Imbarazzi e incidenti

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La sveglia suona alle 6 in punto, facendomi cadere dal letto per lo spavento. Afferro quell'aggeggio e lo lancio per terra, ma non ne vuole sapere di spegnersi. Maledetti affari indistruttibili.
Mi alzo da terra e mi stiracchio. Stranamente sono rilassata dopo una notte di sonno senza incubi. È la prima volta che succede dopo la morte dei miei genitori.
Scaccio quel pensiero e mi dirigo in bagno per la prima doccia della giornata. Mi vesto in fretta indossando i vestiti che ho scelto ieri per questa giornata: un paio di jeans skinny, una maglietta con le maniche a tre quarti di pizzo rosa con una striscia nera nella parte posteriore della maglietta e un paio di ballerine di vernice nera. Molto semplice e comodo. Non voglio attirare troppo l'attenzione su di me. Già è imbarazzante essere la nipote della direttrice.
Scendo al piano inferiore a fare colazione e vedo la nonna seduta a sorseggiare un bicchiere di succo d'arancia, intenta a leggere il giornale del mattino. Le bacio una guancia morbida e lei ricambia il saluto con un sorriso.

- Ti ho preso l'orario delle lezioni, sono nella cartella azzurra. Le lezioni cominciano alle 9. A scuola dovrai scegliere una materia facoltativa tra quelle proposte, e ti posso assicurare che sono davvero divertenti. - Dice, posando il giornale.

- Va bene. Tra le lezioni c'è anche canto vero? - Chiedo a bassa voce.

- Si tesoro. Ma non dovrai cantare per forza se non vuoi. La professoressa è al corrente del tuo problema, perciò non ti farà pressioni.

- Grazie nonna.

- Non devi ringraziarmi. Ti voglio bene e voglio che ti trovi bene qui.

- Ti voglio bene. - Dico con un sorriso timido.

- Te ne voglio anche io. Adesso però devo andare. Ho una riunione importante stamattina con il consiglio d'istituto per discutere di un evento che si terrà nella scuola nel periodo di Natale. - Mi rivela con un sorriso.
Ci salutiamo e io comincio a mangiare lentamente una brioche alla Nutella e due toast alla marmellata di fragole. Bevo una tazza di cappuccino e torno di sopra per lavarmi i denti. Prendo la borsa, la cartellina, il cellulare e le chiavi della macchina.
Lascio il necessario per Rocky e Zeus ed esco dalla proprietà andando verso la casa di Willow. Suono il clacson e la mia amica esce di corsa. Indossa un delizioso vestitino a stampo floreale lungo fino alle ginocchia con la gonna larga che le svolazza attorno alle gambe.

- Ciao rossa! Pronta? Io no! - Sussurro terrorizzata.

- Tranquilla. Fammi vedere l'orario, magari abbiamo lezioni insieme. - Faccio come dice e lei esamina il mio orario.

- Bene. Abbiamo insieme letteratura, matematica, canto e recitazione. Sarà divertente! - Strilla come una bambina felice. Alzo gli occhi al cielo. Proprio non riesco ad essere felice di prima mattina.
Dopo venti minuti passati a canticchiare e parlare raggiungiamo il parcheggio della scuola.
Un edificio moderno, pieno di vetrate mi si staglia davanti in tutta la sua magnificenza. Un giardino circonda la scuola, oltre al campo da football, il teatro esterno e altre strutture che ancora non ho letto dalla brochure che la nonna mi ha lasciato.

- La prima ora non ce l'abbiamo insieme. Tu hai musica alla prima ora, insieme al prof Lester. - Mi comunica guardando di nuovo il mio orario.
Da lontano vedo la figura di Andrea avvicinarsi e le andiamo incontro abbracciandola.

- Lucas ha rotto! Marley, esci con lui per favore. Altrimenti non mi lascerà mai in pace! - Dice in tono disperato.

- Io? Cosa dovrei fare? - Squittisco, presa dal panico.

- Lucas vuole uscire con te.

- Cosa?

- Dice che sei bellissima.

- Io?

- No, la Marley alle tue spalle!

- Ah okay. Pensavo sul serio che dicessi a me.

- Ci rinuncio! - Esclama esasperata.

- Scusami... ho deciso di non uscire con nessuno per i prossimi cinquant'anni.

- Tu sei pazza! - Willow mi guarda come se mi fosse appena spuntato un occhio in mezzo alla fronte.

- Basta. Dobbiamo entrare adesso. Ci vediamo alla seconda ora Mar. - Dice Andrea, incamminandosi verso l'edificio. Saluto Willow e mi dirigo all'ingresso per raggiungere la classe di musica. Per fortuna ci sono le indicazioni, altrimenti mi sarei già persa da un pezzo. Finalmente raggiungo la porta dell'aula, ma la trovo chiusa. Busso due volte prima di aprirla ed entrare. Un uomo sulla quarantina mi guarda con curiosità.

- E lei sarebbe...?

- Marley. Marley Cooper. Sono nuova. - Rispondo con voce sicura. Non posso mostrarmi debole il primo giorno.

- Aaah, la nipote della Signora Lancey. Prego, venga avanti e si presenti alla classe. - Dice in tono gentile.
Mi metto accanto a lui e guardo per la prima volta i ragazzi nella stanza. Alcuni mi guardano curiosi, altri indifferenti.

- Mi chiamo Marley e mi sono trasferita da Londra qualche giorno fa. Vivo con mia nonna. - Certo, non è il massimo come presentazione, ma è il massimo che posso fare in questo momento.
Vado a sedermi nella terza fila, all'ultimo banco libero. Il professore comincia a parlare, ma non lo ascolto. Però quando tutti si alzano faccio lo stesso, seppur confusa. Entriamo in una stanza adiacente alla classe e noto un'infinità di strumenti musicali oltre a poltrone e divani su cui sedersi.

- Marley, suoni qualche strumento? - Chiede il professore con curiosità.

- Si. Suono in pianoforte.

- Prego, accomodati allora. Ci sono molti spartiti tra cui scegliere. - Dico con fare incoraggiante.
Come un automa mi alzo e prendo posto sullo sgabello davanti allo strumento.
Non ho bisogno di uno spartito per suonare il brano che ho in mente: It's your day di Yiruma.
Chiudo gli occhi e lascio che le mie dita scorrano sulla tastiera. In questo momento sono solo io con la mia musica, almeno finché non finiscono le note e io torno alla realtà. Sento solo il silenzio attorno a me, nessuno parla. Sembra che neanche respirino. Il professore all'improvviso comincia a battere le mani, seguito da tutta la classe. Li guardo un po' confusa e imbarazzata.

- Hai un talento incredibile! - Esclama il prof con un sorriso.

- Grazie. - Dico arrossendo.

Vado a sedermi e quasi tutti si complimentano per l'esecuzione.
Il resto dell'ora passa velocemente e prima che me ne renda conto sono in corridoio con Willow ed Andrea al mio fianco. Molte persone ci osservano mentre ridiamo e scherziamo, ma non ci facciamo caso.
Mi fermo un attimo per controllare il cellulare perciò non vedo la porta che si apre con violenza, ma sento indistintamente qualcosa di duro colpire la mia testa e poi il freddo pavimento sotto il mio corpo.
E poi il buio.

Fidati Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora