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Sono una di quelle piccole gocce marine che giungono troppo tardi, quando la tua bocca è ormai chiusa. Non so se dovremmo incolpare la nostra pessima sincronizzazione oppure la timidezza che ci impedisce di inoltrarci e sfiorare la tua lingua.

Piano ci appoggiamo sul tuo labbro superiore.
Io mi dondolo beandomi della tua delicatezza.
Rosso. È rosso come il fuoco che arde silenziosamente dentro di te e ti distrugge perché nessuno sa spegnerlo.

Scendo adagio lasciando dietro di me un'invisibile scia salata. Spicco in volo per qualche millimetro e poi atterro sul tuo labbro inferiore.
Per un istante ho avuto paura di cadere nel vuoto e rompermi nell'oblio.
Ho temuto di non poterti assaporare mai più.

Ti hanno mai detto che hai delle labbra carnose e soffici?
Probabilmente sì.
E ti hanno mai confessato che fanno sentire a casa?
La mia è distante 95 maree.

La tua bocca si schiude e la tua lingua mi cattura svelta insieme ad altre gocce.
È buio e mi sento inquieta. I miei atomi si scompigliano in preda all'imbarazzo.
Non sai quanto abbiamo desiderato invaderti e saziarti. Giocare e stuzzicare le tue papille gustative con il nostro sapore salato.
Ho sempre voluto che tu ti mordessi le labbra con veemenza per cercare di imprimerti il mio sapore marino, per non dimenticarmi.

Deglutisci e io cado giù.
È una caduta libera vertiginosa e io ho sempre detestato gli impatti che ti frantumano. Tento invano di fermarmi graffiandoti la gola.
Assaggiami. Senti come scalfigge il mio istinto di sopravvivenza, come unghie che non hanno nessuna pietà.

Scivolo velocemente e il mio sapore svanisce lentamente dalla tua bocca, ma si insedia nei tuoi ricordi.

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