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Athena è il nome della Dea della sapienza e della saggezza. Ed è anche il mio. Che razza di nome è, vi chiederete. Diciamo che mia madre era ossessionata dai miti greci. Ogni sera, prima di andare a dormire, era solita a leggermi i suoi testi preferiti di tutti i maledetti miti greci esistenti. Non che mi dispiacesse, anzi. A parer mio peró guerre, uccisioni, fiamme e quant'altro non sono il miglior augurio di buona notte per una bambina di appena sei anni. Rimasi orfana un anno dopo all'incirca, e successivamente venni adottata dalla famiglia della mia migliore amica, Diana.
Non si sa ancora con certezza la causa della morte dei miei genitori. Scomparirono nel nulla senza lasciare alcuna traccia. Nonostante fossi piccola, ricordo che cercai in tutti i modi possibili di ficcare il naso nei reperti della polizia. Volevo dare una mano, a mio modo. Sono passati tanti anni da allora e non riesco ancora a darmi pace.

Un caldo e afoso giorno di sole segnó del tutto, o quasi, la mia vita, per via di un incidente stradale. I danni da me subiti non furono troppo gravi, qualche ammaccatura da parte dell'airbag, nulla di irreparabile. Ma non fu lo stesso per la mia accompagnatrice, che da quel giorno scomparve senza lasciare alcuna traccia. E di nuovo un'inspiegabile scomparsa, un altro caso archiviato, un'altra perdita.
La ripresa fu infernale, e forse non c'è davvero mai stata. Si può dire che sono passata oltre, ma come in tutte le cose che accadono senza una spiegazione logica, i ricordi tormentati della perdita dei miei genitori e di quella di Diana, sono sempre lì . In quel piccolo antro della mia mente macchinosa, pronti a far capolino in qualsiasi momento.

La mia singolare storia continua in una giornata afosa, in un campo sportivo, nel bel mezzo di un estenuante corsa in compagnia di una biondissima e raggiante Jamie.

"Corri bradipo da quattro soldi! I chili di troppo non se ne andranno continuando a mangiare pizza" Gli ammonimenti di Jamie  erano terribilmente fastidiosi, soprattutto se mi ritrovavo obbligata a scorrazzare qua e là sotto il sole cocente.Tutte le volte che mi riprendeva, disgraziatamente mi mettevo a ridere, sprecando così fiato a me davvero prezioso. Ammettetelo, Jamie è esilarante. Una biondona alta circa sul metro e settantacinque, vestita per educazione fisica come se dovesse correre su un red carpet dalle influenze neo goth e punk. Come avrete appurato, nella corsa di resistenza non sono una cima e mai lo sarò, ma proprio per questo una super premurosamente fastidiosa Jamie ha deciso di farmi allenare duramente ogni santo giorno per un minimo di due ore.
Raggiungendo faticosamente la bionda in vantaggio di qualche metro, quasi non le caddi rovinosamente addosso, probabilmente per colpa del mio essere costantemente sovrappensiero. Preferisco farmi interessanti viaggetti mentali piuttosto che guardare dove metto i piedi. Ovviamente Jamie mi ammonisce con il suo solito spiccato sarcasmo, alquanto irritante dovuta la situazione.
"Athena! Colpa del caldo o del ragazzo appoggiato alla ringhiera che stai fissando da più di mezz'ora?"
"Oh smettila, lo sai che ho altro a cui pensare" risposi brusca cercando di cambiare discorso.
"Fammici pensare un attimo. Per caso staresti pensando a come tiene le labbra serrate attorno alla sigaretta? O a come i suoi capelli corvini brillano sotto il sole?" Continua ad infastidirmi appositamente, solo per vedere la mia reazione. Sa benissimo che quando sono sotto pressione riesco a dare il meglio di me in fatto di figuracce degne di oscar.
"Vedo che ti sei data da fare con la scannerizzazione del ragazzo"Jamie mi risponde con un occhiataccia, finisce il giro di corsa imboccando l'uscita del campo e avvicinandosi alla ringhiera.
Aspetta.
Su quella ringhiera è appoggiato lo stangone corvino.
Oh no. Se credeva di farmi fare l'ennesima figura come si suol dire, di merda, si sbagliava di grosso.
"Jamie, dove vai? Lo spogliatoio è dalla parte opposta di quella dove stai andando tu.Jamie!" forse urlai un po' troppo forte o forse fu il mio scontrarmi con il cestino della spazzatura ad attirare l'attenzione del ragazzo, che si girò verso di me ridendo di gusto.
Per l'appunto, Athena, cos'è che stavi cercando di non fare? L'ennesima figuraccia? Ecco brava, hai appena fallito. Mi feci mentalmente un pat pat di consolazione sulla spalla e cercai di rimediare l'irrimediabile.
"Giuro che è stato lui a spostarsi e che prima non c'era" dissi così a nessuno in particolare, giustificandomi, e raggiunsi poi Jamie che si era impegnata a presentarsi al ragazzo e successivamente a dirigersi agli spogliatoi, lasciandomi sola, non prima di aver strizzato l'occhio sinistro maliziosamente. Cosa aveva combinato?
Cercai allora di agire disinvolta, non potevo peggiorare ancora la situazione, così camminai verso di lui e gli chiesi una sigaretta. Sì, insomma, funziona sempre.
"Ma non sei un po' troppo piccola per fumare?" Mi lanció un occhiata, evidentemente si divertiva un mondo. Grande! Ero diventata uno spettacolo di intrattenimento. Già avevo i nervi a fior di pelle, se ci si metteva pure il belloccio di turno a prendermi per il culo ero a posto. Sarei esplosa sicuramente da lì a 0,63 secondi.
"Sembri mia madre, non ho bisogno della paternale"
"Hai una bellissima madre allora"
Portai istintivamente una mano sulla fronte in segno di resa, non potevo davvero perdere tempo con il belloccio convinto di turno.
Restammo in silenzio qualche altro secondo, finchè, spazientita, non raggiunsi lo spogliatoio femminile a passo deciso, senza sigaretta.
Mi cambiai di fretta infilandomi i pantaloni di pelle che Diana mi aveva regalato per il mio compleanno anni fa, una maglia asimmetrica con una cintura in vita e i miei anfibi neri consumati. Jamie era già tornata a casa, maledizione a lei e alle sue idee malsane.
Raggiunsi la vecchia Harley Davidson di papà, infilai il casco e feci per partire quando una mano mi afferró per il braccio.
Mi girai e con sorpresa notai il ragazzo di prima con un aria supplichevole.
"Sono Bill e ho bisogno di in passaggio."
"Sono Athena e il passaggio te lo scordi"
"E perché scusa?"
"Ricordi? Ti ho chiesto una sigaretta e la sto ancora aspettando."
Mi mostró il pacchetto di sigarette vuoto e mi chiese ancora di farlo salire, spazientita gli feci segno di sedersi dietro di me.
"Guarda che guido io" ma che razza di sfacciato.
"Neanche morta, sali o ti lascio a piedi"
"Quanto sei antipatica"
"Libero di chiedere un passaggio a qualcun altro"
"Okay, va bene!"
Sconfitto salì al posto del passeggero e mentre guidavo si limitò a indicarmi con la mano le varie direzioni da prendere, come a dire 'gira a sinistra', 'ora a destra', 'sempre dritta'. In circa dieci minuti raggiungemmo un gruppo di villette bianche e bordeaux e con sorpresa notai che quella che mi aveva indicato era esattamente la casa difianco alla mia. Non credevo nelle coincidenze e mai ci crederó. Era il mio vicino di casa e non l'avevo mai visto prima. Che si fosse trasferito da poco?
Scesi dalla moto lo accompagnai al portone di casa sua. Gli chiesi se si fosse appena trasferito, mi sembrava impossibile non averlo mai notato prima.
"Sto affittando l'appartamento al terzo piano, ho finito un paio di giorni fa di traslocare" con un cenno del capo indicò un'ampia finestra aperta, dalla quale risuonava musica rock a tutto volume. Sì , era sicuramente casa sua.
Cazzo, ho dimenticato di nuovo lo stereo acceso" disse rimproverandosi per la svista, poi continuò incuriosito dalla mia presenza.
"E tu? dove abiteresti?" con sguardo indagatore e un sorrisetto furbo aspettava una mia risposta. "Penso che non siano affari tuoi, e penso anche che tu lo voglia sapere solo per tendermi un agguato per poi
"Ah quindi tu pensi? E di grazia, perché mai dovrei rapirti?" si passò una mano tra i corti capelli corvini probabilmente a conoscenza del fatto che con quel semplice gesto avrebbe piegato ogni essere di sesso femminile e non al suo volere. Non avendo assolutamente voglia di discutere per un argomento così futile all'ora di cena gli risposi
"Abito al terzo piano della casa accanto alla tua. Non dire nulla, e no, la mia non è una posizione tattica utile allo spiarti" "L'hai detto tu non io, principessa"
"Non chiamarmi principessa, razza di omuncolo fastidioso" pensai di lanciargli un malocchio (se avessi avuto le capacità per farlo) o di pregare una qualsiasi divinità lassù (o laggiù) per fargli cadere qualcosa, qualsiasi cosa di pesante in testa.
"Mhh certo, bestia ti aggrada di più? Effettivamente ora che ti osservo bene noto una certa somiglianza tra te e i mostri dei film dell'orrore"
"Giuro che se apri ancora la bocca ti salto alla gola" non ebbe tempo per rispondermi a tono che mia mamma (adottiva) uscì dalla porta principale e con fare troppo allegro e civettuolo per i miei gusti decise di invitare il mio carissimo amico Bill a cena. In quel momento pensai davvero che il karma ce l'avesse con me. Appena entrata in casa due vocine all'unisono chiamarono il mio nome. Le due bambine mi corsero in contro abbracciandomi. Erano Sybil e Cass, le mie gioie.
"Athena! Finalmente sei tornata! Corri che ti facciamo vedere il bellissimo castello di Lego che abbiamo costruito per le Barbie" le mie Stelline. Stravedevo per loro, erano due miniature di Diana, non troppo uguali ma neanche troppo diverse. Erano due bellissime gemelline eterozigote che a primo impatto potevano sembrare completamente diverse tra loro, ma che se venivano osservate attentamente si potevano notare i piccoli particolari che le accomunavano, come il taglio degli occhi o la piega leggermente asimmetrica che prendevano le labbra quando sorridevano.
"E' davvero un bel castello, le Barbie saranno felicissime di viverci, non credete anche voi?" mi accucciai raggiungendo la loro altezza, avevano appena sei anni. Ridacchiarono contente che la loro creazione fosse piaciuta anche a me fino a che non sentimmo l'urlo della mamma che ci suggeriva gentilmente di correre a tavola alla svelta, perché avevamo un ospite importante.
Aspettate un attimo, importante? Con estrema riluttanza presi per mano Sybil e Cass e ci dirigemmo verso il tavolo situato nel grande salotto al centro della casa. Feci per sedermi tra di loro ma la mamma mi fermò. "Tesoro, tu non ti siedi accanto a Bill?" Le lanciai un'occhiataccia di rimprovero, sapeva che non sopportavo questo genere di cose, men che meno se il soggetto in questione era Bill.
"Ecco, tesoro, non ti siedi accanto a me?" Sorrise provocatorio, con l'intento di farmi infuriare, riuscendoci. "Apri bene le orecchie: no." gli risposi nel modo più freddo possibile, ma evidentemente non scaturì l'effetto desiderato perché la sua unica risposta fu un risolino snervante. Trattieniti. Raccomandai a me stessa. Con non curanza tornai a sedermi tra le gemelle, ma nuovamente mia madre si intromise, poggiandomi le mani curatissime sulle spalle e dirigendomi al posto accanto a Bill.
"Non fare la scortese, Athena, siediti vicino a Bill, non essere timida" disse con un tono che non ammetteva repliche. Bill per poco non si soffocava nel tentativo di trattenere le risate, ed io, che non sapevo più dove sbattere la testa, mi sedetti nel posto a me evidentemente riservato. Il mio limite di sopportazione era sceso sotto lo zero, convinta che sarei potuta esplodere da un momento all'altro. Poi nostra madre disse una cosa che non mi sarei mai aspettata di sentire uscire dalle sue labbra, non sapevo se piangere o ridere
"Sybil, Cass, questa sera papà non tornerà a casa per un problema di lavoro, ma vi presento lo stesso una persona importante per vostra sorella, lui è Bill" poi mamma mi guardò ignorando la mia crisi di nervi imminente e proseguí la scenetta da film dell'orrore.
"Forza Athena, perché non ci presenti il tuo ragazzo?"
Quasi mi strozzai con il boccone che stavo masticando. Ragazzo? Ma che diamine aveva capito mia madre?
Le gemelline batterono le mani contente e si scambiarono uno sguardo complice per poi rivolgere tutta la loro attenzione a me, in attesa che sorridessi o che scambiassi qualche smanceria come fanno Barbie e Ken nei cartoni animati che amano tanto. Mi venne la nausea solo a pensarci, rivolsi un'occhiata furente alla mamma per avermi messo in questa situazione così imbarazzante. Ma che cavolo di film mentali si fa?
"Evidentemente hai capito male, mamma. Io e Bill ci siamo conosciuti al campo sportivo questo pomeriggio, e fuori dall'ingresso di casa stavamo discutendo animatamente prima che ci interrompessi e che lo salvassi da morte certa. Io e lui non stiamo insieme, come ti è saltato in mente di invitarlo a cena senza nemmeno sapere chi fosse?"
Mia mamma, chiaramente dispiaciuta affermò che questa storia le risultasse nuova e che Bill le aveva assicurato che ci stessimo frequentando da un po' ormai.
Maledetto scarafaggio, oltre ad essersi insinuato a casa mia si é pure divertito a raccontare assurdità.
"Esci da casa mia"mi rivolsi furente a Bill, poi corsi al terzo piano, dove c'era camera. Certo, la mia poteva essere stata una reazione avventata e molto probabilmente stupida, avrei semplicemente potuto negare tutto evitando l'inutile scenata. Ma dalla scomparsa di Diana non ero più stata la stessa, sia lei che i miei genitori biologici avevano lasciato un vuoto incolmabile in me e ogni volta che si presentava una situazione scomoda davo di matto. Non ero più in grado di ponderare parole e gesti e avevo costantemente i nervi a fior di pelle, sempre pronta a mordere. Si dice che il tempo sia in grado di risanare le ferite, di ricucire i tagli più profondi, ma io dopo tutti questi anni ero ancora in attesa. Bill aveva solo contribuito a peggiorarmi la giornata e in quel momento desiderai con tutta me stessa di non aver mai incontrato il suo sguardo durante gli allenamenti; in realtà non sapevo ancora che quel ragazzo che a fatica tolleravo avrebbe avuto un ruolo di una certa importanza nella mia vita.

Spazioautrice
E siamo così giunti alla fine del primo capitolo alias introduzione :) La protagonista di questa storia è Kristen Stewart, ma potete benissimo immaginarla in modo diverso. In ogni capitolo aggiungerò un'immagine di uno dei personaggi del racconto in modo da darvi un'idea del loro aspetto. Come sempre voti e commenti sono graditissimi e spero che la storia vi catturi. Al prossimo capitolo :')

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