Per il resto della serata non feci altro che pensare a quel bacio. Continuavo a ripetermi che dovevo smettere di farlo, che faceva solo parte del patto, era tutta una finzione. Che non era reale ed io conoscevo Luke da due misere settimane. Non potevo permettermi di restarci male, non era stato nulla di importante. Anche se faceva schifo sentirmi usata.
Quello però non era il mio problema maggiore. Stavo tornando a casa e mio padre avrebbe voluto qualche spiegazione. Cosa avrei potuto dirgli?
Papà non preoccuparti, fingiamo solo di stare insieme. Sai, ho solo visto lui e i suoi amici picchiare a sangue un tipo perché non aveva pagato loro la droga, quindi abbiamo fatto un patto. Ma non pensarci, sarà solo per un mese, nulla di serio.
No, non potevo decisamente spiegargli la situazione. Sarebbe impazzito.
I miei pensieri vennero interrotti dalla voce di Luke.
-Siamo arrivati.- disse fermandosi davanti casa mia.
-Uhm...allora ci vediamo.- dissi scendendo dalla macchina.
-A domani.- mi rispose.
Salii velocemente i gradini di casa ed entrai, trovando la luce accesa in salotto e sentendo vagamente i discorsi alla televisione. Sospirai piano e raggiunsi mio padre, che stava seduto comodamente sul divano e guardava un poliziesco. Quando mi sentì arrivare portò lo sguardo su di me.
-Divertita alla festa?
No.
-Sì.- risposi contrariamente a i miei pensieri. Seguì un lungo silenzio, mentre aspettavo una sua domanda. Con mia sorpresa, non disse nulla.
Mormorai un "vado a dormire" e corsi di sopra, chiudendomi in camera. Restai per alcuni attimi appoggiata alla porta, chiudendo gli occhi e assimilando tutto quello che era successo quella sera. Misi il pigiama e mi fondai sotto le coperte, addormentandomi dopo pochi minuti.
***
Sedevo al tavolino del solito bar sorseggiando il mio cappuccino, mentre sottolineavo sul mio libro di letteratura francese. Quella mattina mi ero svegliata presto, nonostante la sera precedente fossi tornata tardi, così avevo deciso di prendermela comoda nella caffetteria in cui andavo tutte le mattine.
Quando controllai l'orario sul mio cellulare, notai di essermela presa decisamente troppo comoda. Raccolsi le mie cose e pagai prima di fiondarmi fuori dal bar e cominciare a correre verso la scuola. Presi il libro di scienze e andai in classe, con circa venti minuti di ritardo.
-...quindi ragazzi, l'energia che entra- disegnò una serie di simboli sulla lavagna- è pari all'energia che esce...- il professore smise di parlare, girandosi verso di me.
-Signorina Rose, è tremendamente in ritardo- constatò sorpreso. Farfugliai delle scuse, prima di essere bloccata da un suo cenno con la mano.
-Farò finta che non sia successo, ma solo perché non è mai capitato prima. Si sieda.
Andai al mio posto prendendo velocemente la roba necessaria.
-L'energia si trasforma, anche la materia può trasformarsi in energia, ma nulla si crea né si distrugge. Questo è il primo principio della termodinamica. Thermo sta per calore, e dynamikos sta per potenza. Calore e potenza sono quindi due parti della stessa entità.
Prendevo appunti ascoltando attentamente le parole del professore di scienze, che sembrava esaltarsi man mano che andava avanti con la spiegazione. Non avevo una predilezione per le scienze, ma riuscivo a seguire senza confondermi e i miei voti non erano poi così malvagi. La lezione proseguì normalmente, e al suono della campanella presi le mie cose ed uscii dalla classe, dirigendomi agli armadietti per prendere i libri dell'ora successiva.
Una mano si poggiò improvvisamente sulla mia spalla, facendomi sobbalzare e voltare velocemente. Un bel paio di occhi azzurri incontrò i miei, facendomi tranquillizzare all'istante.
-Quando fai così sei dannatamente inquietante, Luke- sbottai chiudendo l'armadietto.
-Mi servono delle ripetizioni di storia- ignorò la mia affermazione.
-E sentiamo, cosa dovrei farci?- chiesi acida. Ero consapevole di essere insopportabile, ma quella mattina il mio umore non era decisamente dei migliori.
-Devi aiutarmi!- disse in tono ovvio. Alzai un sopracciglio.
-Ed esattamente cosa ti fa credere che io voglia darti una mano?
-Per favore, domani abbiamo un test e non posso prendere un'insufficienza. E poi abbiamo un patto. Solitamente le ragazze aiutano i ragazzi, no?- alzai gli occhi al cielo.
-Quando?- chiesi infine facendolo sorridere in modo decisamente adorabile.
-Oggi alle cinque?- annuii. Mi diede velocemente il suo indirizzo.
-Si può fare.
-Grazie, mi hai salvato.- mi diede un bacio sulla guancia prima di andarsene.
***
Dopo i corsi pomeridiani tornai finalmente a casa. Stavo salendo le scale per andare in camera mia, quando mio padre mi richiamò.
-America Rose, ferma dove sei.
Mi bloccai all'istante, il suo tono prometteva guai. Qualcosa mi faceva pensare che se la sera prima ero riuscita a cavarmela, in quel momento non avrei avuto la stessa fortuna. Mi girai lentamente trovandolo a braccia conserte e con un' espressione severa sul volto.
-Non credi di dovermi qualche spiegazione in merito a ieri sera?
-Scusa papà, avrei dovuto dirtelo.- lo guardai con aria colpevole.
-È il tuo ragazzo?- mi chiese apparentemente calmo.
-Cosa? No!- sbottai facendolo sospirare. Si passò una mano sul volto prima di tornare a parlare.
-Va bene. Mi fido di te, America. Ma sappi che puoi dirmi tutto come hai sempre fatto, okay? So che da quando tua madre è andata via...- lo stoppai con un gesto della mano.
-Lo so, papà. Ma ora non voglio parlarne.- controllai l'ora. Erano le cinque meno dieci. Tornai alla porta.
-Devo uscire, torno per ora di cena- dissi facendolo annuire scoraggiato.
Uscii e mi diressi verso casa di Luke. Abitavamo a solo due isolati di distanza, quindi potevo benissimo evitare di premdere l'autobus. Bussai alla porta stringendo nervosamente la tracolla, aspettando che mi venisse ad aprire.
-Hey- mi salutò dopo aver aperto la porta.
-Uhm...hey.
-Entra- disse facendomi spazio. Entrai in quella graziosa casa, giocando nervosamente con le maniche del maglione. Mi condusse in camera sua, dove i suoi libri erano già pronti sulla scrivania in mogano. Era davvero una bella stanza, calda e confortevole. Mi fece segno di sedermi su una sedia, poi lui fece lo stesso sull'altra.
-Cos'è che non hai capito?- gli chiesi prendendo il mio libro dallo zaino che avevo precedentemente posato accanto alla sedia. Mi indicò i vari capitoli e cominciai a spiegarglieli pazientemente. Eravamo nello stesso corso di storia, io avevo già studiato durante il fine settimana per quel test. Per me era solo una ripassata, andavo piuttosto bene in storia, non mi risultava difficile memorizzare, a differenza del ragazzo seduto accanto a me, a cui dovevo rispiegare più volte alcuni passaggi. Dopo circa due ore decidemmo di fare una pausa, eravamo a buon punto.
-Grazie- disse dopo alcuni attimi di silenzio- per le ripetizioni, intendo.
-Di nulla.- feci spallucce portando lo sguardo su di lui.
-Parlami un po' di te. Insomma, passeremo insieme il prossimo mese, mi piacerebbe conoscerti un po'.
Il tono in cui disse quelle parole non era quello del Luke con cui avevo parlato fino al giorno prima, quello distante e freddo, era lo stesso tono del ragazzo che conobbi quella sera, quello gentile e disponibile, che aveva tanto attirato la mia attenzione. Cominciammo a parlare, a conoscerci meglio e forse quella era la prima conversazione normale che avevamo. Stavo bene e, per un momento, pensai che forse potevo fidarmi di lui.
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Toxic|| Luke Hemmings (SOSPESA)
FanfictionTutti commettiamo degli sbagli. Ognuno di noi prima o poi fa qualcosa di cui presto o tardi si pentirà. È così che va il mondo. L'unico sbaglio di cui non mi sono mai pentita, è stato conoscere Lucas Robert Hemmings. I crediti per la copertina vanno...