Capitolo 4

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-Mariana- qualcuno mi chiamava. -Mariana- sentivo la sua mano sul mio braccio, mi stava scuotendo. -Mariana- la voce era di un uomo, bella, profonda e dolce. -Mariana- il suo tocco era caldo, anche se la sua mano era ruvida. Un sospiro, forse si era arreso. -Lali- la sua voce aveva preso un tono ancora più dolce e pacato, quando aveva pronunciato il mio nomignolo. I miei occhi si aprirono senza un comando. Di fronte a me avevo due occhi verdi, luminosi e profondi. -Finalmente ti sei svegliata- disse, allontanandosi un po' da me. Riuscì a vedergli tutto il viso. La pelle chiara, il sorriso ammiccante, la piccola fossetta, ed i nei sulla guancia sinistra. -Che succede? Dove sono? Che ci fai qui?- domando, spaesata e con la voce roca. -Ti sei addormentata sulla mia spalla mentre eravamo ancora in volo, non ho voluto svegliarti, ma ora dobbiamo scendere- mi spiegò lui. Mi alzai dal sedile tropo in fretta, con le gambe ancora addormentate, e temetti di cadere, ma Peter mi prese e mi strinse a se . Eravamo così vicini che riuscivo a sentire il suo profumo salmastro, che mi ricordava il mare, mi persi nei suoi occhi, così belli, anche se non ci avevo mai fatto caso. -Scusate, ma dovete scendere- disse una hostess, interrompendoci. Io mi staccai da Peter e scesi dall'aereo. Quando arrivarono le valige, uscimmo dall'aereoporto, eravamo tornati ad ignorarci, anche se camminavamo l'uno accanto all'altra. All'uscita, ci aspettava un taxi giallo, vicino a lui, un uomo con in mano un cartello su cui si leggevano i nostri nomi. Gli andammo in contro e lui ci fece salire sul mezzo di trasporto. -Ben arrivati- ci disse, guardandoci dallo specchietto retrovisore. Gli sorrisi a mia volta, e mentre il taxi camminava, guardai dal finestrino, non ero più a casa mia, ero in Messico, una città che conoscevo solo da foto e libri, avevo lo stomaco in subbuglio, ero in ansia c'erano mille tappe ancora da fare, ero felice perché avrei scoperto cose nuove e conosciuto nuove lingue, ma dall'altra parte ero spaventata, era la prima volta lontana da casa, ed ora mi trovavo su un taxi con la persona che odiavo di più al mondo, con la testa che mi scoppiava appoggiata al finestrino, con persone e negozi, automobili che vedevo passare veloci. 

















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