Capitolo 13

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Zelda

Mai in vita mia mi ero sentita più scoraggiata. Più sola.
Ero chiusa in camera mia, impotente, con una guardia nel corridoio davanti, appoggiata alla porta, per evitare che io potessi uscire.
Non poteva stare succedendo davvero, eppure era così.
Dovevo accettarlo, ma semplicemente non ne ero capace.
Ero appoggiata al muro, seduta per terra, mentre cercavo di non piangere. Tutto ciò che stava succedendo era sbagliato, a partire dal fatto che io stavo soffrendo perché quello che doveva essere un nemico stava per essere punito, ma non me ne poteva importare di meno. Ormai era da diverso tempo che stavo lì, cercando di riordinare quel miscuglio confuso dei miei pensieri, e sapevo che era tardi perché io potessi fare qualcosa. Il solo pensiero era come un enorme peso sul petto.
Immersa nei miei pensieri, sentii appena qualcuno bussare alla porta.
- Avanti... - dissi, con voce tremolante.
Ad entrare fu l'alta figura di mio padre, con un'espressione preoccupata in viso.
- Tu non dovresti essere a vedere Vaati che viene giustiziato? - chiesi, senza nemmeno guardarlo negli occhi.
- Dovrei - rispose lui - ma preferisco parlarti.
Mi porse una mano, ed io gliela afferrai malvolentieri, tirandomi su.
- Zelda, sei sempre stata una ragazza intelligente. Per favore, ragiona. Vaati non merita la compassione di nessuno, sai anche tu cosa ha fatto.
Teneva un tono di voce calmo, ma i suoi occhi erano duri e severi.
- Tu non lo conosci. Padre, lui ha sofferto come un dannato, ma può cambiare, c'è del buono in lui. Per favore... Ferma tutto questo.
Lo vidi irrigidirsi, e il suo sguardo si fece più duro.
- No. Lui ti ha solamente confusa, e tu non sei la prima persona che lui ha ingannato. Seguimi.
Lui iniziò a camminare, percorrendo diversi corridoi del castello, ed io lo seguivo solo perché mi teneva per mano. Avrei preferito restarmene nella mia stanza, a piangere tutte le mie lacrime. Mi sentivo talmente... Vuota. Come se nulla avesse più importanza ormai.
Passammo davanti agli arazzi che rappresentavano le varie leggende del regno, fino ad arrivare alla parte che narrava la storia di Vaati.
- Lo hai visto ogni volta che passavi per questi corridoi, il male che lui ha fatto.
Restai a fissare un'immagine, che rappresentava Vaati mentre usava la Forza contenuta in una mia ava per diventare più forte. Eppure, guardandomi indietro, potevo vedere come alla storia sembrassero mancare alcuni pezzi. Alcune scene erano incomplete. La mia mente corse subito agli arazzi nella reggia di Vaati. Ad un certo punto potevo vedere Vaati e Zelda prima della battaglia con i Four Swords, e subito dopo il mago dei venti contro gli eroi. Eppure mancava un pezzo. Ricordai una delle immagini nella sala segreta di Vaati. Lui aveva dato un bacio a Zelda, per poi correre via, mentre lei lo seguiva con lo sguardo.
La mia bocca si aprì appena.
- Lo sapevano... - mormorai - Lo sapevano tutti.
Mio padre si voltò verso di me, con le sopracciglia aggrottate - Di cosa stai parlando?
- Sapevano che Vaati aveva un cuore. Lo sapevano. E dopo qualcuno aveva voluto fare in modo che risultasse un mostro, senza anima. Le leggende che io ho sentito non avevano mai detto di ciò che era successo in passato.
Mio padre rimase zitto, evitando il mio sguardo. Leggevo qualcosa nei suoi occhi grigi. Era forse... Senso di colpa?
- Sei... Sei stato tu? - chiesi, con la voce rotta. Non potevo immaginare che  lui avesse davvero fatto qualcosa del genere. Lui, che era sempre stato imparziale e giusto.
- Io volevo solo proteggerti. Volevo che tu non soffrissi per colpa sua. Che tu non ti innamorassi di qualcuno come lui. Vaati non è qualcuno di cui mi posso fidare, e ti avrebbe spezzato il cuore. Non volevo rischiare, e sin da giovane ho eliminato tutti gli arazzi, e ho fatto in modo che nessuno sapesse nulla. Solo la famiglia reale sapeva, e io ho fatto in modo che nemmeno tu sapessi.
Strinsi i pugni, affondando le unghie nei palmi. Era stata colpa sua. Colpa sua, sin dall'inizio. Strattonai la sua mano, liberandomi dalla sua presa, e iniziai a correre. Sentii i passi che mi inseguivano farsi più lontani.
Era tardi.
Era troppo tardi, ma non mi importava.
Iniziai a correre fuori dal castello, diretta verso il tempio.
Mio padre era solo un traditore. Solo uno stupido traditore. Un bugiardo, di quelli della peggior specie. Non mi importava che avesse fatto tutto per proteggermi. Era per colpa sua se Vaati era in quella situazione.
Il vento mi frustava i capelli, e mi lanciava addosso rami e foglie.
La mia mente continuava a ripeterlo, però.
Era tardi.
Tardi, tardi, tardi.
Un velo di lacrime mi offuscava la vista, ma nonostante questo, e nonostante il fiato grosso e la gonna stretta, corsi il più velocemente possibile.
Arrivai fino al tempio, trovandomi davanti al sigillo. Era vuoto, non c'era più nessuno, solo una spada rimessa al suo posto, e l'ombra scura di un ragazzo dalle orecchie a punta che volteggiava lì vicino come un oscuro guardiano.
Shadow si voltò verso di me, con un'espressione preoccupata.
- È fatta - disse soltanto, per poi voltarmi le spalle.
Io andai fino al sigillo, inginocchiandomici davanti. Non poteva essere.
Vaati, il mio Vaati...
Accarezzai piano la scritta incisa sulla lastra di pietra, e con la voce scossa dai singhiozzi e la vista offuscata dalle lacrime parlai, sperando che potesse sentirmi.
- Mi dispiace. Vaati, ho fallito. Mi ero ripromessa che ti avrei protetto, che non saresti finito qui ancora. È colpa mia, tutta colpa mia.
Chinai la testa, lasciando scendere una lacrima sulla fredda pietra.
Sentivo freddo, freddo dentro, in me c'era un gelo che mi arrivava sin nel midollo.
Era come se si fosse rotto qualcosa.
Non so per quanto tempo restai lì, so solo che ogni secondo sembrò durare un'eternità.
Non sapevo che cosa stessi aspettando, forse non aspettavo proprio niente. Volevo solo restare lì, svuotata di quel calore che mi aveva riempita quando mi ero resa del tutto conto di chi fosse davvero Vaati, e mettere le radici come un albero, restare lì per sempre, con un'inutile ed ultima scintilla di speranza.
Poi, non so come, sentii il gelo sparire pian piano.
Quella sottile crosta ghiacciata che si era formata nel mio cuore si sciolse pian piano, e mi sentii avvolgere da un lieve tepore. Aprii gli occhi, asciugandomi le lacrime, e sentii delle braccia abbracciarmi delicatamente da dietro, dondolandomi leggermente a destra e a sinistra.
Mi voltai, trovandomi davanti un occhio rosso, del color cremisi più bello che avessi visto in vita mia, e ad un sorriso dolce che credevo non avrei mai più rivisto.
Non sapevo come fosse possibile, ma non mi interessava. Volevo solo avere la conferma che fosse davvero lui. Non c'era bisogno di nessuna parola, e per me è difficile dire come mi fossi sentita in quel momento. Era come sentirsi liberati da un peso immenso, sentirsi liberi come non mai. Ogni preoccupazione svanì, ed io lo abbracciai il più fortemente possibile, piangendo lacrime di gioia sul suo petto. Lui ricambiò l'abbraccio, accarezzandomi piano i capelli. Non c'era nulla da dire, non c'erano parole per descrivere come ci sentissimo.
A quel punto Vaati mi prese delicatamente in braccio, e mi portò fuori dal tempio, mentre davanti a noi si prospettava un futuro che speravo fosse luminoso. Non mi importava di nulla, se non di avere Vaati con me.



Angolo autrice: E siamo giunti alla fine. Questo è l'ultimo capitolo, ma ci sarà anche un epilogo. Devo dire che scrivere tutto questo mi è piaciuto molto, e che questa volta è la prima in cui mi cimento nel drammatico totale, senza cercare di alleggerire le situazione, e senza presentare momenti comici.
Se avete qualche considerazione da fare sul libro... Scrivete pure!

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