Capitolo 2: RITORNO A SCUOLA

43 2 1
                                    

     <<Sofia, Sofia>>. Nell'immenso buio che la circondava Sofia sentiva l'eco di una voce femminile che pronunciava ripetutamente il suo nome. Non si vedeva chi era, ma una cosa era certa, lei in un certo senso era felice di sentire quella voce, si sentiva al sicuro udendola, e nell'immensa oscurità parve trovare un attimo di conforto nella forte morsa di paura che afferrava il suo cuore.

La voce mutò improvvisamente e proprio davanti ai suoi occhi udì dei flebili passi avvicinarsi.

Disperata cominciò a correre nella direzione opposta, ma una volta percorsi un paio di metri sentiva i passi venire dalla direzione nella quale ella correva, e così fu costretta a cambiare direzione più e più volte fino un istante in cui i passi parevano provenire da tutte le direzioni. Solo allora si fermò, ma il pavimento sotto di lei scomparve improvvisamente e precipitò nel buio.

Era consapevole del fatto che stava cadendo nel vuoto ma nonostante tutto non provava più alcuna paura, vedeva solo un tunnel poco illuminato che scorreva sui lati del suo corpo in caduta libera. Gli occhi non si chiudevano e la bocca non emetteva alcun suono. Soltanto poi, dopo circa un minuto di caduta, incominciò ad intravedere il suolo ma il suo corpo rimase impassibile pur consapevole che ben presto si sarebbe schiantata sul freddo pavimento di cemento che continuava ad avvicinarsi. Fu allora che cominciò ad avere un po' di paura e subito dopo pochi istanti... lo schianto.

I suoi occhi finalmente si chiusero.

Quando riprese conoscenza Sofia si ritrovò in un'immensa distesa di verde e proprio davanti a lei un vasto bosco di pini ricopriva l'intera visuale. Più in là un piccolo ruscello scorreva fino a valle e un numeroso stormo di uccelli cinguettava su nel cielo. Tutto in torno, un dolce respiro di vento accarezzava teneramente gli alberi e ben presto anche la sua pallida pelle.

Tremò.

Improvvisamente tutto intorno cambiò. Gli alberi persero le loro foglie e i lunghi artigli dei rami decrepiti e coperti di ragnatele disegnavano lunghe ombre minacciose sul terreno che dapprima era ricoperto da un soffice tappeto di erba che rinfrescava l'aria mentre ora non era altro che una distesa di dura e fredda pietra. Il caldo sole lasciò posto ad una pallida Luna piena che risplendeva tutto intorno. Niente stelle.

Agghiaccianti ululati si levarono dalle profondità della foresta accompagnati dai rumori di animali che correvano attraverso i cespugli circostanti. Lo stormo di uccelli scomparve e così anche il ruscello.

Profondi rumori di tamburi provennero improvvisamente dal bosco. Sofia era impaurita ma allo stesso tempo era anche curiosa. Si addentrò nella foresta per scoprire da dove provenissero quei rumori.

Passò attraverso rovi e cespugli ed improvvisamente si udì un canto in lingua assai strana che stranamente Sofia riusciva a comprendere. Le voci si avvicinavano sempre di più.

Più volte inciampò e cadde provocandosi dolorose contusioni su gambe e gomiti. Il dolore era lancinante ma lei si sforzava di sopportarlo lottando, perché sapeva che doveva andare avanti, come tentata da un desiderio interiore che la spingeva a proseguire in quella direzione.

Dal profondo buio comparve una luce rossa che ben presto si

allargò fino ad occupare l'intera visuale di Sofia che si andò a nascondere dietro ad un macigno.

Al centro di un grande spiazzo zampillava un grande falò circondato da una decina di donne che danzavano, cantavano e suonavano ripetutamente. Le parole erano chiare, parlavano di morte, di peccati, di intralci alla legge, di corruzione. Ai lati vi erano delle capanne di paglia al cui interno zampillavano le piccole fiamme cremisi di piccole lanterne appese ai soffitti di legno.

LE LEGGENDE DI VOLTURNUM-CROUCHDove le storie prendono vita. Scoprilo ora