Capitolo 5 - Bracciata

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La superficie dell'acqua si increspò, schizzando. Una bracciata, un calcio. Cerchi concentrici si allargarono uno alla volta, poi Nagisa riaffiorò da sott'acqua. Si creò uno spazio in essa con calma, effettuando la virata e tornando indietro. Il suo modo di nuotare era un po' diverso da quello che aveva mostrato il giorno delle gare cronometrate.
Rin si trovava sul blocco di partenza, intento a guardare Nagisa che nuotava con un senso di disagio addosso. Nagisa toccò la parete con entrambe le mani e alzò la testa dall'acqua. Rin, che avrebbe dovuto tuffarsi subito dopo l'arrivo di Nagisa, era fermo là sopra.
«Che problema c'è, Rin-chan?» domandò Nagisa, riprendendo fiato.
«Stavi nuotando alla massima velocità?»
«Sì.» Nagisa osservava Rin attraverso gli occhialini, con occhi grandi e tondi. Non c'erano preoccupazioni, dubbi, né menzogne in essi. Anche così, Rin cercò nei loro recessi, ma realizzò subito che non c'era alcun motivo di farlo e distolse lo sguardo. Gli occhi di Nagisa non avevano una sola traccia di ombra; erano chiari e limpidi, abbastanza perché Rin potesse esserne sicuro anche attraverso gli occhialini.
Nagisa non avrebbe mai cercato di nascondere quel che pensava – e poi non era tipo da imbarazzarsi davanti agli altri. Era capace di credere a qualunque cosa con sincerità, e altrettanto dimostrava con la sua espressione. Era fatto così. Per Rin era il tipo di personalità più difficile con la quale confrontarsi. Se Nagisa fosse stato un tipo ingannevole e sfuggente, il suo cuore sarebbe stato vulnerabile a causa di ciò che nascondeva. Persino Rin aveva delle debolezze in sé che cercava di tenere nascoste.
Nagisa però non sembrava possederne.
«Non credi che il tuo modo di nuotare sia cambiato dal giorno dell'allenamento a tempo?»
«No, è sempre lo stesso.»
Sembrava che la persona in questione non se ne fosse ancora resa conto. È questo che si intende con il modo di dire "spesso la gente non capisce se stessa"? Forse cose come le ipotesi e gli ideali si mettevano in mezzo, e diventava difficile vedere chiaramente oltre.
«I tuoi tempi sono peggiorati.»
«Davvero?» Nagisa si tolse gli occhialini e fissò Rin dal basso, dritto negli occhi e nei loro recessi. Rin si alzò, sfuggendo al suo sguardo.
«Prima eri più veloce.»
Quella gara non è stato un colpo di fortuna. Quella era la speranza di Rin. Una volta che qualcuno aveva migliorato il proprio tempo, era impossibile che peggiorasse così tanto. Specialmente per dei bambini nel pieno della crescita come loro. Non era soltanto il loro corpo o la forza muscolare a crescere; cose come le abilità tecniche e la forza di volontà erano anch'esse incluse nello sviluppo.
«È strano, chissà perché. Non ho cambiato il modo che ho di nuotare.»
«Ehi, durante la gara stavi guardando il tuo avversario?»
«Sì, direi di sì.»
«Allora è per questo, probabilmente. È probabile che tu abbia sentito di dover nuotare più veloce del tuo avversario. Senza realizzarlo, il solo desiderarlo ti ha permesso di andare più veloce , Nagisa.»
«Le emozioni possono farti nuotare più veloce?»
«Sì, certo.» La forza delle emozioni può far crescere le persone. A volte riesce a cambiarle così drasticamente che la si potrebbe definire un'evoluzione.  Quello era il motivo per cui Nagisa aveva mostrato loro delle abilità che superavano la sua normale forza fisica durante la gara a tempo. Innalzare quelle abilità fino ad un livello che Nagisa aveva già raggiunto non poteva essere così difficile. Era quello il privilegio di chi si trovava nel pieno della crescita.
«Vuoi provare a nuotare con me?»
«Con te, Rin-chan? Penso che finirò per perdere, ma...»
«Ci andrò piano con te.» Però non avrebbe di certo nuotato allo stesso ritmo di Nagisa. «Se riuscissi a superarmi batteresti il tuo record, no?»
«Sì!»
I due si posizionarono sui blocchi di partenza, i respiri all'unisono. Poi Rin disse lentamente: «Andiamo. Pronti, via!»
Si tuffarono alla stessa distanza in acqua, lasciando cerchi attorno al punto in cui erano piombati. Una bracciata, un calcio. La testa di Nagisa affiorò poco dopo quella di Rin. Stava però rallentando. Ridurre il distacco creato dalla partenza non era semplice – nel caso di Nagisa c'era un problema di base con l'angolazione del suo tuffo. Per dirla in un altro modo, se avesse corretto quella lacuna il suo tempo sarebbe migliorato di nuovo. Ma neanche quello era così semplice da realizzare.
Rin riusciva a percepire le punte delle dita di Nagisa che attraversavano l'acqua. Sembrava quasi che arrivassero ai suoi fianchi. Il divario fra di loro non crebbe né si ridusse alla virata dei 25 metri. Con 15 metri rimasti, Rin avvertì le dita di Nagisa spingersi più in avanti. Il divario non si era ridotto. Proprio mentre Rin si chiedeva se fosse stata la sua immaginazione, il braccio di Nagisa si allungò all'improvviso. Non era stata l'immaginazione di Rin, o le dita di Nagisa, ma il suo intero braccio che si era disteso in avanti. Nuotava con enorme forza, come se volesse pugnalare Rin alle spalle. Improvvisamente qualcosa lo stava inseguendo.
Durante la gara il nuotatore che aveva quasi superato Nagisa aveva, per qualche motivo, perso il ritmo, e finalmente Rin capiva perché. Ogni bracciata riduceva la distanza. Le braccia di Nagisa arrivavano al mento di Rin, distraendolo da quel che aveva davanti. A 5 metri dall'arrivo, Nagisa si trovava alla pari di Rin. Agli occhi di Rin, Nagisa non era più chi lui credeva che fosse: non riusciva a vederlo come qualcos'altro che non fosse una massa sconosciuta.
Mi sta superando! Nel momento in cui lo pensò, Rin mise più forza nelle spalle. Con solo una testa di distanza a dividerli, Rin raggiunse l'arrivo e si aggrappò direttamente al bordo della piscina. Era così a corto di fiato che riusciva a malapena a credere di aver appena nuotato solo per 50 metri.
Rin non aveva mentito dicendo che ci sarebbe andato piano. Era sicuro di poter nuotare con mezzo di distacco dal tempo migliore di Nagisa, perciò perché aveva dovuto sforzarsi alla fine? La risposta più breve era "paura".
Non che l'istinto combattivo di Rin si fosse risvegliato, né che fosse diventato serio. Semplicemente Rin aveva avuto paura di Nagisa, che lo stava recuperando, e aveva sentito la necessità di sbrigarsi. Poiché non era nemmeno riuscito a stare nella stessa acqua in cui si trovava Nagisa, era saltato fuori dalla piscina.
Nagisa alzò lo sguardo verso Rin, fermo e gocciolante a bordo vasca. «Che succede, Rin-chan?»
Rin non riusciva a guardarlo in faccia. Perché ho avuto paura di uno come Nagisa? provò a chiedersi, ma non gli venne nessuna risposta. Se i loro occhi si fossero incrociati, Rin avrebbe avuto ancora una volta la sensazione che Nagisa potesse vedere dritto dentro al suo cuore, quindi parlò con il viso rivolto da un lato. «Visto? Puoi farcela se ci provi.»
«No che non posso! Non ti ho raggiunto, no?»
No, in realtà l'hai fatto. Nagisa aveva decisamente fatto il suo tempo migliore. Rin era stato costretto ad accelerare. «Il tuo estendersi è--» La voce di Rin era tesa.
«Sì?»
Era la voce del solito Nagisa. Il compagno di squadra di Rin, il Nagisa che sembrava un fratellino più piccolo. Non era di certo una "massa sconosciuta". Rin mandò fuori la sensazione pesante che aveva trattenuto nel petto, finalmente in grado di guardare l'altro. «La tua bracciata è diventata più ampia.»
«La mia?» domandò Nagisa, guardandosi il braccio destro.
«Sì. Durante la seconda vasca mi stavi riprendendo. È li che ho notato la tua bracciata.»
«Davvero? Non lo avrei mai detto...»
«A cosa pensavi mentre nuotavi?»
«A raggiungerti e a nient'altro» rispose prontamente Nagisa. Non aveva pensato per niente al movimento o al ritmo?
Ognuno ha una propria forma e un proprio ritmo. Non è una cosa semplice da capire; qualcuno potrebbe pensare di esserci arrivato ed avere torto, qualcun altro potrebbe andarci vicino senza saperlo. Rin stava ancora cercando la sua attraverso le continue gare e i vari errori. Era per quello che mentre nuotava ragionava sempre: non lo faceva mai impulsivamente. Non aveva mai pensato che il solo nuotare con tutta la sua volontà avrebbe migliorato i suoi tempi.
Rin però sapeva anche che concentrarsi con tutte le proprie forze, di tanto in tanto, portava miracolosamente alla propria forma migliore. In altre parole, la concentrazione avrebbe anche potuto essere definita come la forza delle proprie emozioni. Era vero che Rin aveva detto a Nagisa che le emozioni potevano far nuotare più velocemente, ma non avrebbe mai pensato che glielo avrebbe dimostrato in maniera così palese.
«Ehi, il modo in cui hai nuotato adesso, pensi di poterlo rifare?»
«Uh, non ne sono così sicuro...»
Era una risposta inaspettata, dato che Nagisa non aveva nuotato con troppa considerazione. Sembrava quasi il tipo che memorizzava le cose attraverso i propri muscoli.
«Vuoi nuotare di nuovo insieme?»
«Certo.» Nagisa si arrampicò sul bordo. Come riusciva ad inseguirlo in acqua in quel modo con il corpo minuscolo e delicato che si ritrovava? Forse in lui c'era un accenno della tanto ricercata forma alla quale agognava Rin. Pensando a questo e a quello, si posizionò sul blocco.
«Andiamo!» Un respiro. «Pronti, via!» Le gambe di entrambi si agitarono per aria e I loro corpi entrarono in acqua.
L'obiettivo di Rin era a cinquanta metri da lui – o erano forse di più? Senza sapere esattamente dove stesse andando, per il momento continuò semplicemente a ripetere ogni bracciata. Più forte, più veloce, senza pensare a nient'altro.

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