Chapter 4

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Anche dopo che se ne fu andato rimasi lì, immobile, a metabolizzare le sue parole. Ero stata talmente patetica! Avrei dovuto controbattere, non potevo lasciare che un estraneo condizionasse le mie giornate. Mi riscossi dai miei pensieri e mi voltai, dirigendomi verso l'entrata della scuola a passo svelto e con la testa bassa, evitando gli sguardi curiosi degli altri studenti. Mi avevano vista parlare con Luke, che non aveva esattamente la fama del bravo ragazzo. O almeno, era quello che mi avevano raccontato. Negli ultimi giorni mi ero ritrovata a pensare a quanto le parole della gente fossero inutili. I mormorii delle persone dicevano che era meglio stargli alla larga, che avrei finito per farmi male. Una parte di me, quella che frenava ogni mia azione, voleva ascoltarli, lasciare alle spalle gli avvenimenti dei giorni precedenti e dimenticarsi dell'esistenza di quello strano ragazzo dagli occhi tormentati. L'altra parte, quella curiosa, impulsiva ed irresponsabile, semplicemente si rifiutava di farlo. Mi sentivo divisa a metà, volevo lasciar perdere e saperne di più al tempo stesso. Volevo parlarne con qualcuno, volevo sfogarmi, ricevere consigli. Ma in quel modo rischiavo di coinvolgere le persone che più amavo. Mio padre e Marylin erano l'unica costante nella mia vita. Il resto erano tutte incertezze e futili dettagli che formavano il monotono scenario di una vita ancora più monotona. Ero alla costante ricerca di una svolta, ma ora che mi si presentava davanti, ero più terrorizzata che mai. Terrorizzata dal cambiamento, terrorizzata dal dubbio che quella svolta avrebbe portato con sé le poche piccole cose che mi erano rimaste, perchè erano proprio quelle che mi rendevano felice. Mi riscossi dai miei pensieri e mi diressi verso la mia classe, cercando di concentrarmi e dimenticare per qualche ora la situazione in cui mi ero cacciata. Arrivata a metà strada mi fermai. Avevo la verifica di matematica e non ero esattamente preparata. Non potevo rischiare di rovinare la mia media, quindi decisi di saltare la lezione. Non mancavo mai, quindi un'assenza non avrebbe influito molto sull'ottima opinione che gli insegnanti avevano di me. Andai appena fuori la scuola e mi sedetti su una panchina, tirando fuori le sigarette e accendendone una. Non fumavo spesso, lo facevo solo quando ero particolarmente nervosa o frustrata. Una voce interruppe la mia tranquillità, irritandomi non poco.
-Non sembri il tipo.
Mi voltai verso lo scocciatore. Era il 'ragazzone' che avevo incontrato pochi giorni prima.
-A cosa ti riferisci, esattamente?- chiesi prima di prendere un altro tiro.
-Non sembri il tipo che salta le lezioni...e che fuma.- inarcò le sopracciglia. Mi limitai ad alzare le spalle, non avendo voglia di rispondergli.
-Qual'è il tuo nome?- mi chiese dopo pochi istanti di silenzio.
-America.
-America...- ripeté, come per assaporare quel suono -è un nome originale.
-Già.
-Io sono Kyle.
-Non mi sembra di avertelo chiesto- risposi piccata. Probabilmente il mio tono risultò troppo tagliente, ma non avevo intenzione di parlare amichevolmente con una persona che solo qualche giorno prima mi aveva minacciata. Sorrise compiaciuto dalla mia risposta.
-Sei sveglia. E sei carina. Mi piaci- disse sedendosi scompostamente accanto a me. Non risposi, tutte quelle confidenze cominciavano a darmi sui nervi.
-Quand'è che mi libererò di voi, esattamente?- aggrottai le sopracciglia, scocciata da quella situazione. Parve sorpreso, poi tornò alla solita espressione dura.
-Non abbiamo neanche cominciato, dolcezza. Se avessi deciso di farti gli affari tuoi, invece di ficcare il tuo bel nasino in cose che non ti riguardavano minimamente, ora non saresti qui a parlarmi.- alzai gli occhi al cielo. Da una parte aveva ragione, anche se ero troppo orgogliosa per ammetterlo anche solo a me stessa. Mi passò un foglietto chiuso.
-Stasera alle otto a questo indirizzo. Luke vuole vederti.
Non aspettò una mia risposta, se ne andò lasciandomi lì, senza parole.
***
Chiusi sfinita il libro di storia dopo un intero pomeriggio passato a studiare, sospirando e allontanando la sedia dalla mia scrivania. Passai con un gesto nervoso le dita tra i miei capelli, pensando a quello che sarebbe potuto succedere di lì a poche ore. Controllai l'orario sul mio cellulare: erano le sei. Spostai lo sguardo dal cellulare alla finestra e sbuffai quando vidi la pioggia cadere. Solitamente il clima autunnale non mi dava fastidio, ma sarei andata a piedi, non volevo ritrovarmi bagnata dalla testa ai piedi. Mi alzai contro voglia e andai in bagno strascicando i piedi per terra. Mi presi un attimo per guardare il mio aspetto aspetto stravolto allo specchio. Il mascara era leggermente sbavato e i miei capelli erano un disastro. Mi spogliai e mi buttai sotto la doccia, rilassandomi sotto il getto d'acqua calda. Usai il mio shampoo e il mio bagnoschiuma preferito, decisa ad allontanare la tensione almeno per un attimo. Dopo un tempo che mi parve infinito uscii e mi asciugai, poi mi diressi verso l'armadio. Optai per dei jeans attillati e un maglioncino grigio, poi misi le mie amate vans dello stesso colore e mi truccai leggermente. Controllai l'indirizzo un'ultima volta, poi uscii di casa. Per mia fortuna aveva appena smesso di piovere. Chiusi gli occhi ed inspirai l'odore di pioggia e foglie cadute che era rimasto nell'aria, mischiato a quello dell'erba appena tagliata del giardino del mio vicino. Camminavo lentamente, il posto in cui dovevo andare non era troppo lontano e mancava ancora un quarto d'ora alle otto, chiedendomi perché Luke non mi avesse dato il biglietto di persona. Ad ogni passo la morsa nel mio stomaco aumentava sempre di più, dire che la mia agitazione era opprimente è un eufemismo.
Arrivai in una strada costeggiata da alberi dai tipici colori autunnali, dove un leggero venticello mi scompigliava i capelli. Notai che sotto l'ammasso di foglie che scricchiolavano sotto i miei piedi, si trovavano dei binari. Mi trovavo in quella che un tempo era una ferrovia.
-Sei venuta.
La voce alle mie spalle mi fece sobbalzare, aveva una nota di sorpresa . Mi girai trovandomi davanti al biondo.
-Perchè non mi hai chiesto di venire di persona?- fu tutto quello che riuscii a dire.
-Avevo una cosa da fare. Ti ho fatta venire qui per proporti un patto- disse camminando lentamente verso di me. Gli skinny neri che indossava slanciavano ancora di più la sua figura.
-Un patto?- inclinai leggermente la testa, chiedendomi il motivo di quell'insolita richiesta.
-Sì. Possiamo far finta che tu non abbia mai visto nulla, ma ad una condizione.
-Quale condizione?- chiesi un po' troppo velocemente. Ero disposta a tutto pur di dimenticare quella storia.
-Devi fingere di essere la mia ragazza. Per un mese.- sgranai gli occhi.
-Perchè?- balbettai leggermente.
-Ho alcune cose da fare, mi servi tu. Allora, accetti?- mi porse la mano.
Mi presi un momento per pensare bene alla mia risposta. Solo un mese, poi sarebbe tornato tutto alla normalità.
-Un mese.- la strinsi.
Avevo appena fatto un patto con il diavolo.

Toxic|| Luke Hemmings (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora