Ruvus Noctis

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Pan

Planai dolcemente ai margini della radura e appoggiai Sophie ancora dormiente ai piedi di un albero. Gli effetti dell'acqua della sorgente si sarebbero esauriti a momenti. Non so ancora come al suo risveglio prenderà la morte di Helena ma personalmente è l'ultimo dei miei problemi. Mi diressi al centro della radura e richiamai i bimbi sperduti.
-Ho una sorpresa per voi...- dissi lanciando un'occhiata a Felix.
-Anche noi...- mi rispose il ragazzo ricambiando il mio sorriso.
-Come scusa?- chiesi perplesso.
Felix mi fece cenno di seguirlo, dirigendosi verso le gabbie sospese.
-Era messa davvero male quando l'abbiamo trovata: aveva una gamba rotta e diverse punture di ruvus noctis... a dire il vero ne era piena... alcune spine le avevano trapassato le mani da parte a parte... e il pigiama... beh, non so se si può più considerare tale... non ho idea di come abbia fatto a sopravvivere Peter, ma dev'essere una ragazza davvero forte... quando è arrivata mi ha addirittura minacciato con un coltello!- resocontó mentre faceva scendere una delle piccole prigioni appese ai rami.
La gabbia scese rivelando una figura rannicchiata su sé stessa, ripiegata nella stretta prigione, con gli arti che assumevano inclinazioni innaturali, ma, da quanto potevo vedere, non riportava alcuna ferita e nessuna delle due gambe era rotta. Al contrario, quei pochi stracci che un tempo dovevano costituire un  indumento, erano completamente ridotti in brandelli, tanti da lasciare scoperte numerose porzioni di pelle candida.
-Non... non è possibile... lei era... era ferita e... e aveva una gamba rotta... come... come...- balbettò Felix, assumendo un'espressione confusa.
-Felix... lasciaci soli.- avevo intuito che quella ragazza aveva qualcosa di speciale... era riuscita a rispondermi quando le ho parlato nella mente, però questo sventava ogni mia più ottimistica ipotesi...
-Ah, un'ultima cosa...- arrivò la voce di Felix dal fitto del bosco -aveva con sé una borsa... appena puoi passa a darle un'occhiata... è all'accampamento...- aggiunse, con le ultime parole che si spegnsero nelle profondità degli alberi.
Mi voltai nuovamente verso la gabbia, ma il mio sguardo non fece in tempo a raggiungere la piccola costruzione di legno che qualcosa si spinse contro il mio collo spezzando a metà il respiro che rimase intrappolato in fondo alla gola. La pressione mi spinse verso il tronco di un albero e, solo quando fui definitivamente bloccato, riuscii ad incontrare gli occhi del mio aggressore: chi se non la ragazza che fino ad un istante prima era intrappolata nella gabbia?
-Sai, forse dovresti insegnare ai tuoi tirapiedi a togliere tutte le armi ai prigionieri... non sia mai che si liberino...- disse lei puntandomi al collo un coltellino retraibile, mentre con l'altro braccio mi spingeva verso l'albero alle mie spalle.
-Sei intraprendente... mi piace.*- commentai, ignorandola deliberatamente.
-Smettila di giocare... dov'è Sophie?-
-Coi bimbi sperduti...- le risposi spavaldo.
-L'hai lasciati con quelle specie di avanzi di galera? Ma dico... pensavo avessi l'interesse almeno di farla restare viva!-
-Non le faranno nulla di male... se voi ti porto da lei...- le proposi con sicurezza.
-Fidarmi di te, Pan? Mai!- mi sibilò all'orecchio. Poi si staccò, sparendo dopo un attimo nel punto dove se ne era andato Felix poco prima.
La seguii, mantenendo la distanza giusta perché non si accorgesse della mia presenza, fino a quando non raggiunse il fitto cerchio di alberi che circondava la radura della grande quercia, sorpassandolo con un balzo da atleta nel preciso istante in cui Felix stava accompagnando una Sophie parecchio assonnata e scombussolata ai piedi del grande albero che imponeva con la sua mastodontica ombra sullo spiazzo erboso.
-Sophie!- aveva urlato la ragazza dagli occhi verdi alla vista dell'amica, attirando su di se l'attenzione di tutti i bimbi sperduti, che la guardarono stupiti notando la sua miracolosa guarigione.
-Hely... stai bene...- realizzò l'altra con tono assonnato.
-Sì, sì, ma ora dobbiamo andare... prima che arrivi quel demone di Pan..-
-Voi non andate da nessuna parte!- le aveva reguadite Felix.
-Oh, e ad impedircelo sarebbe un moccioso sfregiato pan-dipendente?- aveva domandato intraprendente occhi verdi, muovendo minacciosamente un passo verso il biondo, che a sua volta adagiò Sophie a terra, posizionandosi poi come se stesse per cominciare una rissa.
-Ragazzi! Vedo che avete conosciuto le nostre due ospiti!- M'introdussi io, sbucando dalla boscaglia. Notai i muscoli della ragazza mora irrigidirsi quando avvertì la mia presenza alle spalle.
-Perché non vi presentate? Così almeno tutti sapranno i vostri nomi, dato che resterete qui per un po'...-
-Non ci contare Pan...- aveva sibilato in modo quasi inudibile la ragazza di spalle, mentre l'altra, che nel frattempo si era messa seduta si era presentata allegramente allegramente:-Io sono Sophie Morgan... per gli amici Phì...-
-Bene... sono Helena Moore, per gli amici Hely... per voi Helena Lily Rose Moore, chiaro?- concluse con un sorrisetto irritante, per poi afferrare un braccio dell'amica,per aiutarla ad alzarsi in piedi -Contento Pan?! Ora che abbiamo fatto le presentazioni noi ce ne andiamo...-
-E dove? Non conoscete affatto l'isola, vi perdereste dopo neanche due passi...- le feci notare.
-E allora? Qualsiasi posto è meglio che stare con te e la tua banda di criminali!- aveva ribattuto.
Afferrai un braccio alla ragazza bionda, spingendola poi verso Felix, che la trattenne, impedendole di scappare. L'amica strinse il pugno della mano che fino a un attimo prima era posizionato sul polso dell'altra, per poi scoccare un'ultima occhiata di fuoco e scomparire nel fitto della foresta.
-Bene, bene... vuole giocare... e che gioco sia!- conclusi, emettendo un ululato profondo che echeggiò per tutta l'isola che non c'è. Quando il suono si interruppe tutti i bambini sperduti si scagliarono nella foresta all'inseguimento della ragazza. Quando vidi passare davanti a me la chioma bionda di Felix, lo fermai, agguantandogli un braccio.
-Tu dovrai aspettare. Fai fare un giro dell'accampamento alla nostra ospite, nel frattempo...- dissi, riferendomi alla ragazza che ancora stringeva con l'arto libero. Il biondo emise un sonoro sbuffo, per poi voltarsi e dirigersi verso la grande quercia.
Mi sollevai in volo, deciso a partecipare anch'io alla caccia, considerato l'avversario poco usuale, allontanandomi verso il cuore di Neverland.

Erano ore che io e i bimbi sperduti la cercavamo senza nessun risultato, il sole aveva cominciato a scendere, lento ed inesorabile verso la scogliera ad ovest.
Cominciavo veramente ad irritarmi: conoscevo l'isola come le mie tasche, come era possibile che un'insulsa ragazzina, che per di più si trovava lì da poco più di un giorno, riuscisse a sfuggirmi? Solo allora notai un movimento. Un movimento lieve, come di un uccello che si posa su un ramo. Di certo non era un uccello quello che avevo visto, ma di certo ne emulava l'agilità.
Mi avvicinai all'albero dove avevo scorto il leggero spostamento di fronde e uno degli ultimi raggi di sole del tramonto illuminò un lembo di pelle candida.
Con un sorriso vittorioso stampato sul volto mi calai silenziosamente fra il rami e le foglie del grande albero.
Con la schiena adagiata al tronco e una gamba penzolante fuori dal ramo, la ragazza dagli occhi verdi scrutava il nulla, con i muscoli tesi, pronta alla fuga.
-Oh, eccoti qui, sai, mi stavi facendo preoccupare!- esclamai, rischiando farla cadere dal ramo per lo spavento. Si riprese un istante dopo alzandosi in equilibrio precario e puntando addosso la lama.
-Pan!- esordì schifata.
-Mancato dolcezza?- le domandai, poi senza attendere risposta mi alzai in volo, afferrandola per un braccio.
Emisi un ululato, che segnalò la fine delle gioco, riprendendo a volare verso la radura, ora stringendo con forza la mia preda.
Raggiunto lo spiazzo erboso la lasciai cadere da alcuni metri d'altezza e lei atterrò con un acido:-Fottiti, Pan.-
-Bene, allora ragazzina, vediamo di mettere bene in chiaro... questa è la mia isola e tutti ciò che si trova qui è di mia proprietà. Sophie è mia... tu sei mia...- sillabai, spingendola poi verso il tronco di un albero ed estraendo il coltello dalla cintura.
-...facciamo in modo che no te ne dimentichi- conclusi, con un sorriso perfido, rendendole un braccio e cominciare a inciderlo con il coltello, partendo dall'incavo del gomito al polso. Li per lì lei tentò di dibattersi e liberarsi, ma capì ben presto che sarebbe stato impossibile e si limitò a guardarmi con odio.
Appena completa il mio lavoro su tutto l'avambraccio della mora scorreva la scritta "Peter Pan", in caratteri di sangue, avevo fatto particolarmente attenzione che le rimanesse una cicatrice.
-E ora prova di nuovo a scappare...- la schernii, consapevole del fatto che fosse debole per la perdita eccessiva di sangue.
Scattò verso il bosco,sempre determinata a scappare, ma la braccai dopo soli pochi istanti spingendola a faccia in giù contro il terreno umido.
-Peter Pan never fails...- le sussurrai in un orecchio mentre il suo sguardo si faceva vacuo e perdeva conoscenza.

*Personalmente preferisco l'inglese "You've got fire... I like fire." ma ho deciso di non metterlo perché mi pareva un po' equivoco.

ANGOLO AUTRICE

Voglio approfittare per fare gli auguri a una mia grande amica, mariagiulia27, a cui è dedicato questo capitolo. Lei mi ha sempre sostenuta ed è stata una delle prime ad apprezzare una mia storia.
Grazie e tanti auguri Mery😙.

Lost Heart || Peter PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora