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Rimbombano i tuoni nella mia testa e si propagano sotto la mia superficie. Ruggisce il cielo e diluviano i pensieri. I riflessi dei lampi mi graffiano come se potessero ferire i miei fondali e strapparmi i coralli.
Il mio respiro affannato si confonde con il vento e ho il cuore in gola.

Vorrei riordinare i miei dubbi e schiantarli forte contro lo scoglio più vicino. Se solo potessi romperli, frantumarli e, infine, trasformali in schiuma.
Portali via tu, ti prego.
Ogni volta che cerco di liberarmene lasciandoli sulla sabbia, ai piedi di qualche sconosciuto, ritornano indietro. Mi inquieta non poter liberarmi di una mia parte. È come se li attraessi, come se li trascinassi dentro di me, come se bevessi il mio stesso veleno.

Ma c'è qualcosa che mi inquieta maggiormente: la fugacità.
Le persone che si immergono in me e promettono di ritornare, ma non lo fanno. E io ho ancora il sapore della loro pelle. Sicuramente si sono perse nell'orizzonte mentre cercavano la mia fine, ma dimmi: dov'è l'orizzonte? Ad ogni mio passo questo si allontana.

E io galleggio guardando le stelle.
Lasciami naufragare.

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