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Un rumore assordante mi sveglia e quando apro gli occhi so già cos'è.

Stupida sveglia e stupida scuola.

Sento bussare delicatamente alla porta e invito la persona dall'altra parte ad entrare, con un tono che potrebbe essere tutto fuorché allegro.

Vedo la figura di Denise sbucare dalla porta con un sorriso in volto, pronta probabilmente ad iniziare una nuova giornata.

Non è il mio caso.

"Signorin-" comincia, ma la blocco subito portando le mani davanti.

"Ti prego Denise, chiamami Steph, mi fa sentire più a mio agio" mi affretto a dire, la voce ancora impastata dal sonno.

Lei mi sorride, senza obiettare.

"Va bene, Sign... Steph" si corregge subito.

"Ero venuta a svegliarla, non vorrei facesse tardi al suo primo giorno di scuola, perciò si sbrighi." puntualizza, come se non fosse stato il mio unico pensiero negli ultimi giorni.

Sbuffo e le faccio cenno di sì con la testa, per farle capire che tra poco mi sarei alzata.

"Cosa vuole per colazione?" mi chiede tranquilla.

Per un attimo apro e chiudo la bocca, non sono per nulla abituata a queste cose, soprattutto di prima mattina.

"Io sinceramente..." cerco di parlare, ma non so che dire.
Mi guarda in attesa di una risposta, come a spronarmi con lo sguardo e finalmente mi decido a dire qualcosa.
"Mi piacciono molto i pancakes" affermo.

Mi mostra un grande sorriso e sparisce di corsa nel corridoio, dirigendosi probabilmente in cucina.

Mi lascio scappare un grugnito infastidito e mi alzo svogliatamente dal letto.

Barcollo verso l'armadio, non ancora pienamente sveglia e prendo un jeans chiaro e una canotta morbida nera, con il taschino davanti, praticamente le prime cose che ho trovato.

Mi dirigo verso il bagno con l'intenzione di darmi una rinfrescata.

Non posso fingere di ignorare l'ansia che mi assale, ma cerco di rimanere calma. Infondo è solo una scuola.

Mi faccio una doccia veloce e successivamente ne esco con una tovaglia legata intorno al corpo.

Mi asciugo e mi pettino i lunghi capelli.

Ricordo da bambina quando mi mettevo suo letto, mia madre dietro di me e mi lasciavo pettinare i lunghi capelli.

"Stai ferma, smettila di dimenarti" mi rimproverava la mamma, non riuscendo a passare la spazzola tra i miei capelli svolazzanti.

"Ma a me piace dondolare la testa" mi lamentavo e mettevo il broncio.

Lei scoppiava a ridere e cercava di farmi smettere, per non farmi fare tardi a scuola.
Quando riusciva nell'impresa mi guardava fiera, come solo una mamma sa fare e mi diceva 'lo vedi quanto sei bella adesso?', ed io arrossivo per il complimento.

Quanto mi manca.

Caccio via la lacrima solitaria colata lungo la guancia, non mi ero nemmeno accorta di star piangendo.

Indosso i vestiti scelti precedentemente, metto lo zaino in spalla e mi dirigo in cucina.

Butto nuovamente lo zaino a terra e tutti si girano per il rumore improvviso.

Mio padre mi guarda severo, mentre io mimo un 'scusa' con le labbra e Denise se la ride sotto i baffi. È una donna così dolce e in questi pochi giorni ho avuto modo di accertarmene.

Non tutto è come sembra. ~ L.H.Where stories live. Discover now