Akuma

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Era una giornata normale, e una ragazza abbastanza normale stava camminando verso la scuola. Una ragazza qualunque, dai corti capelli neri e gli occhi verdi che andava spedita a scuola ignara della giornata che l'aspettava. O di cosa l'aspettasse al rientro a casa.

<Hey, guarda guarda chi abbiamo>
<Sembrerebbe un gattino... Guarda ha anche il campanellino. >
<Divertiamoci.>

<Nicole, facciamo un pezzo di strada insieme?> propose una ragazza bionda con le punte colorate di azzurro.
<Per me va bene Michelle.> rispose abbastanza allegra la ragazza.
<Nico... come mai porti sempre quel cerchietto?> chiese l'amica indicando la testa.
<Mi piace, e per me è come un simbolo per distinguermi. D'altronde nessuno porta mai cerchietti coi fiocchi. In più adoro i suoi colori > rispose toccando si la testa. Continuarono a chiacchierare, finché non arrivarono ad un bivio, il bivio che le separava nel percorso di ritorno a casa. Si salutarono e presero le loro strade. Nicole non fece neanche metà del tragitto che si ritrovò davanti due loschi figuri intenti a maltrattare un gatto. Aspetta, ma quello era il suo gatto. D'istinto strinse la presa sulla borsa che usava come cartella scolastica e acceleró il passo. Nel mentre si avvicinava, uno dei due tipi afferrò la coda al micio. Portò dietro di se il braccio con la borsa caricando il colpo. Lui tirò la coda al gatto e, a giudicare dal miagolio che fece, non era la prima volta che lo faceva. Divenne ceca dalla rabbia. Portò avanti il braccio colpendo, con tutta la forza che aveva, la tempia del tizio con la borsa, che ricade a terra. Notando che l'altro era spaesato afferrò il gatto e corse via, verso il primo ambulatorio veterinario dei dintorni. Non sapeva se la inseguissero o no, ma nel dubbio non si fermò o girò per controllare. Strinse a se il gatto. A giudicare dai suoi lamenti non si erano limitati alla tirata di coda. In più sembrava che avesse una ferita sulla zampa destra. Arrivò davanti all'ambulatorio ed entrò. Fortuna che risultava un'emergenza e lo visitarono subito. Approfittò per chiamare sua madre e farsi raggiungere lì : di sicuro avrebbe dovuto pagare i trattamenti medici , e lei non era solita portarsi I soldi a scuola. Attese I risultati. I minuti le sembravano ore, ogni secondo le sembrava un'eternità. Aveva paura, era arrabbiata e stava per cadere nella disperazione più totale. Quei tipi... come avevano osato fare quello al suo gatto? Si portò le mani agli occhi che si stavano riempiendo di lacrime e nascose la sua debolezza.

"Vedere un amico ferito, apre ferite nel proprio animo. E queste ferite possono infettarsi. Vai piccola Akuma e oscura il suo cuore"

Una farfalla nera entrò da una finestra e si posò sul cerchietto della ragazza e una maschera di luce a forma di farfalla si materializó sul suo viso.

"Salve Miss Miau, io sono Le Papillon. Ti darò la possibilità di vendicare il tuo amico, però in cambio voglio una cosa. Voglio i Miraculous di Ladybug e Chat-Noir!"

Sarà fatto Le Papillon. E come disse questa frase iniziò a trasformarsi. Al posto dei suoi abiti comparve una tutina attillata grigia, sulla testa apparvero delle orecchie che potevano sembrare quelle di un gatto e dei guanti con degli artigli sulle dita si sistemarono sulle sue mani. Solo il suo cerchietto rimase intatto, perfettamente sistemato sulla sua testa coi suoi colori grigi e blu. Fece una risata e uscì fuori, tornando dove aveva lasciato i due tipi. Stranamente li ritrovò a pochi metri da dove li aveva lasciati: erano su una panchina a borbottare. Salí su un muretto che era appena dietro.
<Hey, guarda guarda chi abbiamo qui. Qualcuno mi ha detto che avete fatto i bambini cattivi.>
Ora aveva modo di vederli meglio: uno sembrava abbastanza forzuto, e anche alquanto stupido, mentre l'altro era quasi la metà dell'altro, ma sembrava molto più sveglio. Mentre faceva queste osservazioni si sedette sul muretto in stile Chat-Noir.
I due si girarono e guardarono stupiti la ragazza. < Sei sorella di Chat-Noir per caso?> ironizó con aria di sfida il più mingherlino. La ragazza fece una risata e rispose con un tono sprezzante: <Se così fosse saresti in un sogno. Ma te non sei in un sogno, te sei in un incubo.> e così dicendo saltò giù dal muretto passando sopra le teste dei due e atterró esattamente di fronte a loro, con un'agilitá straordinaria. <Vi piace giocare al gatto col topo. Però per ora voi avete fatto solo il gatto. Vediamo se vi piace giocare a questo gioco anche se fate il topo.> continuò alzando la mano destra usando qualcosa che poteva sembrare un "Cataclisma", sbriciolando la panchina su cui stavano i due.
<Conoscete le regole del gioco, no? I topi scappano mentre il gatto li insegue> concluse alzando di nuovo la mano in segno di avvertimento. Avvertimento che venne capito subito dai due che iniziarono a correre come forsennati verso la piazza più vicina. Urlavano spaventati e arrabbiati. E le urla attirarono l'attenzione dei due supereroi della città. Ladybug e Chat-Noir!

*** Angolo autrice***
Ebbene si, ho preso una leggera fissa per Miraculous. Ma che ci posso fare, se in un cartone si sclera shippando, lo devo vedere! Ho messo "amico" per il gatto perché per me gli animali sono i migliori amici che si possono avere- *prende il suo gatto e lo strapazza*
Spero che vi piaccia questo primo capitolo, se vi interessa sto già stendendo il secondo e ci vediamo alla prossima.

You're Jealous? No, but you're mine.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora