Capitolo 4 - Staffetta

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Un vento gelido soffiava lungo il viale che portava a scuola anche quella mattina. Rin correva per conto suo sulla strada in cui tutti si stringevano nelle spalle e camminavano con le facce rivolte verso il basso. Passò oltre gli altri bambini mentre esalavano nuvolette di aria bianca, avendo a volte l'impressione di correrci dentro.
La strada con i pioppi non portava al club di nuoto, quindi non era la scelta migliore per correre. Durante il momento in cui tutti si dirigevano verso la scuola c'erano troppe persone lì, e non poteva correre come voleva. Inoltre non c'era motivo per Rin di correre per recarsi a scuola, e non poteva nemmeno dire di non essere un tantino fastidioso per quelli che camminavano lungo la strada.
Davanti a lui, una sciarpa marroncina si agitava nel vento. Rin aumentò di poco il ritmo e la raggiunse, il respiro che si condensò in nuvole bianche non appena smise di correre.
«Buongiorno, Yazaki-san.»
Sul volto di Aki c'era un enorme sorriso, che lui notò non appena lei si girò. Rin si chiese se camminasse sempre con quell'espressione sul volto.
«Buongiorno Matsuoka-kun! Hai corso fin qui?»
«Sì, è una specie di allenamento.» A dimostrazione di ciò, Rin esalò altre nuvolette pallide.
«Ah, è fantastico. Però correre in un posto del genere è un po' pericoloso.»
Rin aspirò nuovamente le nuvolette bianche. «Sì ma io sto attento quando corro, quindi... »
La sciarpa di Aki si agitò nel vento, strofinando contro la guancia di Rin. Quella sciarpa che era rimasta macchiata anche dopo essere stata lavata... Rin non aveva idea del perché Haruka fosse sceso giù dalla banchina per prenderla. A quel punto non aveva intenzione di chiedere nello stesso modo in cui non intendeva cercare la ragione per cui Makoto aveva tremato.
Allo stesso modo Rin non voleva chiedere ad Aki perché indossasse ancora la sciarpa nonostante fosse macchiata. «Mi dispiace di averti chiesto di fare qualcosa di tanto insensato ieri.»
Alle sue parole, Aki scosse la testa. «Non preoccuparti. Credo che sarebbe una buona idea far partecipare anche Nanase alla staffetta.»
«Oh? Cosa te lo fa credere?»
Aki abbassò lo sguardo alla domanda diretta di Rin, ancora sorridente. Poi alzò gli occhi lentamente, guardando da qualche parte lontano da loro. «Nanase-kun sembra poter fare tutto da sé, non è vero? È bravo nello studio, negli sport e persino nell'arte. Può fare davvero tutto. È per questo che tutti contano su di lui, ma sarebbe davvero bello se Nanase-kun potesse affidarsi agli altri, non credi?»
Rin pensò che Aki aveva pienamente ragione. Si era appena trasferito, ma l'idea che si era fatto di Haruka era proprio quella. Nonostante Haruka non avesse nessun interesse nel fare il primo passo verso gli altri, però, non era mai completamente isolato. Al contrario era considerato la persona più affidabile all'interno della loro classe, e quando gli altri si rivolgevano a lui faceva sempre del suo meglio per non deludere le loro aspettative. Era un equilibrio che la gente intorno a lui doveva mantenere.
«Penso che Nanase-kun sia una persona gentile. Probabilmente si trattiene anche quando vorrebbe dire qualcosa perché non vuole che gli altri si preoccupino troppo, non credi? Sono sicura che non intende ferire o respingere nessuno. Però penso anche che non sia salutare per lui pensarci troppo su. Credo che abbia bisogno di imparare ad essere più assertivo.» Aki si voltò verso Rin, come se si aspettasse di sentire cosa pensasse a tal proposito.
Onestamente, Rin non aveva mai pensato di adattarsi alla personalità di Haruka. Sapeva che l'altro non aveva esattamente un carattere spensierato, ma a Rin importava soltanto del fatto che volesse partecipare alla staffetta con lui. «Stavo pensando la stessa cosa. Quel ragazzo non ha il minimo senso dell'umorismo. Dovrebbe imparare dal sottoscritto, non pensi?» scherzò, restando vago nella sua risposta.
Aki rise alle sue parole. «È vero. Somma entrambi e poi dividi per due, sarebbe perfetto.»
«Stai dicendo che sono troppo anche solo per me stesso?»
La risata di Aki confermò le sue parole. «Oh no, affatto. Però vorrei davvero vedere Nanase-kun lavorare insieme a tutti voi.» Alzò lo sguardo al cielo. Sottilissime nuvole invernali fluttuavano in aria, come se fossero state disegnate con i pastelli a cera.

Haruka scese i gradini proprio mentre Makoto faceva lo stesso.
«Vedi? Non sono poi così in ritardo.»
«Andiamo.»
Haruka e Makoto corsero fianco a fianco, il respiro che si condensava ad ogni passo.
Quando raggiunsero il ponte Mutsuki, trovarono Nagisa ad aspettarli. Haruka rispose al gesto euforico dell'altro alzando appena la mano. Lo sguardo di Nagisa passò su entrambi, prima di posarsi su qualcun altro. Senza guardare, Haruka sapeva di chi si trattasse. Doveva essere Rin. I passi in avvicinamento divennero via via più forti, e poco prima di raggiungere il ponte se lo ritrovarono accanto.
«Ehi.»
In risposta al saluto di Rin, Haruka fece un altro cenno con la mano. Sembrava più che gli stesse dicendo và via.
Nagisa si mise a correre accanto ad Haruka. «Nanase-kun, oggi ho intenzione di tenere il tuo passo come si deve!»
«Non è un vero allenamento se ti riposi.»
«Allora domani correrò sul posto mentre vi aspetto.» Che scherzasse o che fosse serio, era una frase così da Nagisa che quasi faceva ridere. Dietro Haruka, Makoto e Rin scoppiarono a ridere al suo posto. Haruka guardò l'espressione perplessa di Nagisa – in effetti sembrava che fosse serio.
«Intendo dire, correrò molto veloce sul posto!»
I due alle sue spalle risero ancora più forte. Il piede di Rin inciampò per un attimo, facendolo sembrare in procinto di perdere l'equilibrio.
Un vento gelido soffiava lungo il viale che portava a scuola anche quella mattina. Rin correva per conto suo sulla strada in cui tutti si stringevano nelle spalle e camminavano con le facce rivolte verso il basso. Passò oltre gli altri bambini mentre esalavano nuvolette di aria bianca, avendo a volte l'impressione di correrci dentro.
La strada con i pioppi non portava al club di nuoto, quindi non era la scelta migliore per correre. Durante il momento in cui tutti si dirigevano verso la scuola c'erano troppe persone lì, e non poteva correre come voleva. Inoltre non c'era motivo per Rin di correre per recarsi a scuola, e non poteva nemmeno dire di non essere un tantino fastidioso per quelli che camminavano lungo la strada.
Davanti a lui, una sciarpa marroncina si agitava nel vento. Rin aumentò di poco il ritmo e la raggiunse, il respiro che si condensò in nuvole bianche non appena smise di correre.
«Buongiorno, Yazaki-san.»
Sul volto di Aki c'era un enorme sorriso, che lui notò non appena lei si girò. Rin si chiese se camminasse sempre con quell'espressione sul volto.
«Buongiorno Matsuoka-kun! Hai corso fin qui?»
«Sì, è una specie di allenamento.» A dimostrazione di ciò, Rin esalò altre nuvolette pallide.
«Ah, è fantastico. Però correre in un posto del genere è un po' pericoloso.»
Rin aspirò nuovamente le nuvolette bianche. «Sì ma io sto attento quando corro, quindi... »
La sciarpa di Aki si agitò nel vento, strofinando contro la guancia di Rin. Quella sciarpa che era rimasta macchiata anche dopo essere stata lavata... Rin non aveva idea del perché Haruka fosse sceso giù dalla banchina per prenderla. A quel punto non aveva intenzione di chiedere nello stesso modo in cui non intendeva cercare la ragione per cui Makoto aveva tremato.
Allo stesso modo Rin non voleva chiedere ad Aki perché indossasse ancora la sciarpa nonostante fosse macchiata. «Mi dispiace di averti chiesto di fare qualcosa di tanto insensato ieri.»
Alle sue parole, Aki scosse la testa. «Non preoccuparti. Credo che sarebbe una buona idea far partecipare anche Nanase alla staffetta.»
«Oh? Cosa te lo fa credere?»
Aki abbassò lo sguardo alla domanda diretta di Rin, ancora sorridente. Poi alzò gli occhi lentamente, guardando da qualche parte lontano da loro. «Nanase-kun sembra poter fare tutto da sé, non è vero? È bravo nello studio, negli sport e persino nell'arte. Può fare davvero tutto. È per questo che tutti contano su di lui, ma sarebbe davvero bello se Nanase-kun potesse affidarsi agli altri, non credi?»
Rin pensò che Aki aveva pienamente ragione. Si era appena trasferito, ma l'idea che si era fatto di Haruka era proprio quella. Nonostante Haruka non avesse nessun interesse nel fare il primo passo verso gli altri, però, non era mai completamente isolato. Al contrario era considerato la persona più affidabile all'interno della loro classe, e quando gli altri si rivolgevano a lui faceva sempre del suo meglio per non deludere le loro aspettative. Era un equilibrio che la gente intorno a lui doveva mantenere.
«Penso che Nanase-kun sia una persona gentile. Probabilmente si trattiene anche quando vorrebbe dire qualcosa perché non vuole che gli altri si preoccupino troppo, non credi? Sono sicura che non intende ferire o respingere nessuno. Però penso anche che non sia salutare per lui pensarci troppo su. Credo che abbia bisogno di imparare ad essere più assertivo.» Aki si voltò verso Rin, come se si aspettasse di sentire cosa pensasse a tal proposito.
Onestamente, Rin non aveva mai pensato di adattarsi alla personalità di Haruka. Sapeva che l'altro non aveva esattamente un carattere spensierato, ma a Rin importava soltanto del fatto che volesse partecipare alla staffetta con lui. «Stavo pensando la stessa cosa. Quel ragazzo non ha il minimo senso dell'umorismo. Dovrebbe imparare dal sottoscritto, non pensi?» scherzò, restando vago nella sua risposta.
Aki rise alle sue parole. «È vero. Somma entrambi e poi dividi per due, sarebbe perfetto.»
«Stai dicendo che sono troppo anche solo per me stesso?»
La risata di Aki confermò le sue parole. «Oh no, affatto. Però vorrei davvero vedere Nanase-kun lavorare insieme a tutti voi.» Alzò lo sguardo al cielo. Sottilissime nuvole invernali fluttuavano in aria, come se fossero state disegnate con i pastelli a cera.

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