Benuta a Los Angeles

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È stato un viaggio abbastanza breve, o almeno è sembrato a me visto che ho dormito tutto il tempo. È mattina presto quando sento che l'aereo cominciare a scendere lentamente. Il cucciolo, al quale ancora non ho trovato un nome dorme tranquillo sul divano. Mi alzo sbadigliando e mi dirigo verso il bagno per una doccia lampo e per cambiarmi. Indosso un paio di jeans bianchi, stivaletti col tacco alto, un maglione di lana rasata con lo scollo a V. Mi sistemo davanti allo specchio e osservo i miei capelli castani leggermente ondulati, il viso pallido e gli occhi azzurri spenti.
Mi trucco un po' per dare luce e colore al viso e prendo il giubbotto di pelle dalla valigia. Esco dalla stanza e per poco non calpesto quella piccola palla di pelo. Lo prendo in braccio e mi siedo sul divano.

- Hai fame piccolino? Ti prometto che appena arriviamo dalla nonna ti compro i croccantini.

- Potete scendere Signorina. L'auto vi aspetta. - La hostess mi saluta con un cenno della mano mentre scendo dalla passerella con la borsa ed il cucciolo delle mie guardie del corpo.
Ex guardie del corpo, mi correggo. L'auto nera è ferma, sembra luccicare sotto il cielo pallido di Los Angeles, ma non riconosco il modello. Gli americani e le loro stranezze. Salgo sull'auto e sento la suoneria di un messaggio. A quanto sembra mi hanno appena attivato la SIM. Scarico immediatamente Whatsapp, Facebook, Messenger, Instagram e Color Switch, il mio gioco preferito. Creo un nuovo account Facebook e Instagram. Mi scatto una foto e la posto su Instagram. Pochi secondi dopo mi arrivano una marea di Follower. Sorrido e mi metto le cuffie per ascoltare un po' di musica da YouTube.
Mi sto finalmente rilassando quando la macchina si ferma. Abbasso il finestrino e vedo un cancello immenso aprirsi con esagerata lentezza. Dietro il cancello un vialetto di ghiaia fiancheggiato da un prato curato in maniera quasi maniacale. La macchina si ferma davanti davanti ad un portone enorme che si spalanca non appena chiudo lo sportello dell'auto. Un donna sulla sessantina, con indosso una tuta da giardinaggio mi corre incontro sventolando un paio di forbici come una samurai impazzita. Poco prima di infilzarmi come un pollo allo spiedo sembra rendersi conto della presenza dell'arma e la lascia cadere ad un centimetro dal mio piede sinistro. Guardo le forbici e poi lei, e viceversa.

Ma da dove esce questa pazza? Non può essere la mamma di mia mamma. La mia dolce mamma era una donna tranquilla e pacata. Mentre questa signora sembra in overdose di caffeina.

É sempre tua nonna, e l'unica persona che non desidera la tua ricchezza.
Ciò, la mia ricchezza.
Perfetto, ora discuto anche con me stessa, come se non mi sentissi già abbastanza pazza.

- Marley, tesoro mio! - La donna mi raggiunge e mi stringe in un forte abbraccio stritola ossa. Questa donna non è umana. Da dove tira fuori tutta questa energia?

- Ciao.... - Mi interrompo. Non conosco il suo nome. Per me è stata solo "la nonna americana".

- Puoi chiamarmi nonna piccola Marley. È un piacere averti qui. Che bel cagnolino. Spero che vada d'accordo con Pralina, la mia gatta. - Riprende fiato, ma prima che possa riprendere a parlare la interrompo.

- Grazie per l'ospitalità... nonna. Potrei andare in camera? Vorrei cambiarmi e riposare un po'. Poi dovrei andare a comprare i croccantini e altre cose per Rocky. - Butto fuori tutto, con la paura di una risposta negativa. Invece, sorprendendomi, batte le mani entusiasta e annuisce.

- Ho saputo che hai preso la patente. In garage c'è un sorpresa per te. Divertiti in città, ma cerca di tornare per cena. Hai abbastanza soldi? Posso versare sulla tua carta una somma anche subito.

- Tranquilla nonna. Ho abbastanza soldi sulla carta. Per cena sarò a casa, te lo prometto.

- Verranno a cena i nostri vicini. Sono tutti impazienti di conoscerti.

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