Capitolo 1

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La sveglia continua a suonare. La spengo e girandomi mi accorgo che non c'è più Giuseppe accanto a me, come mi ero addormentata. Svogliatamente mi alzo dal letto e mi reco in cucina, non amo fare le scale di prima mattina cosi la mia stanza è al piano di sotto. Entrando vedo Giuseppe intento a fare colazione.
"Buongiorno principessa, sei più bella del solito stamattina!" mi prende in giro. Io di risposta gli tiro un pacco di brioche sulla pancia.
"Molto divertente" dico sistemandomi di fianco a lui e versandomi il latte.
"Perché non eri di fianco a me stamattina?" chiedo iniziando a mangiare.
"Mi sono alzato prima e non volevo svegliarti, scusami ma sono in ritardo. Ti vengo a prendere a scuola, buona giornata."
"Ciao Giuse" dico intanto che lui prende cappotto, borsa ed esce di casa. Giuseppe ha 25 anni e vive da solo, o almeno, viveva da solo. Io e la mia famiglia vivevamo a Napoli e lui ormai due anni fa decise di trasferirsi a Milano per trovare più possibilità di lavoro, e ci riuscì. Adesso lavora in ufficio a tempo pieno.
Io finisco di fare colazione, mi vesto ed esco di casa per dirigermi alla fermata dell'autobus e andare a scuola. Circa due settimane fa mi sono trasferita qui perché una notte...

*FLASHBACK*

Stavo dormendo quando mi svegliai di improvvisamente a causa del rumore della porta di casa sbattuta violentemente. Subito mi misi a sedere sul letto e dopo poco sentì mia madre parlare con mio padre.
"Dove sei stato?"
"Da nessuna parte, bambola"
"Hai bevuto, ti si legge in faccia"
"Solo qualche bicchiere di vodka, niente di che"
"Sei ubriaco fradicio, ma cosa ti è saltato in mente!" Sentivo mia madre singhiozzare, era una donna molto sensibile.
Decisi di uscire dalla mia camera senza farmi vedere per sentire meglio la loro conversazione.
"Io faccio quel cazzo che voglio, non puoi impedirmelo!" sbotta mio padre. Non l'avevo mai visto cosi, e speravo di non vederlo mai.
"Non parlarmi cosi! Sono pur sempre tua moglie!"
"Forse non vorrei che tu lo sia, brutta puttana!"
In quel momento non riuscivo più a capire che persona avevo davanti. Vidi mia madre iniziare a piangere, come stavo facendo anche io.
"C-cosa stai dicendo?"
"Dico quello che penso!"
"Tu non capisci quello che stai dicendo" dice mia madre in lacrime, mentre cerca di avvicinarsi a lui. "Vieni con me, andiamo a letto" dice prendendolo per un braccio.
"Non toccarmi!" dice mio padre, indietreggiando e mettendosi una mano dietro la schiena. Non capivo cosa volesse fare ma poi capì quando mia madre si avvicinò a lui e da dietro tirò fuori una pistola.
"Indietro, ho detto!" Io e mia madre sbiancammo in volto quando lui puntò la pistola contro mia madre che indietreggiò.
"T-tesoro, c-cosa stai facendo?" sussurrava mia madre immobile davanti alla pistola.
"Non chiamarmi cosi! E stai indietro" urlò quello che ormai non ero più sicura fosse mio padre. Mia madre fece un altro passo verso di lui e a quel punto sbraitò.
"Non avvicinarti o sparo!" vedendo che stava per premere il grilletto, presi coraggio e mi sporsi, urlando.
"Papà! NO!" ma era troppo tardi. Lui aveva già sparato e con un tonfo, il corpo di mia madre cadde a terra, senza vita. Io rimasi immobile finché non iniziò a girarmi la testa e persi i sensi.

*FINE FLASHBACK*

Ricordare faceva male, molto male. Mentre sono in pullman mi scende una lacrima. La asciugo in fretta e scendo dall'autobus, accorgendomi che è la mia fermata. Scendo velocemente e mi dirigo all'entrata della scuola. Mi feci largo tra una folla di studenti che continuavano a fissarmi, probabilmente perché non mi avevano mai visto. Decisi di ignorarli e al suono della campanella mi diressi verso la presidenza. Perdendomi un paio di volte e chiedendo aiuto a qualche bidella riuscì a trovarla e, bussando, entrai.
"Buongiorno, lei dovrebbe essere la signorina Greco vero?" mi chiese la preside.
"Si, sono io"
"Si accomodi pure" mi disse e cosi feci.
"Innanzitutto volevo darle il benvenuto nella nostra scuola e spero che passi un buon anno in nostra compagnia"
"Grazie mille" risposi un pò spaesata. La preside continuò per altri dieci minuti sulle procedure della scuola mentre io non l'ascoltavo molto.
"Perfetto, adesso l'accompagnerò nella sua aula" mi disse alzandosi in piedi. Io feci lo stesso e andammo entrambe nei corridoi di quella immensa scuola, era molto grande.
Finalmente arrivammo davanti a un'aula in cui la preside bussò. Senza aspettare una risposta abbassò la maniglia e si sporse per parlare con il professore.
"Professore, è arrivata la nuova alunna" disse e voltandosi verso di me mi fece entrare nella mia nuova classe.

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