Capitolo 1

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Non potrei desiderare di più... Una famiglia perfetta e grande. Due amiche stupende, a volte litighiamo, ma facciamo sempre pace. Voti buoni a scuola ed un futuro promettente. Ho perfino un nemico giurato. Praticamente per me è tutto perfetto. Non potrei desiderare di più.
Quel giorno, a scuola, girava la voce di un concorso, dovevi solo scrivere il tuo nome su un foglio, e poi un computer avrebbe selezionato i due vincitori. Mi sembrava una cosa ridicola, ma le mie amiche, mi spinsero a farlo. -Perché no?- disse Euge. -è solo una stupidaggine, figuriamoci se vinco- ribattei io, mentre guardavo la bacheca. -Ci sono persone che ci credono- mi ricordò Rochi. -Si, e non capisco il perché- le dissi. -Dai, non ci costa nulla scrivere i nostri nomi, e dato che non ci crediamo, non avremo una delusione- mi incitò Euge. Sospirai -Non avete speranze di vincere- disse una voce conosciuta alle nostre spalle. Mi girai, ma già sapevo che era Peter. Presi la penna dalla mano di Euge, e scrissi il mio nome sul foglio, poi mi girai verso Peter e gli porsi la penna. -Vediamo se hai fortuna Lanzani- Lui mi sorrise, prese la penna, e scrisse il suo nome. Io e Peter eravamo così, eravamo i migliori di tutta la scuola, sia con gli esami, sia negli sport, sia nel lavoro. Ci sfidavamo ogni volta, mettendoci alla prova, ci odiavamo, ma senza l'altro, ci saremmo annoiati a morte, questo lo dovevo ammettere. -Solo Peter poteva convincerti, dovevo pensarci- disse Euge. -Non l'ho fatto per lui- ma sapevo che non mi avrebbero creduto. Loro pensavano che io e Peter, in segreto ci amassimo, che i litigi fossero solo una copertura, e dicevano pure che la prova fosse che passavamo praticamente tutto il tempo insieme. In classe eravamo nello stesso banco, eravamo co-capitani delle stesse squadre, eravamo co-maneger dello stesso bar, ed eravamo pure vicini di casa. Ma la verità era solo una, tutti e due eravamo bravi in quello che facevamo, ma non riuscivamo a concepire che ci fosse qualcuno che fosse bravo come noi o migliore di noi. Peter mi guardava appoggiato alla parete, con le braccia incrociate sul petto, ed un sorrisetto scaltro dipinto sul volto. -Tanto sai perfettamente che questo gioco è solo una stupidaggine- disse lui. Rochi mi guardò sorridendomi -è proprio ciò che hai detto tu- la fulminai con lo sguardo -ed allora?- chiesi. -Siete così simili- disse Euge. -Per niente- dicemmo io e Peter all'unisono, poi ci fulminammo con lo sguardo. Dopo di che suonò la campanella. Ci dirigemmo in classe. Quel giorno, il banco in cui ero seduta accanto a Peter, mi sembrò più piccolo e stretto del solito. Mi sentivo schiacciata contro di lui, e non potevo allontanarmi. Le nostre gambe si sfioravano troppo spesso, riuscivo a sentire il suo respiro, o il rumore che facevano i suoi denti mentre mordeva la penna. Riuscivo a vedere cosa scriveva, e la sua mano tremare per il nervosismo. -Nervoso Lanzani?- gli bisbigliai nell'orecchio. Lui mi lanciò un occhiataccia. -No, è solo che quest'ora sembra non finire mai, e tu sei troppo vicina, allontanati!- mi disse. Nemmeno a me piaceva quella vicinanza, ma vederlo nervoso era una vittoria per me. Sorrisi come solo i geni del male facevano, ed invece di allontanare la sedia, la avvicinai ancora di più. Sentii Peter imprecare. -Ti odio Mariana, ti giuro che ti odio!-

Qualche giorno dopo... Mi svegliò l'urlo di mia madre. Scesi dal letto, inciampai in qualcosa, sbattei il mignolo del piede nella porta, e stavo per cadere sulle scale, ma mi aggrappai alla ringhiera. Alla fine arrivai in cucina, da dove proveniva l'urlo. Mia madre stava parlando al telefono. -Mamma, perché hai urlato? Cos'è successo?- Mia madre mi sorrise e mi passò la cornetta del telefono, la presi, e dopo un lungo sbadiglio, dissi -Pronto- La voce dall'altra parte mi disse -Congratulazioni Mariana Esposito, è una delle vincitrici del viaggio in torno al mondo- Non sentii il resto perché come mia madre iniziai ad urlare.

E se fosse... Laliter?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora