco distante il mio ragazzo si accasciava a terra dopo aver chiuso la porta tirandogli un piccolo calcio. La luce riempiva completamente la stanza e mi lasciai sfuggire un piccolo sorriso compiaciuto, mi piaceva. Abbassai gli occhi sul lungo divano a L su cui stavo per andare a sbattere e quasi non arretrai di colpo. In compenso mi pietrificai completamente, il sorriso trasformato in una smorfia. Mi ritrovai a fissare Dave, quello che non avevo dubbi fosse il terrorizzante Dave, che guardava Pete dietro di me, attraversandomi con lo sguardo come se fossi invisibile.

Per quello che mi sembrò qualche interminabile secondo rimasi ferma e zitta, mentre uno strato di pelle d'oca coprì le mie braccia nude e un miscuglio di sentimenti riempirono il mio stomaco. Qualcosa si fece strada dentro di me, qualcosa che andava oltre l'irritazione per essere stata ignorata o la certezza che il ragazzo davanti a me rappresentasse nel modo più assoluto la persona (o creatura?) più particolare che avessi mai visto. Ancora oggi non so dire se fosse dipeso più dalla sua stranezza o dal fatto che ero sempre stata attratta dalla diversità ed originalità delle cose...

ma dal primo momento, lo trovai totalmente e sorprendentemente fantastico.

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