Capitolo 3

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La notte non riuscivo a dormire.
Ormai se non faccio quegli incubi resto sveglia fino alle 02.00 o anche le 03.00. Mentre guardavo la luna riflettersi all'interno della mia stanza e poi appoggiarsi sul mio letto dov'ero seduta a gambe incrociate, pensavo alla giornata ormai finita qualche ora fa. Ho conosciuto subito brave persone come Carlotta o come quello Stefano che mi aveva difesa anche lui. Mentre ho conosciuto persone che non vorrei mai conoscere che però ormai fanno parte della mia vita.
Li ho provocati e ormai non mi staccheranno gli occhi di dosso.
Vorrei solo capire perché facciano cosi.
Non so Fra, forse sono malati di mente?
Grazie per l'aiuto, subconscio. Vorrei davvero capire i loro "problemi".
E poi c'è Carlotta. Lei è di sicuro una brava amica ma cosa succederà quando scoprirà di mio padre? Scapperà come hanno fatto gli altri o resterà al mio fianco? Non si può sapere.
In questo momento vorrei avere una macchina del tempo per vedere come finirà quest'anno scolastico. Un pò perché odio la scuola, ma anche per vedere come andranno le cose tra me e lei.
Mi girai verso la finestra per vedere la luna riflettersi nei miei occhi, mi dà un senso di leggerezza che mi fa stare bene. Finché non vedo un gruppo di ragazzi ridere in strada. Non vedo bene i loro volti ma quando un lampione illumina il viso di un ragazzo dai capelli neri non ho più dubbi.
Sascha con il suo gruppetto di amici ridacchiano per la via.
'Ehi ehi, diamo fuoco a qualcosa?' Sento dire da quello che mi sembra il moro.
'No Elliot, ci siamo già messi in tanti casini mettendo un petardo sotto la macchina del vicino' disse la mora che mi sembrava si chiamasse Camilla.
'Si, ma è stato divertente' puntualizzò Sascha ridacchiando, non sembrava tanto sobrio
'Ragazzi andiamo, portiamolo a casa' disse il quattrocchi.
'Ma no Sal, sto benissimo' disse Sascha mentre rischiava di cadere per colpa di un sasso.
'Dai andiamo' disse Camilla prendendolo sotto braccio e allontanandosi con gli altri ragazzi al seguito. Vidi che Sascha si girò di scatto, e per poco incrociò il mio sguardo. O almeno così penso, ma forse me lo sono solo immaginato.

Questa mattina l'autobus era pieno e per poco non persi la fermata in cui dovevo scendere per colpa di una vecchietta che non si spostava dalla porta d'uscita. Andai velocemente il classe che ero già in ritardo. Mentre mi dirigevo a passo svelto verso la classe mi venne addosso un ragazzo fisso a guardare il cellulare e mi fece cadere per terra i fogli che avevo in mano.
Grandioso, un altro deficiente che non guarda dove mette i piedi.
Pensai.
'Oh scusa, non ti avevo vista' mi disse il ragazzo. Ma appena alzai lo sguardo incrociai gli occhi verdi di Stefano.
'Ehi, tu sei quella che mi è caduta addosso ieri?' Disse con un sorriso divertito sulle labbra mentre mi aiutava a raccogliere i fogli.
'Si, sono io' dissi sbuffando per la bellissima figuraccia che avevo fatto.
'Non preoccuparti, sto bene se ti interessa' rispose sarcastico. Mi iniziava a innervosire questo ragazzo.
'Va bene, adesso siamo in ritardo, dobbiamo andare in classe' dissi prendendogli i fogli dalle mani e iniziando a camminare verso la classe quando il moro mi prese il braccio per fermarmi.
'Ehi, ti accompagno a casa. Aspettami all'uscita di scuola' disse facendomi l'occhiolino. Io liberai il mio braccio dalla sua presa e mi limitai ad andarmene in classe dove erano già tutti seduti. Il prof era già in classe e notai subito che la disposizione dei posti era cambiata. Infatti di fianco a Carlotta c'era già seduta un'altra ragazza.
'Prego signorina Greco, abbiamo cambiato la disposizione dei posti in tanto che lei non c'era e ho pensato di metterla davanti cosi potrà seguire bene la lezione dato che è nuova. Per il resto dell'anno sarà di fianco a.. ' mi girai dove il prof stava indicando il banco vuoto e non ci potevo credere. Non ci volevo credere. Dovrò passare l'intero anno vicino a..
'Al signor Burci, cosi magari potrà mettergli la testa a posto'
Dei brividi mi percorsero la spina dorsale mentre guardavo Sascha con un sorrisetto malefico sul volto. Mi avvicinai al banco e mi sedetti facendo finta di niente. Cosa che stava facendo anche lui.

Le prime tre ore passarono troppo lentamente per i miei gusti, soprattutto quando Sascha mi fissava con l'intento di mettermi in soggezione, anche se io lo ignoravo.
Quando la campanella dell'intervallo suonò, Sascha si alzò subito dal suo banco e, senza calcolarmi, se ne andò dai suoi amici. Tirai un sospiro di sollievo mentre Carlotta veniva verso di me e si sedeva al posto prima occupato da Sascha.
'Non vorrei essere in te' mi disse come se io volessi, invece. Decisi di cambiare argomento che per me Sascha era tabu, per il momento.
'Ieri non dovevi dirmi qualcosa?' Le domandai riprendendo il discorso di ieri interrotto dalla prepotenza degli amici di Sascha.
'Oh si.. bhe.. volevo dirti che io sono sua sorella' disse guardando in basso per non incrociare il mio sguardo.
'Sorella di chi?' Dissi sorseggiando la mia acqua.
'Di Sascha' per poco non mi strozzai con l'acqua che avevo appena bevuto.
'Di Sascha?! Sei la sorella di Sascha?!' Dissi incredula della sua affermazione. Lei annuì cercando di evitare il mio sguardo.
'Ma non sembrate fratelli! Insomma tu sei carina e gentile, lui è egocentrico e presuntuoso!' Dissi sconvolta.
'Infatti non siamo propriamente fratelli.. va bhe te lo spiegherò un'altra volta' disse guardando dietro di me. Capii il motivo per cui non voleva dirmelo solo quando sentì un soffio caldo sul mio collo. A quel tocco rabbrividì anche se speravo che Sascha non l'avesse notato.
'Spostati, che devo sedermi' mi sussurrò all'orecchio. Mi voltai verso di lui, i nostri visi erano a pochi centimetri di distanza mentre mi ero completamente persa nel suo sguardo.
'S-si, passa pure' riuscì a dire staccandomi dai suoi occhi che sembravano come calamite per i miei.
Poi disse, allontanandosi da me e rivolto a Carlotta.
'Levati, devo sedermi' lei subito si alzò e si sedette al suo posto. La trattava malissimo e non capivo il perché se erano comunque fratelli.
'Perché la tratti così? Dopotutto siete fratelli' dissi rivolta a lui che intanto si stava sedendo. Lui sorrise anche se non ne capivo il motivo. Era divertente quello che ho detto?
'Pff, lei non è mia sorella. E non lo sarà mai' mi rispose improvvisamente serio, metteva quasi paura.

Tirai un sospiro di sollievo quando suonò la campanella della fine delle ultime ore. Misi gli ultimi libri a casaccio nello zaino. Avevo un solo obiettivo: andarmene il più lontano possibile da Sascha. Mi alzai per uscire dall'aula ma Stefano mi si piantò davanti.
'Ti aspetto' mi disse con il sorriso in faccia. Mi ero dimenticata che mi aveva offerto di accompagnarmi a casa e stavo quasi pensando di dargli buca quando sentì la sua fastidiosa voce alle mie spalle.
'Ah, quindi esci con Lepri. Hai scelto male, ragazza' mi disse quando ormai Stefano se n'era andato. Ormai aveva esagerato, non doveva immischiarsi nella mia vita.
'Non ti facevo così sobrio stamattina dopo la sbronza di ieri sera, sai?' Lo provocai, soddisfatta di quello che avevo detto. Mi girai per andarmene quando mi strinse il polso per farmi girare. Quando lo guardai la sua faccia era un mix di stupore e rabbia.
'Attenta Greco, ti tengo d'occhio' disse con aria minacciosa. Sbuffando mi liberai dalla sua presa e uscì dall'aula senza più guardarlo in faccia.

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