Pan
-...ed è per questo motivo che ritengo Peter Pan il vero antagonista del romanzo.- concluse la giovane donna dalle iridi color pistacchio, chiudendo con un gesto risoluto il libro che aveva in mano e risedendosi al proprio posto.
Una dozzina di occhi stupiti seguirono i suoi movimenti mentre infilata il romanzo dalla copertina verde bosco usurata dall'uso in una tracolla di tessuto ruvido color militare. I ragazzi seduti al tavolo la fissavano con le espressioni sconcertate di chi si rende conto di qualcosa di talmente ovvio da non farci caso, ma che cambia profondamente il significato del libro.
-Bene,- commentò la ragazza seduta a capotavola -ringraziamo la signorina Moore per questa argomentazione...- cercò la parola giusta -...innovativa, ma mio parere piuttosto errata... qualcun'altro desidera intervenire?- fece scorrere lo sguardo sui presenti, che si limiarono ad un silenzio timido.
-Bene. La seduta è tolta- concluse con tono adirato.
I presenti si alzarono e uscirono silenziosamente dalla sala.-Non te la prendere, Hely- disse la ragazza dai lunghi boccoli biondi all'amica con gli occhi verdi mentre camminavano lungo la strada affollata dove si trovava la libreria di Londra -lo sai com'è fatta Cecil (si legge Sesil), cerca sempre di screditarti, ma nel gruppo sappiamo tutti che sei uno dei membri più brillanti, anche Cecil, lei è solo invidiosa dei tuoi interventi che riscuotono tanto interesse...-
-Già, però potrebbe evitare quei commenti offensivi che fa di solito- sospirò l'altra.
-In ogni caso quella di oggi è stata una delle tue esposizioni migliori... come ti è venuto in mente di mettere in discussione il ruolo di Peter Pan... insomma...-
-In realtà mi sono trovata a pensare che cosa spingeva Pan a fare ciò che faceva e ad analizzare le sue azioni con occhio critico...-
-Ok...-
-Eddai, Phí, non fare quella faccia!-
-Quale? Questa?- chiese contorcendo il viso in una smorfia innaturale.
-Sophie Jane Anne Morgan, ti ordino di smetterla!- disse l'altra cercando di assumere un tono serio mentre si piegava in due dal ridere.
-Helena Lily Rose Moore, sei ufficialmente invitata a dormire da me questa sera- proclamò la bionda mantenendo l'espressione facciale che scatenava tanta ilarità nella amica.
-Ok, ok, però ora basta- le rispose, cercando di riordinare i lunghi capelli color cioccolato morbidamente ripiegati in tre.
Dopo aver riacquistato (con non poca difficoltà) un vago sentore di serietà si incamminò verso la casa dell'amica dai capelli biondi, svoltando per gli intricati vicoli di Londra.Volavo nel cielo grigio londinese, cavalcando le correnti d'aria meglio degli uccelli estivi. Seguendo le due ragazze arrivai in un quartiere di pittoresche villette a schiera ottocentesche, con grandi giardini all'inglese, marciapiedi in cemento ben tenuti e cancelli di ferro battuto. Le due entrarono in un edificio dalle pareti color panna e le tegole rosse. Alle finestre le persiane erano dipinte di fresco e le tende candide ricamate sventolavano placidamente nell'aria tersa. La targhetta accanto al portone di legno massello indicava: numero 11, Garden's Road. Raggiunsi anch'io l'abitazione e mi nascosi dietro al comignolo della villetta di fronte, attendendo il calar della sera.
-Complimenti ancora per l'ottima cena, signora Morgan!- urlò la ragazza con gli occhi verdi prima di richiudere la porta dell'attico, dove si trovava la camera da letto dell'amica.
-Grazie, cara. Mi raccomando, non fate troppo tardi!- rispose la donna dal piano inferiore.
-Certamente!-
-Vieni Hely che scegliamo il film!-
-Eccomi!-Le luci della villetta color panna si erano spente una ad una, per ultima quella dell'attico, rimasta accesa fino a tarda notte. Era il momento. Planai leggero fino al grande lucernario sul tetto opposto e mi infilai nell'attico, dove le due ragazze giacevano addormentate.
Mi avvicinai al mio obbiettivo, la ragazza dai lunghi capelli biondi che riposava cullata dalle soffici lenzuola del grande letto. Sedetti sul materasso, che si avvallò leggermente sotto al mio peso e le sfiorai con la mano la nuca da sopra i morbidi boccoli, poi affondai una mano nella sua chioma, pettinandola con la mano e avvolgendomi le ciocche lucenti attorno alle dita.
Il mio sguardo le accarezzò il corpo flessuoso seminascosto dal lenzuolo candido, passandole una mano sulla schiena avvolta in una camicia da notte di raso color cipria che le sfiorava a malapena la metà della coscia. Aveva le spalline sottili, lo scollo a V e l'orlo di pizzo.
-Chi sei?-
Mi ero sbagliato. Non tutti in casa Morgan erano addormentati.
Alzai lo sguardo per incontrare due profondi occhi verdi che mi osservavano. Non erano spaventati o sorpresi, solo intensi.
-Peter- risposi sovrappensiero, continuando ad accarezzare i capelli biondo oro della ragazza addormentata.
-Come sei entrato?- insistette.
-Dalla finestra-
In quel momento la ragazza parve destarsi:-Dalla finestra?!- ripeté stranita.
-Esatto- dissi alzandomi dal corpo dormiente dell'altra ragazza.
-Come... come hai fatto?- tentennò lei.
Ora vedevo il terrore salire ai suoi occhi, profondo, violento, inarrestabile.
-Sai, adoro vedere il terrore impossessarsi degli occhi delle mie prede, specie se sono di una sfumatura tanto particolare...-ammisi, prendendole il mento fra pollice e indice, costringendola a guardarmi negli occhi. Da quella vicinanza notai che le iridi, da lontano color pistacchio, erano formate da infinite piccole pagliuzze di tutte le tonalità di verde, screziate di marrone nocciola, grigio tempesta e alcuni rari schizzi di azzurro cielo.
-... unica.- conclusi, lasciandole il tempo per assimilare la paura.
-Chi sei? O meglio... che cosa sei?-
-Oh, piccola cara...- feci imitando il tono della signora Morgan -...io sono il tuo peggiore incubo. Io sono Peter... Peter Pan.- conclusi, alzandomi in piedi con un gesto teatrale.
-Tu cosa...?!- chiese boccoli d'oro ci la faccia ancora segnata dal sonno.
-Oh, bene... finalmente sei sveglia... mi stavo proprio chiedendo come avrei fatto... ma, beh, ora che ci siamo tutti, direi di partire...-
-E per dove, di grazia?- sbuffò boccoli d'oro.
-Verso Ne...-
-Noi non andiamo proprio da nessuna parte!- occhi verdi era scattata in piedi e, devo dire, cogliendomi un po' alla sprovvista mi aveva sfilato il coltello dalla cintura e ora me lo spingeva contro la trachea, abbracciandomi da dietro ed impedendomi qualsiasi movimento dal gomito in su.
-Phí, controlla se per caso ha qualcos'altro a portata di mano-
Lei mi appoggiò timidamente le mani sul torace.
-Tranquilla, che con all'isola mi toccherai di peggio- dissi, lasciando libero spazio ai doppi sensi.
Lei discostò le mani, visibilmente imbarazzata, ma l'amica affondò di un poco il coltello nel mio collo sibilando:-Niente commenti infelici, o ti taglio la gola! E tu, Phí, continua e non farti intimorire da questo bastardo!-
La ragazza bionda rimise di malavoglia le mani sul mio corpo.
Dopo un'attenta perlustrazione si fermò sulla gamba destra.
-Ha un altro coltello. Proprio qui.-
-Che aspetti, toglilelo!-
Sollevò con cautela la gamba del pantalone fino a sotto al ginocchio, poi sfilò il coltello dalle due stringhe di cuoio con cui lo teneva fermo rigirandoselo tra le mani come de fosse bollente.
-E ora ci dici chi sei veramente e che cosa vuoi da noi.- ordinò la ragazza che mi puntava il coltello alla gola.
-Mi è sembrato di essere stato chiaro: io sono Peter Pan e sono venuto a prendervi per portarvi a Neverland, l'isola che non c'è.-
-Basta stronzate!- affondò maggiormente il coltello nel mio collo, lasciando che il sangue le scorresse copioso lungo la pelle candida delle sue mani.
-Sono Peter Pan e te lo proverò. Però ti mi devi lasciare un po' do spazio...-
-Io non intendo...-
Non aspettai che finisse la frase è mi girai, facendo scorrere la lama del coltello su tutto il mio collo e le appoggiai la mano sul suo volto comprendole naso e bocca senza spostarla finché non avvertì il suo fiato caldo sul mio palmo.
Un respiro...
...due...
...tre...
e si piegò a terra, squassata dai colpi di tosse.
-Che cosa... mi hai... fatto...?-
-Oh, nulla... dovresti svegliarti fra qualche ora...-
Tra le palpebre le si formò uno sguardo impregnato d'odio, che non tardò a scoccarmi.
Poi l'espressione si fece vacua, i colpi di tosse radi e deboli, infine chiuse gli occhi afflosciandosi a terra, stringendo ancora in mano il coltello.
La presi a mo' di sposa, reggendola con un solo braccio e protesi l'altro verso la bionda che lo afferrò come in trance, poi mi librai in volo verso il cielo, trascinandomi dietro le due ragazze e l'ultimo rintocco di mezzanotte del Big Bang.
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Lost Heart || Peter Pan
FanfictionPeter Pan esiste. Ma non è il bambino che si rifiuta di crescere, il ragazzo buono e gentile di ogni fiaba che si rispetti. No. Lui è un demone. E come tale porta solo guai. "Sapevo che quella sera avrei dovuto chiudere la finestra." DAL CAPITOLO 3...